Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

giovedì 31 gennaio 2013

Liberiamo una ricetta 2013

Anche se in zona cesarini, voglio segnalarvi questa bellissima iniziativa:

http://www.mammafelice.it/2013/01/14/liberiamo-una-ricetta-edizione-2013/

Dare una propria ricetta e versare l'importo degli ingrediente che servono per realizzarla: il tutto va, ovviamente, in beneficenza.
Semplice e gustosissima idea.
Non mi dilungo in spiegazioni, mammafelice lo fa, come sempre, egregiamente.
Dai, dai, tutte a sfogliare il quaderno delle ricette di casa, siamo ancora in tempo.
Grazie!

Acrobate, ma toste.

Voi vi sentite egoiste, in colpa o sciagurate, quando uscite al mattino per andare a lavorare?
Sinceramente.
Io no. Neanche mi sfiora il pensiero, a dire il vero.
Sarà forse una conquista dell'età matura o la mia indole, o semplicemente il fatto che se una cosa è necessaria non ha, per me, senso che produca disagio o senso di colpa.
Sì, è vero, tendo ad essere freddamente razionale su alcune cose.
Eppure questo dualismo, mamma/lavoro, continua ad esserci e forte.
Curiosamente poi è l'andare al lavoro, contribuendo dunque sostanzialmente al benessere della famiglia (o anche al solo raggiungimento di fine mese) e al proprio equilibrio, a mettere in crisi la donna.
Come se considerassimo in qualche modo sbagliato non fare la mamma a tempo pieno.
Va da sè che un atteggiamento così non porta niente di buono in termini di politiche per favorire e riequilibrare la vita famigliare e lavorativa. Finisce col non essere una priorità, prima di tutto per noi.
Se siamo noi le prime ad avere il dubbio che in fondo lavorare del tutto giusto non sia, come possiamo cambiare il modo di lavorare, come facciamo a proporre concretamente soluzioni?
Una cosa tipo: beh vabbè, se proprio non si riesce sto a casa, detto con il sollievo di chi non è costretto a scegliere.
E' bene sapere però che un bambino cresce meglio, più sicuro di sè se la mamma (prima di tutto la mamma!) è una persona serena, equilibrata, che non ha fatto del proprio bimbo l'unica ragione di vita.
Ci sono poi recenti statistiche che evidenziano come le difficoltà economiche, senza arrivare alla povertà, influenzino in modo negativo le relazioni e a risentirne sarebbero proprio i bambini.
E' utile considerare anche che i bambini crescono e, a tendere, avranno meno bisogno della presenza costante della mamma. Una delle cause maggiori di depressione nella donna è la percezione di non avere un ruolo: quello domestico si da per scontato e una volta cresciuti i figli ... crisi di identità!
Certo, pensare al proprio cucciolotto che passa la giornata tra asilo/scuola e baby-sitter/nonni, non è che colmi il cuore di gioia. Però bisogna essere pratiche, non fare scelte drastiche ed essere molto propositive, a tutti i livelli: cercare la soluzione migliore per il proprio lavoro (lasciarlo non è una soluzione); distribuire bene i compiti in casa (fare tutto da sole non è una soluzione); attingere da esperienze positive altrui (sentirsi sole non è una soluzione).
Al progetto di worklifebalance di cui "vaneggiavo" un paio di post fa ho iniziato a lavorare seriamente, grazie anche all'aiuto di un paio di amiche e di un tam tam su twitter che mi sta portando diverse informazioni utili.
Stiamo anche pensando a gruppi di lavoro via skype, con riunioni indette dalla cucina di casa (non è meraviglioso?).
Poichè sono sognatrice a metà, se da un lato immagino soluzioni semplici, efficaci e che andranno a buon fine, dall'altro "sento" la diffidenza, non cattiva, ma rassegnata, quella del tanto niente può cambiare, è troppo difficile.
Ogni viaggio comincia col primo passo, non importa quanto lungo sia, l'importante è cominciare a muoversi.
Lo dico per le mamme come me, acrobate.
Lo dico per chi desidera diventare mamma e (giustamente?) si chiede se non sia un lusso, che ho sentito considerazioni di questo genere.
Lo dico per i papà, che spesso si ritrovano a tenere in equilibrio una mamma suo malgrado un po' allo sbando.




lunedì 28 gennaio 2013

Il dono dell'ubiquità.

