Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

mercoledì 31 ottobre 2012

Halloween (in 4 link).

Dai, non posso non parlare di Halloween :)
Noi siamo ancora piccoli e per quanto un costume da baby fantasma sarebbe bellissimo, ancora non è possibile trasmettere il senso di festa e travestimento.
Vedremo l'anno prossimo, anche perchè ho sempre voluto scavare una zucca e finalmente, un bambino in casa, mi dà il giusto pretesto.
Voi festeggiate? e cosa fate?
Intanto per ricordarci come nasce questa festa, non nostra, si può leggere qui.
Se poi avete voglia di preparare una zucca, ho trovato un tutorial carino su youtube, che vedere come si fa va sempre bene.
Se invece siete alla ricerca di qualche ricetta a tema, mi è piaciuta molto questa pagina: la torta di zucca con ragnatela, le dita della strega (biscottini al burro con le mandorle che fanno da unghia) e più di tutti i fantasmini di marshmallows mi hanno fatto venire una gran voglia di mettermi in cucina e farli tutti. Poi la mia leggendaria incapacità nel confezionamento dolci ha dato un freno al mio entusiasmo, ma tant'è.
Alle mamme che accompagneranno i bimbi per le case, suggerisco di non esagerare con il travestimento: un cappello da strega e un trucco smokey andranno benissimo, magari smalto nero se proprio vogliamo fare le cose per bene. Per il trucco, sempre su youtube, trovate un'infinità di suggerimenti.
Se i bimbi li portate a una festa invece assicuratevi prima che anche le altre mamme si mascherino, perchè poi è un attimo passare per quella che esagera sempre.
Se state in casa, ma vi va di festeggiare, è d'obbligo mascherare anche papà, preparare una cenetta a tema, e apparecchiare la tavola: illuminata dalla zucca, da candele arancione e nere, tovaglioli dello stesso colore e non possono mancare i pipistrelli.
Esagerate pure con gli scherzetti, meno con i dolcetti, che poi il dentista.
E divertiamoci. Tutti. Che spesso ho l'impressione che i genitori subiscano le feste dei bambini e così perdano l'occasione per divertirsi un po' ( noi già ci preoccupiamo per le feste  di compleanni futuri).
Buon Halloween!

Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé. 
Pablo Neruda



martedì 30 ottobre 2012

Passin passino.

Io mica mi sono ancora abituata. Al fatto che cammini, voglio dire.
Come immaginavo poi, col fatto che ci ha impiegato 19 mesi a decidere, non solo cammina senza la minima indecisione, ma corre. Ovunque, verso qualunque cosa.
E' un attimo che al supermercato te lo trovi impegnato a smontare le esposizioni di pacchi di caffè, come se fosse un grandissimo gioco di cubi; che all'Ikea si butti di slancio su tutti i letti, rotolando e rimbalzando; che in casa, non sia più dove l'hai lasciato un secondo prima, ma intento a svuotare cassetti o aprire rubinetti. Senti uno splash  e sai che è già troppo tardi.
Comincia a guardare il passeggino con sospetto, poi, e so che mai più sarà quel rifugio sicuro, quel nanna a-porter che è stato fin qui.
Insomma, è l'inizio di una nuova era.
Divertentissima, tra l'altro.
Fisica. Tutti si è impegnati in nuovi gesti.
Comunicativa. Adesso è Cigolino a indicare la via, non siamo più noi ad andare dove vogliamo.
Contrastata. Mica sempre si può andare dove vuole lui.
Quando un bambino inizia a camminare, la relazione cambia. Più del bambino, sono i genitori a doversi adattare al cambiamento: ci vuole una nuova sensibilità alle sue richieste; una pazienza molto strutturata; una prestanza fisica che ciao e una fornitura aggiuntiva di occhi, soprattutto quando si è in giro.
Lui impara e conquista, a noi il compito di comprendere, incoraggiare, guidare.
Non è solo muovere passi, è la persona che con quei passi brevi si fa sempre più presente nel mondo.
Fosse solo quello.
Ieri sera al mio Buonanotte, ha risposto: Ottee.
Allora ho detto: E' l'ora della nanna, buonanotte.
Nanna, otte.
Mi è venuto da ridere, che spesso è il mio modo per mascherare l'emozione.
Prima o poi parleremo. Insieme.
Roba da non stare più nella pelle, per l'attesa.

PS. Sono 3 gg che ci svegliamo tutti alle 6. Che bella l'ora solare eh? :)


Se c'è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino, dovremmo prima esaminarlo bene e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi.
Carl Gustav Jung



venerdì 26 ottobre 2012

Ora solare: ma i bambini lo sanno?

E' il fine settimana del ritorno dell'ora solare.
Psicologicamente ci stiamo preparando a un fatto ineluttabile: domenica mattina Cigolino si sveglierà alle 6, biologicamente convinto che sia la solita ora, ovvero le 7.
Non credo servirà dirgli tesoro oggi è una giornata speciale, possiamo dormire di più! Una volta sveglio è sveglio, non c'è speranza che riprenda a dormire.
Si prepara dunque la domenica più lunga dell'anno, quella in cui GF e io saremo stonati dal sonno e Cigolino vispissimo.
Il cambio dell'ora può comportare piccoli disturbi del sonno, soprattutto nei bambini piccoli.
Gli esperti consigliano, leggevo qua e là, di anticipare leggermente l'ora di cena, di fare giochi tranquilli, facendo in modo che il bimbo si rilassi, rendere molto confortevole la sua cameretta (non troppo calda, non troppa secca, silenziosa). Per la cena preferire cibi leggeri, non troppo saporiti, come pasta, riso, formaggi o una bella tazza di latte caldo.
Una routine da tenere almeno per un mese, è questo il lasso di tempo necessario affinchè i più piccoli si abituino al nuovo ciclo.
Fatto tutto ciò, incrociare le dita e sperare di guadagnare almeno una mezz'oretta sulla sveglia mattutina.
Consigliabile anche un piano B.
Se si sveglia all'alba, che si fa?
Lettone con mamma e papà. Funziona con la maggior parte dei bambini: anche se non hanno l'abitudine di dormire nel lettone, di solito si riaddormentano felici della novità, rassicurati dalla vicinanza. Ovviamente con Cigolino no. Mai dormirebbe con noi e il lettone è per lui un campo giochi, poco importa l'ora. Si dorme da soli e se si è insieme si gioca: categorico.
Colazione fuori. Ci si prepara e via, fuori, alla ricerca di brioches calde. Questo sì, farebbe la gioia di Cigolino :)
Gita fuori porta. Approfittare della sveglia presto e via, andare. Meteo permettendo.
Giochi. Pensare già la sera prima a un paio di giochi da fare al risveglio, che inventarli lì per lì, tra le nebbie di Morfeo, potrebbe essere complicato.
Andare a dormire presto anche noi. Male che vada saremo più riposati per affrontare la lunga giornata.
Buon fine settimana a tutti :)


Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto: a essere contento senza motivo, a essere sempre occupato con qualche cosa, e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera.
Paulo Coelho, Monte Cinque, 1996

mercoledì 24 ottobre 2012

Abbiate pietanza.



7 pianeti.
7 colori dell'arcobaleno.
7 i cicli di vita che l'uomo percorre (solo 7? uuuhm).
7 i colori primari.
7 cereali. Per la filosofia steineriana è tutto molto chiaro, niente è un caso.
Gli steineriani ritengono sia possibile associare ogni giorno a un cereale corrispondente, in modo da ricavare un loro rapporto con i pianeti.
L'utilità di associare cereali e pianeti nonchè giorni della settimana, mi sfugge, ma i miei studi risalgono almeno a 4 cicli vitali fa, abbiate pazienza.
Anzi abbiate pietanza, una per ogni giorno.
Lunedì - luna - riso: il riso andrebbe consumato integrale, privato solo della sua parte più esterna (lolla) che non è commestibile. Alimento molto energetico, digeribile, abbassa la pressione sanguigna, cura la colite, l'insufficienza renale e l'obesità. Privo di glutine, è il primo cereale che si propone ai bambini.
Martedì - marte - orzo: i greci erano convintissimi che fosse il midollo degli uomini, una sostanza capace di stimolare corpo e mente. E' un cereale rinfrescante, digeribile, energetico, decongestiona le vie respiratorie, regolarizza la funzione intestinale e "rinfresca" l'intestino.
Mercoledì - mercurio - miglio: gli africani e gli asiatici ci insegnano che non è buono solo per gli uccelli. Decorticato è molto indicato nell'alimentazione di chi svolge attività intellettualmente impegnative e alle donne in gravidanza. Altamente digeribile è ottimo per l'alimentazione dei bambini, contiene silicio, è molto importante per ossa, unghie, capelli e denti.
Giovedì - giove - segale: stimola le attività del fegato, organo da sempre riconosciuto come soggetto all'influenza di Giove (e non dite che non lo sapevate eh). E' indicato in casi di magrezza, arteriosclerosi, stitichezza e ipertensione. Ha moltissimi punti a favore: ricco di proteine, sali minerali (zinco, magnesio, fosforo, potassio, selenio e calcio), vitamine del gruppo B e fibre, è indicato nei bambini con l'intestino pigro.
Venerdì - venere - avena: è il cereale che rimane verde più a lungo, che esprime forza vitale e bellezza. Come venere. Ha grandi proprietà energetiche, è un ottimo ricostituente, diuretico e lassativo, sprona la funzione tiroidea ed è molto ricco di proteine.
Sabato - saturno - mais: è un cereale da carattere serio, come saturno e come il sabato, giornata in cui si riflette (di solito in coda alla cassa del supermercato, ma tant'è). Al contrario dell'avena rallenta la funzione tiroidea e il metabolismo, quindi indicato per le persone, e i bambini, eccitabili e nervosi. Si spiega così l'abbiocco da polenta e cervo.
Domenica - sole - grano (frumento): In ebraico la parola frumento contiene la stessa radice di concetti come benedizione, alleanza, elezione che richiamano il rapporto dell'umo con Dio. Indispensabile per la crescita dei bimbi, è rimineralizzante, utile nelle coliti, nelle magrezze. Certo, queste belle proprietà si riferiscono al chicco, al bulgur e al cous cous. La farina bianca, raffinata, non contiene più niente di tutto ciò, solo moltissimi zuccheri.

Ecco. Adesso aspetto le vostre ricette, per ogni cereale. Le condividiamo e sarà un po' come mangiare tutti insieme.


martedì 23 ottobre 2012

Conquiste.

E poi stamattina me lo sono trovato lì, dietro di me, sorridente, con le braccina in alto per tenere bene l'equilibrio e la direzione. Tutto da solo. Soddisfatto.
Io ho sentito ogni mia singola cellula sorridere, poi sciogliersi in tenerezza.
Finalmente il nostro gattino di marmo ha deciso che è un buon momento per camminare.
Con la maturità dei 19 mesi (oggi) e dopo aver a lungo considerato se ne valeva la pena oppure no.
Sono conquiste e mi diverte molto l'approccio che Cigolino ha deciso di tenere.
Ride soddisfatto quando riesce nella traversata del soggiorno, quando si lancia in passi svelti da mamma a papà e viceversa. Ha lo sguardo del vincitore, di chi sa che ha dovuto superare ostacoli, ma ha compiuto una grande impresa.
Ride altrettanto, ma da presa in giro, ogni volta che cade. Si siede, batte le mani e ride, si rialza e ci riprova. Senza scoraggiarsi, anzi, con nuovo piglio.
E io, concedetemelo, mi sento proprio soddisfatta. In questi mesi (un paio) di approccio al camminare ho ingoiato ansia, terrore da spigoli, paura di vederlo precipitare con la faccia a terra e mi sono data un contegno. Anche GF ha mantenuto i nervi saldi.
Non è semplicissimo, perchè in realtà ti verrebbe voglia di foderare i pavimenti, di spargere cuscini in ogni dove o di mettere un casco al pupo. La super-zuccata è sempre in agguato e quel suono sordo di testa che finisce sul pavimento a me fa venire i crampi allo stomaco. E non sono apprensiva.
Ho optato per festeggiare ogni tentativo, sia quello ben riuscito, sia ogni singolo ruzzolone.
Festa!
Incoraggiare ogni tentativo, senza affrettare i tempi, rispettare i suoi ritmi, senza costringerlo: la conquista è sua, non possiamo farlo noi al suo posto.
Credo sia stato utile. Cigolino sta vivendo questa fase come un bellissimo gioco, in cui in ogni caso si becca un caloroso abbraccio, in cui si ride tanto e si esplora molto.
Utile anche tralasciare le preoccupazioni altrui: ma come, ancora non cammina? i confronti "il mio a 9 mesi stava già in piedi" e le nostalgie "oh beh, vedrai come rimpiangerai questo periodo, quando cammina poi è un guaio".
I paragoni non sono mai utili, producono ansie.
Da condividere, a mio parere, sono le tecniche, le idee per farli crescere bene: i risultati, poi, sono soggettivi.
Devo ancora trovare la tecnica per invogliarlo a mangiare, ma insomma, a furia di parlarne e cercare, prima o poi capiterà. Va da sè che ve la racconterò.





