Davanti alla finestra della nostra camera da letto c'è una quercia molto alta. Abitiamo al terzo piano, la quercia si affaccia frondosa sul nostro balconcino, ci supera, credo arrivi almeno al quinto.
Parliamo spesso la quercia e io. Non è proprio una chiacchierata, è più un'amicizia nata negli anni, di poche parole, molti silenzi, profonda.
Ah, voi non parlate con le piante? Cig e io ringraziamo spesso gli alberi, credo faccia bene a tutti e male che vada impariamo che gli alberi ci sono, che non sono solo arredo urbano.
Con la quercia questo è il lungo periodo dei saluti. Le sue foglie si fanno gialle e poi rosse, quindi giravoltano nell'aria e vanno giù. E' un momento intenso, che amo molto.
L'autunno a me mette allegria, è la stagione che più di tutte mi da certezza che tutto cambia, evolve, cresce, si trasforma.
Mi dice, l'autunno, che niente di tutto ciò avviene da un momento all'altro e che sempre, fortunatamente, c'è di mezzo un inverno per prepararsi, per decidere dove estendere i nuovi rami, da che parte andare. C'è bisogno dell'inverno per accorgersi che se incontriamo un muro possiamo girarci intorno o cambiare direzione; per lamentarsi del freddo e poi stiracchiare nuove foglie al sole di primavera; per dare un senso alla prova costume e anche alla polenta, ci vuole sempre un inverno.
Io che sono per l'elogio della lentezza mi sento davvero rinfrancata. Ci vuole tempo e ci vuole accorgersi del tempo.
Allora com'è che Cig mi sembra cresciuto all'improvviso?
Chi è quel ragazzino che gira per casa?
Che stagioni hanno i bambini?
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Quattro chiacchiere fanno solo bene, accomodati :)