Se anche voi vedete il vostro under2 che improvvisamente si accovaccia e dopo, con slancio approssimativo, si alza traballando; se lo beccate che agita le braccia tipo uccellino  mentre stacca i talloni dal suolo; se ve lo ritrovate a terra, che si rialza e riprova strani passi, non vi preoccupate, non è posseduto: sta provando a saltare.
Se poi quando state giocando sul letto, sta di preferenza con il sedere in aria e la testa conficcata nel materasso, sgambettando a gambe alterne, tranquilli: sta provando le capriole.
Se lo sentite gridare felice per casa, gooool!! sta imparando a prendere a calci la palla, cosa probabilmente già iscritta nel DNA maschile.
Gran rumore di sedie e pianto disperato? E' l'età in cui si arrampica sui mobili, provando a se stesso che no, non ha paura e ce la può fare. In realtà non sempre, ma questo lo imparerà solo cadendo.
O rompendosi un dente.
Cigolino ha un dentino scheggiato, se ne è accorto GF. Considerando che non l'abbiamo visto con labbra tumefatte, lividi sospetti o altri traumi, immaginiamo sia stato un momento indolore. Di fatto non sappiamo quando e come sia successo. Gli da un'aria simpatica quel dentino senza un pezzo, speriamo solo non gli dia fastidio. Portare Cigolino da un dentista, per fargli limare il dente, è fuori discussione, almeno finchè non trovo un esorcista che con noi partecipi alla seduta.
Ecco. Questo è ciò che mi merito per ogni volta che ho detto "non vedo l'ora che cammini". L'ho detto, non posso negarlo.
Fortunatamente madre natura provvede, regalandoti il dono dell'ubiquità. Se sono in cucina a preparare la cena, ho occhi anche di là: vedo i rumori che mi descrivono la scena.
1) Troppo silenzio: verificare subito! Potrebbe essere l'attimo prima della catastrofe. O il cartone animato più interessante del pomeriggio. Meglio comunque dare un'occhiata.
2) Giochi musicali: finchè suonano è un buon segno, sta giocando. Quando tacciono improvvisamente, v. punto 1)
3) Ha i pastelli in mano? meglio non allontanarsi.
4) Improvvisamente la TV emette suoni discontinui? Ha trovato il telecomando e fa zapping come se non ci fosse domani.
5) Ti chiama. Si sta annoiando. Guidalo con la voce per farlo arrivare da te, è più divertente.
6) Piedini nudi che camminano sul pavimento. Sta arrivando. Metti coltelli, pentole bollenti, piatti, bicchieri e ciò che di molto frangibile c'è, lontano dalla sua portata.
7) sequenza rumore, silenzio, pianto: è caduto dal puff. Accorrere.
8) sequenza passi, silenzio, pianto: è inciampato nel tappeto. Contare fino a 4, di solito si rialza e arriva. Altrimenti, accorrere.
9) Cesta dei giochi rovesciata per terra: tutto ok, è in camera sua a giocare.
10) Rumore d'acqua. Allarme generale, ha aperto il rubinetto in bagno, accorrere con straccio e vestitini di ricambio.
In questo modo, vedendo i rumori, puoi anche preparare la cena (o stendere il bucato, riordinare e altre cose così insomma...). E' possibile, sì, si riesce.
Da tener presente che l'approccio al fornello deve essere alla masterchef: tirare fuori il meglio, con ciò che hai a disposizione lì per lì (non c'è tempo per verificare cosa effettivamente contiene il frigo) e in un tempo ridottissimo. Accettando anche l'eventualità di cotture a rate, di fondi bruciati, di dimenticare almeno un ingrediente.
Fa niente, nessuno vi dirà io muoro o "questa sarebbe una bistecca"?



venerdì 25 gennaio 2013

L'attimo che ognuno ha.

Ieri sera sembrava di essere in un mini girone infernale.
Mentre cercavo di convincere Cigolino che era una buona idea cenare, lui incurante dei miei ragionamenti, si è appropriato di un pacchettino di biscotti: ne ha mangiato un paio e ha poi ridotto in briciole finissime, polvere di biscotto, gli altri. Guardava soddisfatto nel suo pacchetto, curioso del risultato ottenuto.
"Cigolino, mi dai il pacchetto?"
"NO!"
Siamo in piena fase NO, risposta unica e trasversale anche a domande tipo facciamo una festa bellissima o usciamo per andare sullo scivolo. NO! detto netto, convinto, con moltissimo gusto.
Chiaro che non a tutti i no va dato retta, come lo è che non è che puoi ignorarli tutti.
Così, madre senza testa, gli ho lasciato il suo pacchettino di briciole, visto che lo stava studiando con tanta attenzione e mi sono spostata in cucina.
Noi conviviamo felicemente con due gatti molto anziani: passano il tempo a dormicchiare su una sedia in cucina, poi si stiracchiano pigramente, mangiano, curiosano un momento, tornano sulla sedia e via così. Sono due gatti persiani, con il pelo lungo, che leccano spesso e qualche volta ... vomitano! Per cui lo scenario in cucina non era dei migliori. Torno sui miei passi per andare a prendere lo straccio del pavimento e trovo Cigolino ricoperto da capo a piedi di briciole, che tutto eccitato le sparpaglia sul pavimento con l'aiuto di un calzino opportunamente tolto e usato tipo spatola.
Salvo prima il figlio dalle briciole o bonifico la cucina?
Scelgo la cucina, considerando la poca pericolosità dei biscotti schiacciati.
Nel frattempo suonano il cellulare e il telefono fisso.
Nel contempo la gatta pensa bene di intingere le zampe nella ciotola dell'acqua e farsi un giro per casa. Cigolino sembra sempre più un pupazzo di briciole.
Ignoro i telefoni, almeno quelli.
Mi guardo intorno.
Il postino Pat, dalla tv, stromabazza allegro verso un bimbo di biscotti, praticamente una base per cheesecake.
La gatta si è fermata, dopo circa un milione di zampettate.
Io fisso la porta. D'uscita.
L'attimo che ognuno ha: quello di voler essere immediatamente altrove.