lunedì 22 ottobre 2012

Giocare, al cubo :)

Questo fine settimana Cigolino ha ricevuto in regalo una valigetta piena di cubetti colorati.
I classici cubi che puoi impilare, lanciare e anche comporre il disegno (ma per quello bisognerà aspettare).
La gioia. Allo stato puro.
Intanto la scatola. Fatta a valigia con un bel manico in corda. Se la porta in giro dappertutto, con piglio da piccolo viaggiatore esperto, chiacchierando tra sè e sè.
Poi i cubi. In materiale ecologico/riciclato, colorati e con disegni che piacciono anche a me, tanto che ho pensato che quando a lui non piaceranno più, li userò come soprammobili.
E gioca. Fa torri e disfa torri. Legge le varie facce, con la sua cadenza "da lettura": eeettta, eeetta, gni, papà. Perchè la parola papà c'è sempre, unica parola reale in tutte le frasi immaginarie. Solo ogni tanto parte con un mamma-mamma-mamma a mitraglia, ma sembra più un mantra per tenere l'equilibrio quando cammina.
Comunque, i cubi piacciono moltissimo e li consiglio come regalo per bimbi intorno ai due anni.
Comporre torri, scoprire che ogni faccia è diversa, intuire le affinità tra un cubo e l'altro (ogni cubo ha un faccia con un animale diverso, per esempio), riconoscere il cubo preferito, toglierli e rimetterli nella scatola, far giocare anche la scimmietta in peluche, sparpagliarli sotto il divano in modo da renderli irreperibili, lanciarli amichevolmente verso il gatto, abbattere le torri con la palla, cadere di ginocchio sullo spigolo del cubo, provare a tenerne un paio in equilibrio sulla testa, tuttociò ripetuto molte volte e con molto gusto, aiuta lo sviluppo psico-fisico, allena la memoria, insegna come organizzare lo spazio, potenzia la fantasia.
Con buona pace del gatto.
E di mamma e papà, che comunque avranno la loro parte: spostare il divano per il recupero dei cubi dispersi; raccoglierli dalle 2 alle 4 volte al giorno dal pavimento, riordinare e ricominciare, sedersi per terra e rialzarsi infinite volte, tonifica.
Anche l'umore.
Perchè giocare insieme è una ginnastica bellissima.


giovedì 18 ottobre 2012

Si insegna l'amicizia?

Domenica prossima saremo a un battesimo.
Tra le cerimonie e conseguente festeggiamento, il battesimo è quella che patisco meno. Forse perchè ci sono tanti bambini e subito si tralasciano le formalità per star dietro ai pargoli, oppure perchè hai sempre modo di defilarti, alzarti da tavola, distrarti dal cibo e correre in giro, senza che nessuno abbia da eccepire.
A parte ciò, che è molto pratico, sono molto contenta perchè sarà l'occasione di passare qualche ora con amici specialissimi: gli amici del mare.
Siamo una compagnia da tempo immemorabile, la prima cellula risale ai tempi delle elementari e da lì in poi si è moltiplicata, ingrandita, legata. Ogni estate, qualunque cosa accada, ci ritroviamo al solito posto: stessa spiaggia, stesso mare. Con fidanzati, mariti, mogli e figli, siamo ormai alla terza generazione di bagnanti.
Durante l'anno cerchiamo occasioni per qualche reunion e finisce sempre in un effetto spiaggia che ti fa sentire in vacanza, anche in mezzo alla nebbia, anche a Natale.
Gli amici sono una cosa che vorrei insegnare a Cigolino. L'importanza di avere, nel corso della vita, punti di riferimento esterni alla famiglia, persone che fanno parte della tua esistenza e senza di loro non sarebbe la stessa cosa.
Al momento sembra avere un carattere molto socievole e immagino non avrà problemi a costruirsi la sua tribù.
Ci vuole poi un posto del cuore, quello che casa tua non è, ma è solo lì che ti senti a casa.
Dove stai come sei, senza troppe sovrastrutture e regole.
Chissà se gli piacerà il nostro mare, se continuerà la tradizione di tende improvvisate sulla spiaggia lunga e bianca, ad aspettare il tramonto che solo dopo si va a casa. E ogni anno a fotografare quel sole rosso che va giù preciso in mille sfumature di rosso, dietro l'orizzonte del mare. Come se fosse la prima volta. O l'ultima.
Chissà, più che altro, se la spiaggia resterà così per gli anni a venire.
Sì.
Cigolino deve sapere di spiagge e amici, di cose che non cambiano nonostante tutto il resto abbia preso strade imprevedibili.
Come si insegna l'amicizia? Basterà l'esempio?
Adesso è piccolo. Giocare con gli altri, condividere è tra le abilità che ancora devono arrivare. Al momento guarda, al massimo cerca di inseguire la palla altrui, poi si gira e torna a giocare per i fatti suoi. E' ancora l'età dei progetti individuali, del salgo sullo scivolo e poi scendo.
Domenica.
Gli amici.
Bambini che cresceranno insieme, estate dopo estate.
Sono queste le cose che mi rendono felice.


mercoledì 17 ottobre 2012

De gustibus ...

