Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

giovedì 17 maggio 2012

Il guest del giovedì: work life balance

Il primo post sul Work life balance. Si parte dall'inizio, da quel cominciare a lasciare il nostro pupo. Quali pensieri e cosa fare? Aspetto commenti, esperienze, post, idee ecc. ecc. Torte no, che sono a dieta.


WORK LIFE BALANCE: RICREARE UNA RELAZIONE CON L’ESTERNO, GLI AMICI, GLI INTERESSI, LA PROFESSIONE


Nella complessa relazione che si va via via costruendo con il proprio figlio e con la propria famiglia il nostro ruolo di mamma evolve permettendoci di tornare a ricavare degli spazi per noi.
Ognuna, con i propri ritmi e modalità, scopre che può permettersi di lasciare ogni giorno per più tempo il proprio piccolo alle cure di nonni, tate o asili. È una fase importante che ci fornisce l’opportunità di ricostruire una relazione con l’esterno.
Almeno in una fase iniziale i sensi di colpa abbonderanno (poi rimarranno ma li sapremo gestire meglio). Spinte dall’entusiasmo e dal desiderio del vecchio senso di libertà accetteremo in maniera spensierata inviti da parte di amici, ci iscriveremo a corsi, compreremo biglietti per mostre o per il teatro e poi….poi, almeno una volta, ci ritroveremo ad inventare delle scuse per procrastinare l’impegno preso o annullarlo del tutto, sentendoci totalmente appagate dall’abbraccio e dal sorriso dei nostri piccoletti.
Attenzione:facciamolo purché la nostra scelta non comporti eccessiva frustrazione, se invece ce la sentiamopossiamo provare ed osare spingendoci di nuovo nel mondo. Quale scelta compiere? Di volta in volta quella che il nuovo istinto che abbiamo sviluppato ci fa sentire come più vicina al nostro modo di essere quel giorno. Cerco di spiegarmi: ci sono giorni in cui abbiamo bisogno di star sole, di pensare a noi, di rigenerare le nostre energie, in queste giornate anche un’oretta sole con una cara amica ci fa stare davvero meglio. Bene allora usciamo e stringiamo i denti nel momento in cui il nostro piccolo/a userà contro di noi l’arma più potente che possiede: i suoi occhioni! Magari mentre usciamo comincerà a piangere disperato, ci guarderà offeso, proverà in tutti i modi a trattenerci. Vi assicuro, e ve lo confermerà anche chi si occuperà di lui/lei, che il pianto e la disperazione dureranno un attimo, il tempo di salire in ascensore.
Lui/lei sta solo facendo “il suo lavoro”, quello di tenersi vicino la mamma. Dobbiamo essere forti e capire se si tratta effettivamente di un malessere o se è “solo” il timore di perderci. Nel secondo caso stringete i denti ed uscite! Vi consiglio di farlo condividendo con i piccoli quello che avviene, a prescindere dalla loro età. Spiegate loro che non scomparite ma state uscendo e che ritornerete, so che potrebbe sembrare strano ma i bimbi, grandi o piccoli, apprendono molto in fretta e pian piano impareranno a distinguere i diversi tipi di uscita che la mamma deve fare.
Ovviamente tutto ciò ha senso se ve la sentite, come al solito la cosa più importante è la vostra serenità che di riflesso genererà serenità nei piccoli. Fondamentale è che se deciderete di uscire cerchiate di godervi al massimo il momento di libertà che vi siete concesse. Allentare la vostra relazione con il piccolo gli consentirà diimparare a gestire tutti gli aspetti emotivi che sono legati al distacco. Più il processo sarà graduale e meno sarà traumatico per entrambi, fino al punto in cui saranno loro a salutarvi per andare con gli amici!
È una fase fondamentale nell’evoluzione emotiva sia della relazione mamma/bambino, sia dello sviluppo del piccolo che altrimenti non avrebbe l’opportunità di sperimentare in maniera sicura la separazione dalla figura materna e quindi la corretta gestione delle relazioni con gli altri.
Ma passiamo al tema più spinoso. Finché si tratta di andare a prendere un caffè con la nostra migliore amica ci proviamo e ce la facciamo, certo è più difficile gestire il rientro al lavoro, pensare che i piccoli sono a casa malati mentre noi siamo costrette in riunioni, pranzi ed attività che ci appaiono,e sono,spesso privi di significato.
Questo credo che sia il segno più grande che la maternità ci lascia dentro: la maggior parte di noi impara in maniera inaspettata e sorprendente cosa davvero conta per sé, come se ci svegliassimo all’improvviso. Per alcune sarà la famiglia con lo spostamento dell’ago della bilancia verso questo frangente, per altre rimarrà la professione.
Personalmente ho scelto di svolgere la libera professione proprio per dedicarmi con maggiore libertà della famiglia, ma credo che ognuna debba fare i conti con un budget, con il proprio sistema di relazioni e con quello che la soddisfa davvero, solo a questo punto la scelta ed i cambiamenti da affrontare saranno semplici.
Una di voi la scorsa settimana ha commentato il post dicendomi che ha scelto di mettere in secondo piano la carriera perché si voleva godere la bimba, ottimo. Fondamentale è che la vostra scelta non sia condizionata da quella dell’amica, della vicina di casa, della parente. Qui non si tratta di sperimentare una pappa nuova e chiedere consiglio alle amiche, qui si tratta di vivere la propria vita nel massimo rispetto del proprio equilibrio personale e famigliare. Stare a casa dal lavoro o svolgere un’attività part time non è meno appagante che fare i top manager, così come non è detto che fare i top manager sia meno corretto che far solo le mamme. Tutto dipende dalle nostre energie, ancora (sono noiosa lo so!!) da quello che ci fa sentire meglio, oltrechè dalla rete e supporto famigliare che abbiamo intorno, i papà esistono!!
Molto dipende anche dall’età della maggior parte delle mamme che segue questo blog. Molte di noi hanno avuto bimbi non esattamente a 20 anni, in qualche modo hanno risposto al bisogno di appagamento professionale e quindi non hanno più voglia di affannarsi e correre, preferiscono far poche cose bene e con il cuore, lasciando ai/al piccolo nuovo arrivato uno spazio dedicato il più ampio possibile. Altre hanno ancora desiderio di crescita professionale, sceglieranno quindi un’organizzazione di tate e supporti esterni per continuare il percorso di carriera. L’unica cosa da tener presente è che il grado di organizzazione e fatica sarà simile, impariamo a non giudicare e a non sentirci giudicate nella scelta che faremo. Inoltre non pensiamo, per chi scegliesse la famiglia che non si possa far altro, anche grazie al web la vita è piena di opportunità. Per queste mamme il tempo a disposizione aumenterà con l’età dei figli, il consiglio è di mantenere sempre forte la relazione con l’esterno, il network è importantissimo per continuare ad essere socialmente attive e vedrete che anche gli hobby potrebbero diventare nuove opportunità. Da poco a Milano ho scoperto che esiste un centro nato dalla necessità di due mamme di fare networking con le altre, di scambiare opinioni, di ricevere supporto nella gestione dei bimbi. Chiaccherando tra loro all’uscita dei bambini dall’asilo hanno scoperto questa necessità e pian piano l’idea si è trasformata in qualcosa di concreto e soprattutto funzionale per loro e per altre.Insomma, si può fare!
Per chi di voi dovrà scegliere di rientrare al lavoro il consiglio è di cercare, ove possibile, di negoziare i nuovi spazi ed impegni di lavoro prendendosi in carico solo quello che riteniamo di poter gestire e non trascurando l’impatto che il rientro abbinato alla gestione famigliare avrà sulle nostre energie.
Oggi più che mai puntiamo sull’EQUILIBRIO, da rivedere praticamente ogni giorno sulla base delle necessità nostre e del nuovo quadro famigliare che abbiamo costruito.