Come è andata a finire.
Ho bonificato tutto accuratamente, Cigolino compreso. In un tripudio di pavimenti lavati e disinfettati, con gran finale di bagnetto e tsunami, ma tanto ormai ....

Buon fine settimana a tutti.

venerdì 18 gennaio 2013

Cambiare? Parte dal "Io sono qui".

Come sapete, il tema che più mi sta a cuore è il work-life-balance: quello che dovrebbe essere l'equilibrio, non l'equilibrismo, tra famiglia, lavoro e il resto della vita.
Solo adesso che sono mamma anch'io, mi sono accorta che siamo ancora talmente in alto mare su questo tema, che in confronto Cristoforo Colombo aveva più certezza di approdare in India.
Una cosa, poi, che mi disturba tantissimo è che continuano a uscire dati Istat, ricerche di vari Istituti, considerazioni di studiosi, che evidenziano come il lavoro femminile in Italia cresca poco, di quanto indietro siamo rispetto ad altri Paesi europei, soprattutto nel Nord Europa.
La domanda e le considerazioni sono lecite, mi lascia perplessa il sistema di riferimento: i dati vengono misurati in senso assoluto e non messi in correlazione, per esempio, con la crescita di disponibilità di asili nido o scuole materne; di reali cambiamenti nella flessibilità degli orari; con dati certi sull'utilizzo del telelavoro, per fare i primi esempi che mi vengono in mente.
I dati riferiscono di donne italiane ancora legate al ruolo, "condannate" da una tradizione di accudimento, che fanno una fatica incredibile a conciliare il tutto e lavorano, tra casa e ufficio, molto più degli uomini. Guadagnando meno, il più delle volte. Ce ne sarebbe abbastanza da indire qui e subito una rivoluzione globale: la sperequazione, il mobbing sociale sono lì, nei dati, sotto gli occhi di tutti. Ma niente, facciamo poco e niente, stentiamo a portare avanti istanze e anche a livello politico non è tra i temi centrali, trainanti, un focus su cui costruire.
Niente. E' come una lamentela di sottofondo, costante, un brusio, che solo a tratti, e in circostanze limitate, riesce davvero a farsi sentire.
Nel mio piccolo allora ho fatto un paio di considerazioni.
Forse non siamo pronte ad affrontare una sfida così grande: quella di cambiare le cose in tempi brevi e a beneficio di tutti. E' un peccato, ma temo di non essere lontana dalla verità, a pensarla così.
Forse meglio partire dal "qui e ora" e provare a cambiare il nostro contesto.
Anche così sa molto di utopia, però perchè non provare?
Partire dal "io sono qui".
Al momento ho disegnato solo il profilo di ciò che desidero proporre e immaginato (vagamente) collaborazioni. Un po' perchè non è il mio mestiere mettere insieme progetti che abbiano un senso e una fattibilità, un po' perchè so, questo sì, che un progetto deve mostrare in modo lampante e incontrovertibile dei vantaggi per le due parti: sia per chi del progetto usufruirà (lavoratori), sia per chi lo attuerà (azienda).
Ho poi la presunzione di credere che se sarà un lavoro ben fatto, se sarà un progetto sensato e attuato, diventerà un precedente. Un case history, per dirla in aziendalese. Chissà.
A me le sfide piacciono, questa mi appassiona proprio.
Va da sè che ho bisogno del vostro aiuto: suggerimenti, idee, cose che vorreste veder realizzate, esperienze positive nel vostro luogo di lavoro, qualche technicality utile, riferimenti legali, notizie su fondi disponibili, parlarne, una tazza di tea aromatico e qualche biscotto. Insomma, come fosse che ci troviamo da me a studiare, tipo tempi della scuola.
O come i cavalieri che fecero l'impresa ;)
Buon fine settimana.


PS.Un blog (un signor blog) che si occupa di questo tema è la 27ma ora (corriere della sera): ottimo, interessante, molto attivo.

mercoledì 16 gennaio 2013

Chi ha un bimbo che piange così?