Che i bambini abbiano da subito un proprio gusto mi è stato chiaro fin dall'inizio.
Dai 6 mesi in poi Cigolino ha cominciato a guardare con cura le cose che gli mettevo, a scegliere un gioco piuttosto che un altro, a preferire un colore (nel suo caso il blu) agli altri e così via.
Crescendo, va da sè, questa cosa si rafforza, prende forma e soprattutto viene espressa.
Come ieri.
Scarpe nuove, comprate da papà. LA GIOIA! Già aprendo la scatola. Poi l'osservazione con la bocca ad O, gli occhi brillanti, le manine che applaudono.
Poi la prova e subito in piedi a vedere come stanno, molleggiando sulle ginocchia quasi a volerne provare la tenuta. Perchè i primi passi sono veloci, spericolati, dondolanti e molto volenterosi: ma la potenza è niente senza controllo, quindi una verifica sulla tenuta della scarpa era d'obbligo :)
Non le lasciava più, seduto a guardare gli ultimi 5 minuti di TV con le scarpe in mano, ogni tanto il tentativo di infilarsele da solo. Una tenerezza di bimbo, davvero.
Nei bambini i gusti cambiano mediamente ogni due o tre anni, per cui è importante non forzarli nella scelta dei colori o degli oggetti che dovranno usare. Anzi lasciar scegliere, permettere anche abbinamenti bizzarri di colori, li aiuta moltissimo a determinare un gusto proprio, ad essere più sicuri nelle scelte e, in ultima analisi, di sè.
Certo finchè non parlano è difficile capire cosa davvero vogliono: i gesti spesso non sono sufficienti e a volte non si arriva a comporre quella battaglia di ditina che indicano tutto e genitore che chiede "questo?", risposta un breve pianto; "questo?" altro pianto e ciao, meglio cambiare stanza, distrarlo o altrimenti non se ne viene a capo.
Il fatto è che da qui, 18 mesi, in poi sarà tutto un crescendo e chissà se siamo pronti.
I primi segnali, dei terrible two, ovvero quel momento fondamentale del faccio da solo, ci sono tutti.
Mangiare da solo: la manovra è ancora molto approssimativa, ma guai a non dargli un cucchiaio e lasciarlo provare. Sceglie anche il cibo, solitamente la banana (nanana) e prova a dirgli che non si può cenare sempre con la banana.
Vestirsi da solo: scarpe, calze e felpa sono i classici indumenti da esperimento.
Girare le pagine del libro in santa pace.
Girovagare per casa in cerca di cose da fare, di solito è parlare con il gatto.
Provare a tuffarsi nella vaschetta da bagno: quasi sempre vestito.
La parola d'ordine è: lasciarli fare. Finchè non sono in pericolo, finchè non attentano ai muri con i pennarelli e ai soprammobili con le manine svelte, non torturano il gatto e girano per casa con coltelli da cucina, lasciarli sperimentare è importante. Per stabilire i propri limiti, trovare il proprio posto nel mondo.
E' un età in cui si pone obbiettivi propri (svuoto tuuutto il cassetto), prende consapevolezza di sè (si riconosce allo specchio, per esempio), mette in atto piccole strategie per ottenere ciò che vuole: spesso punta sulla simpatia, cerca di far ridere mamma e papà.
I libri spesso descrivono questa fase come una crescita armonica, un passo dietro l'altro, rendendo i bambini quasi prevedibili.
Ecco. Lui no.
Lui ancora non ha deciso che vuole camminare, ma sa già che vuole leggere e parlare al telefono.
Mangia poco, ma vuole mangiare da solo.
Guarda il Tg volentieri quanto i barbapapà (e a pensarci spesso la differenza non la noto neppure io).
Il tutto sempre con un sorriso conquistatore.
Ma sorride sempre questo bimbo, mi dicono.
E meno male.



martedì 16 ottobre 2012

Di che corso sei?

Se non fosse che devo anche lavorare e il mio lavoro non c'entra proprio niente con i blog, passerei tanto, tantissimo tempo in più a spasso per il web.
In cerca di spunti, di nuove conversazioni e idee da riportare qui.
O anche proprio in giro nella vita reale che là fuori, oltre il vetro dell'ufficio o di qualunque sala riunioni ferve un mondo interessantissimo.
Tant'è. Mi barcameno.
E' che a volte mi vengono dubbi grandissimi.
Tipo: sono davvero informata su cosa è meglio per il mio bambino? Stiamo facendo le scelte giuste?
Perchè più leggi, più dubbi ti vengono o comunque ti imbatti in cose che neanche mi erano venute in mente.
Per esempio: cosa sapevo del babywearing? Niente, pochissimo. boh.
Dicesi babywearing quel portarsi il pupo addosso, dagli 0 ai 3 anni. 3 anni! Ovvero almeno un 14 kg di bimbo, ad andar bene.
Si usano lunghe fasce o qualunque supporto possa essere utile a legare a sè il bimbo. Chi lo pratica sprizza entusiasmo ed elenca benefici tali che se non lo fai anche tu proprio un bravo genitore non sei.
Ecco.
La fascia ce l'ho e nei primi mesi di Cigolino l'ho usata, soprattutto in casa, quando le mani non sono mai abbastanza. Con un bimbo molto piccolo è cosa piacevole: lui dorme, tu vai avanti a fare le tue cose.
Crescendo non ne ho più sentito l'esigenza. Certo non sono stata lì a chiedermi se la sua esigenza, quella di Cigolino, potesse essere diversa. Ci sono stati trasporti artigianali quest'estate, con lui agganciato in un pareo, mentre io arrancavo nella sabbia. Forse sono bassa, forse sono fuori forma, ma mi è sembrato faticoso. Forse non so come legare la fascia. Perchè sembra cosa intuitiva, ma invece dicono di no.
Così no, che ci sono scuole apposite, con corsi anche piuttosto lunghi, e costosi, che insegnano come indossare tuo figlio, con la postura migliore per te e per il bimbo.
Ovviamente questo è solo un esempio. Di corsi da fare con i bambini, anche piccolissimi, o da far fare ai bimbi ce ne sono tantissimi. Con costi molto variabili. Anche troppo variabili, a dire il vero.
Trovo sorprendente tuttociò, in senso positivo, anche se non pienamente.
La voglia di esplorare, capire, interpretare il mondo bambino è un pensiero affascinante e potenzialmente sviluppabile all'infinito e sa di amore.
Eppure un lieve retrogusto diverso e non piacevole a me resta sempre.
Un saporaccio di lucro, su temi, tecniche e strumenti che invece dovrebbero essere patrimonio dell'umanità, accessibili, gratuiti, o quasi.
Che brutta persona sono :D
Lo penso solo io? O ci sono cose legate all'infanzia che anche a voi lasciano un sapore amarognolo? O, al contrario, cose che vi sono piaciute così tanto che le consigliereste a tutti?

venerdì 12 ottobre 2012

Amore a tutto (ippo)campo.

