Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

venerdì 22 marzo 2019

La cronaca e i bambini

Da noi non succede mai nulla.
Nel lembo della città metropolitana in cui abitiamo è tutto tranquillo: ci sono i parchi, le piste ciclabili, il campo rom pacifico, campi da tennis, molte lepri selvatiche, qualche furto di biciclette, qualche antifurto che suona, ma è tranquillo. 
Fino a mercoledì, dove proprio sulla strada provinciale che ci passa intorno come una cintura, è successo del bus, dell'autista, dei bambini. Il terrore si è affacciato dalla finestra di casa, quella che guarda più in là, fino alla città.
Noi non c'eravamo, lavoriamo in città e in ufficio non ho una finestra che guarda fin là, fino a casa. Tra le macchine in quell'inferno c'era però la vicina di casa, lo zio del compagno di scuola, gente del quartiere. La sera, rientrando, quando tutto era finito bene fortunatamente, in strada la gente non parlava d'altro, tra io c'ero e mi tremano ancora le gambe e un io ero appena passato, rob de matt.
Inevitabilmente ne hanno parlato anche i bambini, a scuola, tra di loro, un tam tam di informazioni, partite dalle case, portate in cartella, scodellate tra i banchi.
A Cig non ne avevo parlato il giorno stesso, ero scossa e volevo essere certa di trovare le parole giuste, l'equilibrio necessario.
Me l'ha chiesto ieri sera cosa è successo al bus e perchè; ne abbiamo parlato, senza favole, nel modo più lineare possibile.
"Perchè ne abbiamo parlato a scuola con i compagni e volevo capire meglio, grazie" mi ha detto alla fine. Facciamo così anche quando ascoltiamo insieme i titoli del tg o le notizie alla radio.
Oggi la chat di classe è impazzita. Una mamma ha lasciato un lungo messaggio vocale dicendo che non va bene che i bambini sappiano di questi fatti, che ne parlino, che la sua bimba ne era rimasta scioccata. Seguono commenti assortiti sugli stili educativi e sulla necessità di capire, di tenere o meno i bambini nella campana di vetro. 
Forse non ci sono risposte giuste, ogni genitore ha la sua rotta da seguire, un modo, una convinzione.
Voi che rotta seguite? 




3 commenti:

  1. Barbara, noi non abbiamo ancora parlato di api e fiori. Ma di cronaca ci è capitato, degli attentati (Nizza per esempio e non a caso).
    È difficile spiegare le ideologie che spingono alla malvagità. Ciò che cerchiamo di fare è spiegare che per molte ragioni si può perdere il senso del bene e commettere atti altrimenti incomprensibili. Ma è difficile, molto. Non li vedo sempre convinti. Secondo me gli restano molti interrogativi inespressi

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  2. Tutto dipende dall'età del bambino e dal contatto con altri che potrebbero parlargli di fatti prima dei genitori. A dicembre qui c'è stato l'attentato al mercato di Natale, siamo dovuti stare una giornata in casa, ed il giorno dopo i bambini ono tornati a scuola ma non potevano uscire in cortile. Dell'attentato abbiamo solo detto che una persona aveva rubato e che l'avevano presa, non abbiamo parlato né di armi né di morti. A scuola hanno detto che non si poteva uscire quel giorno in cortile perché faceva freddo. Per me va bene cosi' a 5 anni. certo non gli racconto le guerre che ci sono nel mondo o gli immigrati che facciamo morire in mare. E non ascolto notiziari con lui.

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    1. Ciao Francesca, come stai? 5 anni in effetti sono pochi per parlare di cronaca e attentati. Quando iniziano le elementari però la situazione cambia, circolano molte più notizie, ci sono bambini più grandi, si ha meno controllo delle informazioni che arrivano. Un po’ per volta cominciamo a parlarne con Cig, per evitare che sia in balia dei racconti altrui. In punta di piedi e quanto più possibile a misura di bambino 🤗

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Quattro chiacchiere fanno solo bene, accomodati :)