Cigolino ha un letto più o meno come quello della foto.
Credo che tutti i lettini siano fatti pressapoco così.
Una delle due sponde laterali è montata su guide, in modo che possa scendere abbastanza per rifare il letto e salire a sufficienza per non farlo cadere durante la notte.
Orbene.
Capita però che tale spondina esca dalla guida. Se capita nella parte alta te ne accorgi subito, se capita nella parte bassa invece .... La sponda diventa basculante, effetto porta del box, ma mica te ne accorgi.
Capita poi che ai bimbi piccoli, e Cigolino non fa eccezione, piaccia dormire sentendo con tutto il corpo i confini del letto. Li rassicura. Per questo spesso dormono di traverso, con piedi e testa incastonati nelle doghe dei lati.
Oppure, a scelta, dormono proprio attaccati alla sponda del letto, tipo edera al muro.
Ecco.
Deve essere andata così stamattina, intorno alle 5.
Ho sentito un bambino piangere tantissimo. Vista l'ora, stavo dormendo profondamente e probabilmente sognando. Ricordo il primo pensiero, sentendo il pianto: ooooh, povero, chi ha un bimbo che piange così? Una frazione di secondo dopo ero in piedi "IO HO UN BAMBINO CHE PIANGE COSI'" e in mezzo secondo ero davanti al letto di Cigolino.
Buio, che gli interruttori non li trovi mai quando servono.
Piangeva.
Solo che nel letto non c'era.
Un secondo di interdizione totale. Io non ho mai, neppure in emergenza, il risveglio istantaneo.
Dov'è?
Abbasso lo sguardo un po' di più e per terra, di fianco al letto, c'era un salamino in pigiama bianco. Che piangeva, spaventato.
Cigolino è franato dal letto, lentamente, scivolando sotto la spondina basculan-traditrice.
Niente di che, da lì la distanza dal pavimento è davvero minima. Credo piangesse per puro disappunto: trovarsi sul pavimento, senza coperte, senza sentire più il contatto del letto e a quell'ora per giunta, deve essere parecchio scocciante.
Trovato finalmente l'interruttore abbiamo verificato che fosse tutto a posto e intero, sistemata la sponda, baci baci, un sorso d'acqua e tutti di nuovo a nanna.
Si è riaddormentato subito.
GF e io invece a ridere come due genitori sciagurati.


lunedì 14 gennaio 2013

Open day.

E arrivò l'open day.
Quello della scuola materna a cui andrà Cigolino, probabilmente già da settembre.
La scuola la conosco già, è la stessa in cui hanno militato le mie amatissime nipotine, la stessa a cui sono andata a prenderle, in cui ho visto saggi e incrociato più volte maestre e assistenti.
Quindi.
Che motivo mai ci sarà stato di commuovermi come alla prima recita?
E' andata proprio così.
Passeggiando per i corridoi, le aule con quelle sedie piccole, i tavoli bassi, i bagni formato gnomo e giochi sparpagliati ovunque, io mi sono commossa. Guardavo Cigolino correre da una parte all'altra, tutto eccitato dal luogo, dalla presenza di tanti bimbi e sentivo chiaramente che lui si sentiva a casa, lui lì ci sta già bene. GF e io con poche parole, io anche gli occhi lucidi e un'ondata di emozione come se all'asilo dovessi tornarci io.
Tant'è.
Vediamo come andrà. L'obbiettivo, ovviamente, è abbandonare il pannolino da qui a settembre: è la discriminante forte sulla decisione di mandarlo effettivamente alla materna a due anni e mezzo.
Se la normativa non è cambiata, e non mi pare, sono infatti iscrivibili alla scuola materna tutti i bambini che compiranno i 3 anni entro l'aprile successivo all'inizio dell'anno scolastico.
Ci siamo, come età non ci sono problemi.
Sarà piuttosto verificare il grado di indipendenza di Cigolino, la capacità di affrontare la giornata in mezzo ad altri bambini e non con una persona che si dedica a lui.
Ci lavoriamo sù, in fondo di tempo ce n'è e i bambini a questa età imparano in fretta.
La scuola materna porta con sè, inevitabilmente, una riorganizzazione, dei nostri orari prima di tutto.
Sto cercando, da tempo, di capire perchè gli orari scolastici non coincidano con quelli lavorativi dei genitori: non che la scuola si debba sostituire nell'accudimento, ci mancherebbe, ma neppure stabilire a priori e in modo unilaterale, le politiche economiche di un nucleo famigliare. Non tutti ottengono facilmente un part-time e, fra l'altro, non è assolutamente detto che si possano permettere di ridurre lo stipendio, non tutti (e sempre meno per la verità) possono permettersi una baby sitter, sempre meno hanno i nonni a disposizione. Considerando che non puoi dare le chiavi di casa a un treenne e ricordati di guardare bene prima di attraversare la strada, non è chiaro cosa si debba fare per gestire il tutto.
Senza contare che poi arriva l'estate, le scuole chiudono e in nessun ufficio invece hai 2 mesi e mezzo di ferie.
Su questo ci tornerò, spesso. E' il mio message in the bottle, che lancio da qui, sperando che qualcuno lo raccolga e ci dia una mano a dipanare la matassa: che se la guardi tutta insieme, questa matassa, vedi solo che fare figli, tirarli sù bene è un lusso che non tutti.
Oggi resto sulla nostra emozione, di immaginare Cigolino che fa i lavoretti, che impara le poesie, che gioca e gioca.


venerdì 11 gennaio 2013

I colori di papà.