Siete mamme coccolone?
Vezzeggiate, abbracciate, incoraggiate il pargolo anche più del dovuto?
Bravissime. Avete ragione voi, con buona pace di chi perora la causa di un atteggiamento più distaccato, o magari equilibrato, nei confronti dei figli.
L'amore materno, nei primi anni di vita - fino alla scuola, diciamo - rende i bambini più svegli, intelligenti e sicuri di sè.
Pare infatti che il contatto fisico, la certezza di essere amati, l'essere rassicurati e accuditi nel miglior modo possibile, aumenti la grandezza dell'ippocampo di circa il 10%.
L'ippocampo è l'area del cervello preposta all'apprendimento, alla memoria e alla gestione dello stress.
E' il risultato di una lunga ricerca condotta dalla facoltà di Medicina di St.Louis. Sono stati proprio lì ad osservare bimbi tra i 3 e i 6 anni: hanno creato per loro situazioni di stress (tipo non puoi aprire il regalo finchè mamma non ha finito di disegnare. Niente di traumatico, tranqui) e misurato come le mamme accudivano i loro bimbi. Qualche anno dopo hanno rianalizzato i bimbi, ormai scolari, e visto che chi aveva ricevuto più rassicurazioni e amore aveva il cervello più sviluppato di quelli ignorati o sgridati.
La ricerca, di fatto, conferma sia osservazioni più antiche che moderne convinzioni: il contatto fisico, soprattutto nel primo anno di vita, il prendersi cura amorevolmente rende il bimbo una persona più equilibrata e sicura di sè, caratteristiche che si ritroverà nel corso della vita.
Naturalmente il veicolo primario di tanto amore è la mamma. In ogni caso è cruciale che il caregiver che passa più tempo con il bambino lo circondi di affetto e attenzioni: che sia il papà, i nonni o la babysitter.
E meno male, perchè un'altra ricerca, sempre americana, ci informa che le mamme che lavorano a tempo pieno stanno meglio di chi lascia il lavoro o decide per un part-time. Sono più sane e felici, più autonome, meno appiattite sui lavori domestici e l'accudimento della famiglia, più gratificate dal fatto di poter esprimere potenziale e competenze sul posto di lavoro.
E con l'ippocampo dei figli come la mettiamo? Se sono fuori non coccolo, se coccolo e basta sono a rischio depressione.
E poi. Potenziale e Competenze sul posto di lavoro. In un mondo perfetto, forse. Ma questa è un'altra storia.
Per salvare ippocampo e mamma è necessario avere certezza che se la mamma non c'è, al pargolo non mancherà niente o quasi (che la mamma, comunque, è sempre la mamma).
Si torna così a quello che forse è il punto di partenza: dove e con chi stanno i bambini quando noi lavoriamo?
Su questo argomento mi areno, tipo balenottera spiaggiata, perchè intorno non vedo niente di convincente. Sembra che l'amorevolezza sia fuori moda, in un fast&furious che ci consuma tutti un po'. Bimbi compresi.
La perfezione, si sa, non è di questo mondo.
Vada per un ippocampo +5%.

Articoli:
Mamme e lavoro a tempo pieno: qui
Amore materno e cervello: qui

giovedì 11 ottobre 2012

A forza. La vicenda di Padova.

Io oggi non ce la posso fare, davvero.
Avete visto il video del bimbo di Padova, 10 anni, portato via a forza dalla polizia?
Non lo pubblico perchè mi ha shockata.
Il bambino, raccontano tutti i giornali, è al centro di aspra disputa tra i genitori, che si sono separati. Di questa separazione il bambino ha sofferto molto, al punto da sviluppare una sindrome da alienazione parentale (PAS) ovvero non riesce a avere alcun rapporto con il padre. Per questo il giudice ha stabilito che il piccolo debba passare un periodo in comunità, per essere in qualche modo resettato in un ambiente neutro.
Ora. Quello che leggo mi fa rabbrividire tanto quanto il video. I bambini si resettano?
La polizia aveva dunque l'ordine di prelevare il bimbo e portarlo in comunità.
I tentativi fatti presso la casa materna sono andati a vuoto, il bimbo si nascondeva. Lui non vuole lasciare la casa materna.
Quindi l'idea è stata di prelevarlo a scuola. Lui ha opposto resistenza, i poliziotti l'hanno caricato a forza sull'auto di servizio. Molto a forza. L'hanno preso per mani e piedi, l'hanno piegato per farlo entrare in auto, strattonandolo qua e là, peggio di un cane randagio. Intanto la zia riprendeva la scena, mentre urlava di lasciarlo stare, che non si fa così, che dal papà non ci vuole andare.
Sto male.
Poco o niente importano le motivazioni, a me importa sapere perchè le forze dell'ordine trattano così un bambino. L'hanno spaventato a morte, gli hanno fatto male fisicamente, gli hanno procurato un trauma che ciao. Altro che PAS.
Tutto questo avviene a Padova. Davanti a una scuola elementare, con altri bambini fatti rientrare in tutta fretta per non assistere a uno spettacolo così violento. Sarebbe stato violento e ingiustificato anche su un adulto, su un bimbo di 10 anni è assolutamente intollerabile. Qualunque sia la ragione.
Se avete voglia guardate il video.
Se avete tempo leggete anche i commenti lasciati da chi in quel video si è imbattuto.
Va da sè che sono quasi tutte condanne. Quasi.
Perchè c'è anche chi sostiene che i poliziotti abbiano fatto solo il loro dovere.Questo aggiunge sale alla ferita che la vicenda apre. I modi del dovere devono essere diversi o, indovino, non è la polizia la scelta più azzeccata per eseguire questo tipo di ordinanze.
Difficilmente parlo di cronaca o attualità, non è questo il luogo. Però oggi. E' troppo.
Non ho preparazione legale e,soprattutto, per quanto dettagliato possa essere un articolo, non è mai esaustivo. Poi spesso cavalca un'onda emotiva e si travisa la realtà. Non ho pareri, dunque, sulla motivazione e sulla giustezza della sentenza. Anzi se qualcuno è ferrato e vuole spiegarmi meglio del perchè si prendono questi provvedimenti, gliene sarei davvero grata.
Ho solo visto immagini. Ciò che ho visto non è accettabile.

mercoledì 10 ottobre 2012

A mille ce n'è

I dischi! Li ho ancora.


