Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

venerdì 12 ottobre 2012

Amore a tutto (ippo)campo.

Siete mamme coccolone?
Vezzeggiate, abbracciate, incoraggiate il pargolo anche più del dovuto?
Bravissime. Avete ragione voi, con buona pace di chi perora la causa di un atteggiamento più distaccato, o magari equilibrato, nei confronti dei figli.
L'amore materno, nei primi anni di vita - fino alla scuola, diciamo - rende i bambini più svegli, intelligenti e sicuri di sè.
Pare infatti che il contatto fisico, la certezza di essere amati, l'essere rassicurati e accuditi nel miglior modo possibile, aumenti la grandezza dell'ippocampo di circa il 10%.
L'ippocampo è l'area del cervello preposta all'apprendimento, alla memoria e alla gestione dello stress.
E' il risultato di una lunga ricerca condotta dalla facoltà di Medicina di St.Louis. Sono stati proprio lì ad osservare bimbi tra i 3 e i 6 anni: hanno creato per loro situazioni di stress (tipo non puoi aprire il regalo finchè mamma non ha finito di disegnare. Niente di traumatico, tranqui) e misurato come le mamme accudivano i loro bimbi. Qualche anno dopo hanno rianalizzato i bimbi, ormai scolari, e visto che chi aveva ricevuto più rassicurazioni e amore aveva il cervello più sviluppato di quelli ignorati o sgridati.
La ricerca, di fatto, conferma sia osservazioni più antiche che moderne convinzioni: il contatto fisico, soprattutto nel primo anno di vita, il prendersi cura amorevolmente rende il bimbo una persona più equilibrata e sicura di sè, caratteristiche che si ritroverà nel corso della vita.
Naturalmente il veicolo primario di tanto amore è la mamma. In ogni caso è cruciale che il caregiver che passa più tempo con il bambino lo circondi di affetto e attenzioni: che sia il papà, i nonni o la babysitter.
E meno male, perchè un'altra ricerca, sempre americana, ci informa che le mamme che lavorano a tempo pieno stanno meglio di chi lascia il lavoro o decide per un part-time. Sono più sane e felici, più autonome, meno appiattite sui lavori domestici e l'accudimento della famiglia, più gratificate dal fatto di poter esprimere potenziale e competenze sul posto di lavoro.
E con l'ippocampo dei figli come la mettiamo? Se sono fuori non coccolo, se coccolo e basta sono a rischio depressione.
E poi. Potenziale e Competenze sul posto di lavoro. In un mondo perfetto, forse. Ma questa è un'altra storia.
Per salvare ippocampo e mamma è necessario avere certezza che se la mamma non c'è, al pargolo non mancherà niente o quasi (che la mamma, comunque, è sempre la mamma).
Si torna così a quello che forse è il punto di partenza: dove e con chi stanno i bambini quando noi lavoriamo?
Su questo argomento mi areno, tipo balenottera spiaggiata, perchè intorno non vedo niente di convincente. Sembra che l'amorevolezza sia fuori moda, in un fast&furious che ci consuma tutti un po'. Bimbi compresi.
La perfezione, si sa, non è di questo mondo.
Vada per un ippocampo +5%.

Articoli:
Mamme e lavoro a tempo pieno: qui
Amore materno e cervello: qui

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