Ho letto un bel post sulla 27ma ora, il blog del Corriere della Sera.
Antonella De Gregorio ci racconta come è possibile avere indizi del rapporto padre-figli dai disegni di questi ultimi.
Ho subito pensato agli scarabocchi di Cigolino, quelli che fa con tanto impegno e alla scelta di colori: ne sceglie uno di solito, gli altri li butta per terra, vuole un foglio bianco, se già segnato non va assolutamente bene, e da lì parte in scarabocchi che a me sembrano meravigliosi. Poi cambia colore e continua la sua opera d'arte. Gli piace molto usare i pastelli, incrocio le dita affinchè non si accorga mai di quanto bianchi e invitanti siano i muri di casa.
Cigolino, dunque, è ancora nel suo periodo astratto, spesso è un periodo blu, poco mi racconta attraverso le sue creazioni.
In età figurativa, invece, si possono avere indicazioni abbastanza precise.
La figura paterna per eccellenza nei disegni è il sole, che brillando manda calore ed energia a tutto il mondo.
Se nei disegni dei nostri bimbi il sole è in alto a sinistra, in un angolino, significa che è un padre poco affetuso che delega ad altri la questione affettiva; se i raggi sono a matita o di un colore scuro (neri) vuol dire che il piccolo avverte freddezza; un sole che splende sopra monti dalle cime a punte indica un papà irraggiungibile; raggi gialli e colorati invece dicono che il bimbo si sente sufficientemente riscaldato dalla figura paterna.
Altra figura simbolo è la casa: se il rapporto è equilibrato è collegata da una strada al resto del mondo; o l'albero: il buon rapporto si esprime con un albero con una bella chioma abbondante.
Chi ha studiato per anni tutto ciò è la dott.sa Crotti, che ha osservato così anche il lento ma inesorabile cambiamento del rapporto tra figli e papà. Se prima era senz'altro un rapporto più autoritario, adesso rischia di essere troppo destrutturato, come se gli uomini si stessero sottraendo alle loro responsabilità o stessero rinunciando al proprio ruolo, quello cioè, di dare le regole da seguire e non di soddisfarei soli desideri lucidi (e a volte pressanti) dei propri figli.
Secondo il dott. Zoja, psicanalista, poi, il papà è l'unico che può, e deve, trasmettere le qualità combattive e la capacità di difendersi, è quello che gli regala "l'armatura". Senza l'armatura un figlio, soprattutto maschio, sarebbe indiscriminatamente simile alla madre. Certo un padre non deve essere sempre armato, continua Zoja, che così non verrebbe riconosciuto come padre; ma anche non l'esserlo mai mette in dubbio il suo ruolo e possono indurre il figlio, in età adolescenziale, a comportamenti non equilibrati e autodistruttivi, come l'uso di droghe, l'abuso di alcool o il cercare punti di riferimento forti nei "bulli" di turno.
Insomma, un caos emotivo.
Per questo è importante dare un'occhiata critica ai disegni dei bambini: sono in grado di svelare cose in un'età in cui è ancora possibile cambiare rotta e recuperare: chiaro che non hanno una precisione assoluta, ma sono comunque indizi importanti.
“L’analisi dei disegni è importante per studiare la relazione tra padri e figli – dice Evi Crotti, psicopedagogista e grafologa -. Il concetto di padre rappresenta ciò che è grande e autorevole: la potenza, l’immenso, il prestigio, il potere. Ma nei disegni dei nostri bambini si legge sempre più spesso una richiesta d’aiuto, la nostalgia di un padre più presente, il bisogno di avere al proprio fianco una figura forte e affettuosa”.

Il post completo lo trovate qui.
E voi cosa leggete nei disegni dei vostri bimbi?
Buon fine settimana a tutti :) 

giovedì 10 gennaio 2013

NO!