A mille ce n'è nel mio cuore di fiabe da narrar, venite con me ...
Ve la ricordate? Io i dischi li ho ancora. Proprio i 45 giri, in vinile. Dei libri, che contenevano il disco, invece non ho più traccia.
Le favole.
Mi sedevo in camera mia, avevo un giradischi azzurro di non so quale epoca, a valigia e via. Verso nuove avventure. Che mi facevano anche un po' paura, ad essere onesti.
Tipo, il lato A di Cappuccetto Rosso finiva con un Gnammm cattivissimo del lupo che si mangiava la nonna; o il lato A di Pollicino lo lasciava solo e anche un bel po' impaurito nel bosco. Insomma, erano momenti tesi per me e spesso, soprattutto con Cappuccetto rosso, correvo fuori dalla stanza per non sentire il lupo. Poi rientravo spavalda, giravo il disco e finivo la storia.
Di Biancaneve, nella versione cinematografica, invece non ho mai dimenticato la strega cattiva, e mi ricordo di me, treenne sotto la sedia del cinema che no io quella, con quel coso peloso sul naso, non la volevo proprio vedere.
Mi sono sempre piaciute le favole. Non vedo l'ora di raccontarle a Cigolino, di metterci lì, sul pavimento, con i dischi sparpagliati a scegliere quella che ci piace di più. O raccontarle a voce. O inventarle.
Un gioco che spesso facevo con le mie nipotine è quello del dammi 3 parole (che non sono sole cuore e amore). 3 Parole a caso. Con quelle poi inventavo una storia e più le parole erano poco da favola e più il tutto diventava divertente. Son bravi tutti a inventare una favola con principessa, castello e bacchetta magica; meno con calzino, pennarello e scopa per pavimenti.
Cigolino è ancora piccolo, più delle parole possono le immagini e i suoni.
Siamo ormai alla milionesima sfogliata del libro con gli animali della fattoria e sul pulcino che fa pio pio ride sempre.
Per la favola è presto. Ci sono i pesciolini di gomma del bagnetto da far vivere e nuotare, spruzzare acqua e lanciare, sgocciolanti, il più lontano possibile. Toccare, schiacciare, imitare suoni, inventare versi, sono queste le fiabe preferite dei bimbi molto piccoli (under 3).
Una pallina che rimbalza apre mondi; la macchinina che corre e l'orsetto con cui conversare prima di dormire.
Non manca molto però, alle favole.
Mi chiedo se le classiche siano ancora valide o magari non hanno proprio più senso. Senza neppure una fatina hacker che mette tutto a posto nel caso Cenerentola prendesse brutti voti a scuola; Pollicino con il GPS sarebbe un'altra storia; se biancaneve avesse avuto un blog la matrigna l'arrestavano.
Per chi vuole dare supporto nuovo a favole antiche: c'è l'app delle fiabe sonore, leggermente rivisitate. Si scarica, due fiabe sono gratis, poi si possono acquistare le altre.
Non ho ancora verificato, però, se c'è anche la canzoncina.


martedì 9 ottobre 2012

technobaby o lazymami?

A dire il vero il problema non me lo sono posto veramente.
Magari sono una mamma fatalista, a mia insaputa.
O pigra.
Dico del rapporto tra bambini e tecnologia: ovvero TV, pc, tablet, telefono e vari aggeggi.
O meglio, senza pensarci troppo sù, ho considerato naturale trattare tutto ciò come gli altri giochi.
Per non creare divieti che rendono le cose ancora più desiderabili (aaah il gusto del proibito), ma anche e soprattutto per incoraggiare l'utilizzo di ciò che gli farà compagnia per tutta la vita.
Così, ogni sera, Cigolino "parla" con la nonna via skype e non gli sembra neppure strano. Anzi la saluta tutto contento. Se penso che al mio primo collegamento skype, neppure tanti anni fa, quasi mi mettevo a piangere per l'emozione.
Ha un vecchio cellulare, spento e senza sim, con cui improvvisa conversazioni fittissime chissà con chi e se non trova quello va bene anche un oggetto qualunque, lo porta all'orecchio e dedeeeee.
La Tv la lascio accesa. Non vedo minacce dai barbapapà o bapapapa come li chiama lui e neppure dal perfido micio di Shaun la pecora.
Ho notato anche una cosa in questi mesi: se la TV è sempre accesa (sempre sui cartoni animati, è l'unica regola) non la guarda, ma gioca, fa altro; se invece l'accendo ad hoc, si incanta lì e resta imbambolato (tecnica utilissima se si ha altro da fare).
Se nient'altro è acceso, c'è la radio. Una piccola e funzionante è tra i suoi giochi e spesso sta lì a sintonizzare e ballare, la musica gli piace moltissimo.
La sua vera passione è il tablet, però. Il fatto di toccare e vedere che qualcosa succede ha un effetto sorpresa che lo diverte moltissimo. Questo mi impensierisce un po' di più, vista la sua propensione a lasciar cadere le cose per sentire che rumore fanno o vedere dove vanno a finire.
Ce ne sono un paio creati apposta per i bambini, con tante funzioni tra cui quella di e-book per invogliare alla lettura. A parte che è chiaramente pensato per bambini più grandi, in età scolare, hanno prezzi abbastanza sostenuti, intorno ai 300€ (li trovate da Imaginarium).
Ci sono anche molti siti pensati per i bambini, con giochi e tanti disegni da colorare. La ricerca può prendere un po' di tempo, sono tanti, ma si trovano spunti interessanti. Anche questi certamente più adatti per bambini dai 5 anni in sù.
Insomma lo cresciamo techno. O no?

lunedì 8 ottobre 2012

Il nuovo mondo.