3 commenti:

  1. Hai ragione l'equilibrio,ma soprattutto ciò che ci fa star bene fino in fondo, che "autenticamente" ci appaga è importantissimo. Non quello che fa l'amica, che dice la mamma, che dice il marito. E credo comunque che un po di buon senso, soprattutto quando il bambino è molto piccolo aiuti sempre. Insomma bando agli estremismi. Lo dico perchè mi è capitato di leggere recentemente un'intervista a una topo manager in gran carriera in un'agenzia di rating che orgogliasamente sosteneva" Mia figlia ha sedici anni e io posso affermare di non avere mai perso un giorno del mio lavoro per lei. Non sono andata a prenderla a scuola o alle sue recite. Ma lei avrà un modello. Saprà che per raggiungere determinati obiettivi occrrono dei sacrifici". Ecco! Sinceramente questo genere di affermazioni mi sembrano, con grande rispetto della signora in questione, molto tristi e pericolose. Alcune donne pensano veramente che per raggiungere alcuni traguardi sia necessario trascurare un figlio e quindi se stesse. Io penso che un figlio sia anche un'occasione per conoscersi meglio, per esplorare parti di noi stesse che prima ci erano ignote. La rivista in questione sottolineava positivamente il comportamento di questa signora. Credo che invece dovrebbe passare un altro tipo di messaggio: aiutateci a fare la mamma e la professionista in maniera serena, non sarebbe necessario trascurare il lavoro o il figlio se avessimo aiuti e supporti come paesi dell'europa del nord insegnano.
    LISBET

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  2. ahaha scusa Lisbet, sorrido amaramente ma con te, confermo ogni goccia di quello che dici. Purtroppo i sostegni e lo spazio di negoziazione lavorativa è ancora troppo poco, in molti, troppi casi inesistente! per carattere evito i giudizi così come gli estremismi ma personaggi ( nn sono persone) come la signora di cui sopra mi fanno rabbrividire. E poi penso: ma chi ti ha obbligato a mettere al mondo la povera creatura?? noi corriamo, fatichiamo ma loro poveretti che cosa c'entrano?? k

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  3. ahaha scusa Lisbet, sorrido amaramente ma con te, confermo ogni goccia di quello che dici. Purtroppo i sostegni e lo spazio di negoziazione lavorativa è ancora troppo poco, in molti, troppi casi inesistente! per carattere evito i giudizi così come gli estremismi ma personaggi ( nn sono persone) come la signora di cui sopra mi fanno rabbrividire. E poi penso: ma chi ti ha obbligato a mettere al mondo la povera creatura?? noi corriamo, fatichiamo ma loro poveretti che cosa c'entrano?? k

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Quattro chiacchiere fanno solo bene, accomodati :)