Sono tre sere che Cigolino si rifiuta di cenare.
Mi guarda serissimo e dice No, secco. Poi si mette il dito in bocca e si gira dall'altra parte, come a dire vedi di non rompere, ok?
Ora.
Lo so.
I bambini si regolano, i bambini mangiano quando hanno fame, i bambini sanno.
Va bene.
Solo che le mamme no e si preoccupano.
Ho le mie tecniche per convincerlo, di solito. Sono tutte poco ortodosse, ma di solito funzionano.
1) Se in cucina proprio non va, trasferisco seggiolone e cena in soggiorno e accendo la TV. Se il cartone di turno è abbastanza interessante, posso contare su 3 minuti neutri. I minuti neutri sono quelli in cui mangia, senza (quasi) accorgersene.
2) Preparare cose che possa agevolmente mangiare da solo. E' in quella fase in cui non vuole essere imboccato, ma non ha ancora l'abilità di gestire bene la forchetta. Quindi fingersfood! Modo figo di indicare il cibo che puoi mangiare con le mani: sono allora bastoncini di formaggio, fiammiferi di verdure, striscioline di prosciutto, quadratini di pane e così via. Funziona abbastanza. Credo però che Cigolino non abbia proprio interesse per il cibo, quindi dopo poco si annoia e lascia perdere.Anzi, stritola il cibo, lo sbriciola, lo spalma un po' ovunque.
3) Andare sul sicuro: preparare le cose che so che gli piacciono. Ovvero: pasta al burro; polpettine; pizza. Salta all'occhio che non è molto equilibrato come menù, vero?
4) Andare sul super sicuro, quando rifiuta i precedenti 3 punti. Il gelato. Il gelato lo mangia sempre. Ma non mi pare particolarmente educativo, per cui oppongo sempre un po' di resistenza a questa opzione.
5) Vorrei dargli il bancomat e dirgli di andare a mangiare dove meglio crede e ciò che più gli piace, ma non so, non lo vedo pronto per questo passo.

Il cruccio resta, le soluzioni scemano. Mi consola il fatto che è troppo piccolo per implicazioni psicologiche nel rifiuto del cibo. Per lui sarà un gioco, un tentativo di affermazione, non fame: non è anoressico ecco :D
Quindi lo sforzo alla fine è solo mio: accettare, non impuntarmi e soprattutto non preoccuparmi.
Voi ci riuscite?


martedì 8 gennaio 2013

Baci baci

Cigolino ha imparato a dare i baci.
Con uno schiocco leggero.
Ne da' tantissimi tutti in fila, irresistibile.
E' una novità, un'abilità che ha un paio di settimane al massimo.
Perchè prima, diciamo dai 9 mesi in poi, i baci erano saliva depositata a caso, bocca stampata da qualche parte.
Adesso c'è lo smack ed è tutta un'altra cosa.
E' una cosa che mi intenerisce così tanto!






lunedì 7 gennaio 2013

Quel cambiamento chiamato mammità.

Quando mi dicevano che diventare mamma ti cambia profondamente, io non è che ne fossi proprio convinta.
Diventare mamma tardi poi, la primipara tardona, mi diceva che ormai quello che si è si è e niente più può intervenire a cambiarti.
Devo anche ammettere che mi sarei tenuta questa convinzione, ma poi succedono cose, piccole, non importanti e capisci.
Che non sei più la stessa.
Che qualcosa, che neppure sai dire con precisione, è davvero cambiato.
L'ho capito definitivamente in questi giorni.
Non senza un po' di tenerezza.
Capita così che se sento un bambino piangere e non lo vedo subito, mi scatta come un allarme e mi devo assicurare che ci sia qualcuno vicino: supermercati, centri commerciali sono quindi luoghi di tensione :) Prima,  non l'avrei neppure sentito il bambino che piange.
Capita anche, e questo è gravissimo, che esca per shopping selvaggio saldi e torni a casa senza niente per me, ma tutto per Cigolino. Prima, non avrei lontanamente pensato a comprare qualcosa per qualcun altro.
Guardo anche Peppa Pig, perchè mi piace spiegare a Cigolino quello che succede e trovare le  similitudini con quello che capita a noi (tipo: visto? fannol'albero come noi; vanno al mare come noi ecc.).
Sinceramente, in altri tempi, non avrei retto più di un minuto.
Succedono cose, insomma.
Sono anche più evidenti nelle amiche, quelle che figurati se la maternità mi cambia e io prima di tutto il lavoro. Le becchi poi su Facebook in dediche amorose ai propri pargoli, diventano professioniste dell'uscita in perfetto orario dall'ufficio e virtuose dello scaldapappe. Sì, le stesse, che fino a poco tempo fa ballavano con te sui tavoli fino a notte fonda.
Ho capito che non è il senso di responsabilità a mutare, in fondo non si stravolgono le priorità (cambia in modo permanente la prima priorità della lista, ma non si eliminano le altre), ma scatta una cosa, silenziosamente: la mammità. Prima non ce l'hai e poi sì.
Impari a pensare cose semplici. Impari che una favola può durare anche 1 minuto e non ha bisogno di castelli e cavalieri, ma più di calzini e coniglietti di peluche, perchè è più divertente se la favola la puoi anche vedere. Impari che una dose di pasta è 40grammi, e lo sai senza pesarla. Impari, senza saperlo, che tutto, ma proprio tutto, ha un ritmo diverso, una misura diversa, parole nuove. Che annoieranno, con tutta probabilità, il pargolo, ma fanno sentire te più calata nel ruolo.
Posso anche sbilanciarmi e dire che un cambiamento del tutto simile avviene nei papà: papità però non mi piace un granchè come termine.
Sono stata romantica in questo post, eh? ;)


Se i genitori riuscissero soltanto a capire quanto annoiano i loro figli. (G.C. Lichetenberg, fisico 1742-1799).

venerdì 4 gennaio 2013

I tre amici.