Un bambino piccolo apre ai genitori mondi nuovi.
Le scoperte quotidiane, le conquiste, la definizione sempre più marcata di carattere e preferenze, le manifestazioni d'affetto e quelle di rabbia (o disagio), la relazione di famiglia che ogni giorno si fa più bella, complessa e ricca. Quando si parla di bellissima avventura, esperienza più bella della vita, a me vengono in mente queste cose e non posso che essere d'accordo.
E' giusto però condividere anche il rovescio della medaglia.
Un bambino piccolo chiude ai genitori i mondi conosciuti (e che magari piacevano anche).
La casa deve essere messa in sicurezza: spigoli, prese di corrente neutralizzati con "paracosi" per lo più brutti; oggetti fragili messi in salvo, cassetti presidiati o chiusi, cose pericolose fuori dalla portata e via così, in un riordino a volte difficoltoso, se non si decide di arredare anche il soffitto. Ma questo tanto quanto. E' quando esci, quando vai dagli amici, che ti accorgi che tutto è cambiato.
Un bambino piccolo non comprende la tua voglia di chiacchierare con le amiche, di bighellonare a tavola o di perdere tempo in attività ludiche che non abbiano lui come centro dell'attenzione.
Così passi il tempo a girovagare per la casa dell'ospite con lui, il pupo, come condottiero e inevitabilmente si finisce in bagno, perchè ai bimbi piace tantissimo stare lì. E vabbè. Prosegui poi con un pranzo/cena assolutamente sommari, anzi il più delle volte non sai neppure cosa è passato in tavola, mentre cogli stralci di conversazione e butti lì la tua opinione, un attimo prima di riprendere le corse in corridoio, le carezze al cane, i gattonamenti sopra e sotto i letti. Sei una presenza fluttuante.
Si è, anzi, entrambe i genitori, perchè ci si da i turni. Uno mangia, l'altro corre, a rotazione.
Io mi stanco da matti, sinceramente.
Certo il beneficio è che mangi poco e bruci molte calorie.
Consolante, no?
Inutile anche pensare di andare a mangiare fuori.
Impossibile, se non con l'intervento di una babysitter, andare al cinema, per esempio o pensare di partecipare insieme a un corso di qualcosa.
Si chiudono mondi, quelli di prima. Improvvisamente.
Tu resti chiuso in una sorta di pianerottolo dorato, un po' ovattato. Alle spalle ciò che è stato, davanti ciò che è ogni giorno. Sei felice di essere lì, ci stai bene, è interessante. Ogni tanto però uno sguardo scivola alle spalle, guardi indietro e brevi punte di nostalgia si fanno sentire.
Brevi. Se si fanno lunghe e dolorose è meglio correre ai ripari: potrebbe trattarsi di depressione (nei casi più gravi) o di semplice bisogno di baby sitter. Per uscire. Da soli. Solo in due.
Qui solitamente trovo due scuole di pensiero: i fan della babysitter (ma anche nonni, parenti ecc.) almeno una volta al mese e i detrattori assoluti che, ammettono, torneranno a uscire in coppia quando i figli saranno grandi.
Una decisione non è meglio dell'altra, se il risultato è lo stesso: il benessere dei genitori.
E voi come vi organizzate?


venerdì 5 ottobre 2012

Che si mangia? Ci pensa papà.

Che il cibo sia il mio cruccio per quanto riguarda Cigolino è risaputo.
Aggiungo anche che è principalmente con me che si rifiuta di mangiare: respira senz'altro la mia ansia e il mio nervosismo.
Sto migliorando eh, non insisto più, mi arrabbio meno, ma mi piacerebbe una volta nella vita vederlo mangiare di gusto. Qualcosa. Qualsiasi cosa. Il gelato, ecco il gelato, gli piace proprio tanto, ma non è che possa crescerlo a gelati. Credo, almeno.
Tant'è. Anche questo, quello del cibo, è problema molto comune. Si narra di bambini che per anni si sono nutriti solo di cose bianche; altri che sono cresciuti a pasta al burro, altri ancora a spicchi di grana e mela o solo cose liquide. La costernazione dei genitori è identica, la rassicurazione dei pediatri anche: non temete, mangiano quando hanno fame, si regolano da soli, finchè c'è crescita costante non è mai un problema. Tanto più che nei bambini piccoli, fino ai 4 anni, il capriccio intenzionale non esiste, quello che si piazza per pretendere una cosa piuttosto che un'altra.
Ogni genitori qualcosa si inventa, per rendere il cibo più appetibile e aggirare la diffidenza dei pupi.
C'è chi è riuscito a fare quasi dei capolavori.
Guardate qui
Il web designer Mark Northeast non riusciva a far mangiare frutta e verdura al suo Oscar e così si è dato un gran da fare, inventando sandwich bellissimi e perfetti per mimetizzare i cibi che non piacciono.
E' quasi un peccato mangiarli questi panini.
Un altro papà all'opera insomma e comincio ad avere buona certezza che i papà abbiano una marcia in più in termini di fantasia e ironia. Forse le mamme sono troppo calate nel ruolo o magari troppo stanche, vai a capire. Certo è che un papà che si impegna, che ha lo spazio per farlo, trova soluzioni originali.
Va da sè che mai avrei il tempo di preparare panini così, credo neppure le capacità. Ma l'idea è ottima e il successo del libro di Northeast la dice lunga su quanti genitori siano in croce per la questione cibo.


mercoledì 3 ottobre 2012

Mamma o il bastone da escursione.