Befanine mie, pronte a festeggiare?
Cigolino sta aspettando con una certa trepidazione che i re magi arrivino alla fine del presepe: sono partiti da lontano, dal lato opposto del mobiletto su cui abbiamo messo le statuine. Sul loro tragitto ho sparpagliato paglia (il deserto), alcuni soprammobili (le difficoltà) e spesso si sono trovati davanti agli imprevisti: il telecomando, un paio d'occhiali, le chiavi ... Ma ci siamo quasi, stanno arrivando.
A Cigolino la storia l'ho raccontata così:
tre amici, si fanno chiamare re magi, stanno andando a trovare un bimbo appena nato, proprio piccolo. Cammina e cammina, dovranno superare il deserto, le città, insidie e telecomandi appoggiati per sbaglio qui.
Finchè un giorno, il 6 gennaio, arriveranno da gesù bambino, che è proprio piccolo piccolo, un po' piange e un po' dorme. Ci sono anche la sua mamma, Maria, e papà Giuseppe, un bue e un asino. Poi c'è Giorgio, il pastore con la sua pecora. E tutti aspettano i Magi, quei tre amici, per fare festa.
(A questo punto battiamo le mani).
Non chiedetemelo, non me lo spiego, ma a Cigolino questa storia piace un bel po'. Mi chiede di venire in braccio, fa segno di andare verso il mobile e mima il movimento dei Magi e ... mi ascolta!
Finisce poi che vuole aprire il mobile, per controllare se, per caso, ci sono dei cioccolatini, per cui sono convinta che lui si sia fatto l'idea che i lindor siano parte integrante della natività e che la festa con i Re magi sia a base di cioccolato al latte.
Tant'è. Ha funzionato. La storia del presepe l'ha davvero divertito.
Raccontargli della befana è più difficile, aspetterò un paio di epifanie prima di appendere calze in giro.
Per quest'anno ci accontentiamo dei tre amici che arrivano, della festa di cioccolato e di un pacchetto di Natale ancora da aprire.
Buon fine settimana!

giovedì 3 gennaio 2013

Il feto che ascolta.

Attenzione, i nascituri ci ascoltano.
Mentre leggevo questo articolo, pensavo tra me e me a cosa ho detto nei nove mesi di gravidanza.
E tirato un gran sospiro di sollievo.
Sono, quelli, nove mesi di grazia, in cui hai pensieri intrisi d'amore e buoni propositi e le parole, quindi, escono di conseguenza.
Meno male, perchè da un recente studio USA è stato stabilito che si incomincia a imparare la propria lingua, attraverso le parole della mamma, già in pancia. Più precisamente dalla trentesima settimana di gestazione, quando, cioè, si sviluppano i meccanismi sensoriali e celebrali. Praticamente, in una gravidanza normale che giunge a termine, il pupo sta una decina di settimane in aula, in una full immersion intensa.
Così, quando decide di venire al mondo, ha già un corredo di suoni sufficiente per capire cosa la mamma gli sta dicendo, per orientarsi insomma.
Non solo. La ricerca evidenzia anche che in questo modo la mamma influenza già in gravidanza il cervello del nascituro, che imprime nel suo cervello voce e suoni della mamma. Restano come punti di riferimento.
E' anche per questo che i neonati piangono "nella loro lingua", ovvero con una nota melodica che si rifà alla lingua materna e che sono spaesati quando ascoltano una lingua diversa.
La ricerca è un tassello in più in quel processo di esplorazione che mira a scoprire cosa fa dei bambini delle spugne, in grado di imparare moltissimo nei primi anni di vita. Capacità che scompare in età adulta.
Ecco allora che quella cosa tenerissima di parlare al proprio pancione, quella che a volte ci fa sentire un po' matte e troppo romantiche, ha in realtà un senso: insegnare. Preparare il nostro bimbo a ciò che troverà fuori.
In questo sono stata molto precisa, raccontando a Cigolino di me, di GF, degli zii e degli amici. A lungo gli ho raccomandato di non aspettarsi troppo da me, che sono distratta, che sto sempre un po' sulle mie, che non sono (lo sapevo già) una mammissima.
Adesso ho la conferma che non avrà capito niente di ciò che gli dicevo, ma che ha apprezzato i suoni. Me ne accorgevo anche: quando parlavo con voce tranquilla, lui cominciava a far capriole, lo sentivo contento.
Lo studio, mi viene da pensare, allora, conferma anche il valore dell'ascoltare musica durante la gravidanza, in particolare Mozart o Gershwin. Pare infatti che l'ascolto della musica in gravidanza aiuti lo sviluppo sensoriale del feto e gli faccia provare, ancora nella pancia, stati di gioia e serenità.
Approfittatene, future mamme.
Anche per voi la sensazione sarà piacevole: avrete l'esatta percezione che il vostro futuro bimbo vi stia ascoltando. Cosa che dopo la nascita, sarà più rara ;)

mercoledì 2 gennaio 2013

Pronti? Via!

Anno nuovo, vita nuova.
Se non vi sentite pronti a cambiar vita, pazienza, andrà benissimo anche quella di prima.
Certo è che ogni inizio anno io la voglia di novità la sento eccome.
Però, l'età mi ha reso saggia, o meno combattiva, per cui evito, con estrema cura, di cadere nella trappola dei buoni propositi.
Non mantenerli mi creerebbe smarrimento, per cui tanto vale.
C'è sempre, comunque, molta curiosità per ciò che sarà.
Non do mai per scontato che tutto sarà com'è stato, al contrario nutro certezze di cambiamenti, di sorprese e miglioramento generale. Tutto sommato ritengo sia sempre più prudente e rilassante essere ottimisti e se mai avere torto, che essere pessimisti e avere ragione.
Cosa che mi ricorderò di trasmettere anche a Cigolino (ops, ho appena fatto un buon proposito).
E per Cigolino cosa cambierà quest'anno? Beh intanto compierà 2 anni e ...
Vedo e prevedo:

1) Preiscrizione alla scuola materna. E' da fare adesso e la faremo. La legge permette di andare alla materna a 2anni e mezzo, purchè i 3 anni si compiano entro l'aprile dell'anno successivo. L'accesso effettivo alla materna sarà possibile se avanzano posti, cioè in lista ci sono prima tutti i treenni. La preiscrizione non è vincolante, si potrà dunque valutare la reale iscrizione più in là e verificare che effettivamente il pargolo sia pronto a questo passo.

2) Usare il vasino. Beh, se pensiamo di andare alla materna, sarà bene spannolarci. Nutro speranza che non sarà (così) difficile: odia i pannolini, avvisa quando sta facendo qualcosa, quando entra in bagno (solitamente per inseguire me o papà) cerca di abbassare i pantaloni e va a sicuro verso il water.

3) Incoraggiarlo a parlare. Io quasi non me ne accorgevo, perchè sono una mamma approssimativa, ma Cigolino ha iniziato a parlare. A modo suo, chiaro. Abbiamo un suono per il biscotto (cocco), uno per le scarpe (appe), le calze (azze), la giacca (acca), e via così per le cose che usiamo o facciamo più spesso. Quindi adesso faccio molta più attenzione: indico le cose e gli ripeto il loro nome. Non mi viene istintivo, per cui quando me ne ricordo, mi sento molto molto mamma.

4) Più libri. A cigolino piace sfogliare. I suoi libri, ma anche, e molto, le riviste. Queste le guardiamo insieme e sono di grande stimolo per le parole e per vedere cose diverse dal solito. Per cui non è raro vederlo intento su Vanity Fair, adora le pagine pubblicitarie :)

5) Più colori. Altra passione di Cigolino è "disegnare": foglio (bianco, che se è già pasticciato si arrabbia), un paio di matite ed è davvero contento. Per il momento pare anche aver compreso che è sul foglio che si disegna e non sui muri.

Più in là non mi spingo, che va a finire che poi lo voglio bambino prodigio.
Pronti? via!



Gli esempi, per i bambini, sono più utili dei rimproveri.
Joseph JoubertPensieri, 1838 (postumo)


martedì 1 gennaio 2013

Auguri, mamme.

Dai, ce l'abbiamo quasi fatta. A sopravvivere alle feste, dico.
Sì perchè tra pranzi e cene, merende, visite di amici e parenti io mi sa che sono più stanca di prima ;)
E' con sollievo che domani torno in ufficio (esagero ... ma non troppo).
Tutto bello, tutto piacevole, affettuoso e festoso, ma io non sono tagliata per queste lunghe distanze e dopo un po' ho voglia di tornare alla mia routine, ai miei silenzi, alle mie lentezze e alle mie corse.
Per Cigolino, invece, è stato un gran momento ed è questo che conta.
Coccole a profusione da tutti i nonni, bambini da andare a trovare e in giro per casa a giocare, palloncini, macchinine, un barbapapà giallo a cui da un bacio prima di dormire, papà e mamma a disposizione e anche, ieri, il permesso di fare tardi. Che tanto a mezzanotte poi mica c'è arrivato, crollato a venti minuti dal brindisi.
Giorni di amici. Giorni di genitori. Giorni di albero di Natale, di musica, di chiacchiere, di dolci (aufff che pesantezza), di cibo cucinato con amore, di cose condivise, di buoni propositi e calore.
Giorni belli.
E da domani si ricomincia.
Con un'agenda nuova e giallo sole; con rinnovati intenti e curiosità.
Si ricomincia anche da qui, passo passo, come di consuetudine.
Auguri mamme, felice anno nuovo. Di cuore.