Settimana scorsa guardavo il programma condotto da Teresa Mannino, su LA7, Se stasera sono qui.
Mi sono davvero goduta il monologo di Lella Costa, sulla famiglia, sui rapporti che gli adulti hanno con l'infanzia.
Lo trovate qui.
Lei mi piace molto, ha un punto di vista sempre disincantato e non banale su ciò che ci circonda.
I 7 minuti di monologo dicono molto sulla famiglia di oggi, sulla solitudine che ci circonda, sulla necessità di riempire i vuoti e quella fatica, tanta, che si fa a crescere un figlio.
Mi è piaciuto in particolare l'ultimo passaggio del monologo, quando dice che forse l'approccio migliore è comunicare direttamente con il bebè, presentarsi: eccomi sono la tua mamma...è bene che tu sappia che il mio ruolo è centrale e devastante per la tua esistenza.
In questi giorni di Cigolino spaesato (sì credo che il trasloco abbia scombussolato la sua routine, mi sono dedicata troppo al resto e poco a lui) ci ho pensato tanto al ruolo centrale e devastante.
Sto cercando di capire come essere centrale piuttosto che devastante. O se non proprio centrale, mica che poi mi cresca mammone, almeno una figura laterale, salda. Tipo bastone da escursione, quello con cui arrivi ovunque, ma che puoi anche mettere nello zaino e proseguire da solo, senza timore. Se sei stanco, se il passaggio è difficile, sai che il bastone c'è. Sai che la mamma c'è, nella vita.
E' limitare il devastante che è cosa delicata. Perchè è un attimo. Perchè basta dire un centinaio di volte, nella vita, dai che così fai contenta la tua mamma così, che già si crea uno squilibrio; un no di troppo o uno in meno; la volta che non hai voglia di ascoltare o quella che lui non ha voglia di parlare e così via. E' un attimo. Proiettare desideri su quella particella di futuro che è un figlio.
Bisogna essere saldi e non avere manie di protagonismo, adottare, appunto, la filosofia del bastone da escursione.
Ci penserò sù, è bene tracciarsi una strada. Che ne dite?

lunedì 1 ottobre 2012

Temper tantrums (ovvero: perdere la trebisonda).

La mattina continuano i temper tantrums di Cigolino (per chi mastica un po' di inglese qui c'è un articolo interessante), ovvero l'attimo in cui perde la trebisonda, tutto vola per terra e lui non trova pace, urla, piange, si agita sul seggiolone. Che fa anche sorridere: un puffetto assonnato e furioso.  
Solo al mattino, solo nell'attimo del sacro caffè e amata colazione. Finisce così che io scappo con la mia tazzina in mano, mentre GF gestisce una situazione per me inaffrontabile a quell'ora.
Non gli piacerà il profumo del caffè, o il colore delle tazze o chissà cosa, fatto sta che viene sopraffatto da qualcosa e ciao, lo perdiamo per alcuni minuti. 
Ho cercato un po' di informazioni e scoperto, com'era prevedibile, che è un problema di molti genitori.
Vuoi l'età, nell'intorno dei due anni cominciano ad essere davvero i "terribili due"; vuoi i sensi di colpa di genitori sempre affannati in altre faccende (per necessità e quasi mai per scelta), ma i rapporti famigliari attraversano lunghi momenti di capricci e incomprensioni, che logorano i genitori e destabilizzano il pupo.
Che fare?
I consigli più sensati mi sembrano quelli di tata Adriana (SOS Tata. I consigli li ho trovati su nostrofiglio.it), che vi riporto:

Mantieni sempre la calma. Non urlare altrimenti il bambino si agiterà di più. 

Sii ferma nelle tue decisioni. Se è NO, è NO. non fare niente che possa confondere il significato della parola NO. 

Ignoralo. Se non si mette in una situazione di vero pericolo, non reagire. E' la chiave per eliminare un comportamento indesiderato.

Evita di dilungarti in lunghe spiegazioni del perché non deve fare una cosa.. o meglio, lascia la spiegazione per un altro momento.

Non comprarlo. Se gli dici "prendiamo un bel gelato se ti comporti bene al supermercato", non farai altro che incoraggiarlo a comportarsi male di prassi (il comportarsi bene diventerà l'eccezione per cui verrebbe premiato).

Attenzione alla stanchezza! Facci caso che sicuramente i tantrums avvengono quando il bambino è stanco. Quando lo vedi arrabbiato o nervoso, fagli fare un pisolino o comunque un po' di relax (coccolandovi sul divano o sul letto, leggendo una favola, ecc.)

Dedicagli del tempo. Spesso i bambini hanno i tantrums perché vorrebbero la nostra attenzione. Fatti un esame di coscienza. Dov'eri? Sicuramente immersa in un'attività che non lo riguardava. Quando un bambino ha bisogno di stare un po' con la mamma o con il papà, spesso il tantrum diventa il suo modo per dircelo. Quando si è calmato, ricorda di dedicargli un po' di tempo di qualità solo con lui.

Non lo punire perché ha avuto un tantrum. E’ un comportamento del tutto normale, perché i piccoli non sanno gestire le emozioni.

A una rapida occhiata posso dire che sbaglio su almeno 3 punti: mi dilungo in spiegazioni che neppure io capisco; certamente lo trascuro almeno 10 minuti per la colazione e non sempre riesco ad essere ferma nelle mie decisioni. Quest'ultima è senz'altro la debacle più pericolosa: gli sto dicendo che se piange e perde le staffe da me può ottenere quello che vuole.
Ho un'età che non lascia più spazio (o molto poco) ai sensi di colpa, se avessi 10 anni in meno ne avrei a kili.
Da qualche tempo, poi, Cigolino piange ogni volta che mi allontano.
Anche se sono in casa, anche se sono nella stanza di fianco e continuo a parlargli per rassicurarlo.
Non c'è verso.
Piange. Il risultato è che io sembro una trottola impazzita, lui non trova pace e in casa e' un pianto continuo.
Pare che questo sia un problema di struttura del pensiero. Nei bambini ciò che non si vede semplicemente non c'è più. Per cui ogni volta che mi allontano, per lui è per sempre. Non tornerò. 
In questo caso ho sperimentato che la cosa più efficace è fermarsi un attimo e fare insieme ciò che lui sta facendo in quel momento: guardare un cartone animato, sfogliare il libro, giocare con la palla, qualunque cosa, ma insieme. Lo rassicura abbastanza da avere poi una mezz'oretta di autonomia. 
E' così che si impara a svolgere a tempo di record le faccende domestiche, sappiatelo.