Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

giovedì 15 giugno 2017

Giovane di lungocorso is the new tardona

Pizzata di classe: rito di passaggio dall’anno scolastico appena concluso alle vacanze, atto a verificare l’esistenza in vita di almeno un genitore. Pone basi certe di futuri pettegolezzi.  Anomalie di sistema: a volte nascono amicizie.

E’ con orgoglio e parecchio sollievo che vi comunico di essere sopravvissuta alla prima pizzata di classe.
Bene, ma non benissimo. Della lunga tavolata di mamme e qualche raro papà ero la più attempata, cosa che la primipara tardona deve sempre mettere in conto, ma che non riuscirà mai a digerire del tutto. Ero circondata da gente dell’80 in poi, gente che ha conosciuto i Duran Duran  perché li ascoltavano i genitori, tanto per intenderci. La tenerezza, proprio.
Comunque, non perdersi d’animo e iniziare a chiacchierare è l’unica tecnica di sopravvivenza che mi sento di consigliare. L’alternativa è abbandonare il pargolo ad altra mamma, giovane, e tornare a prenderlo più tardi (cosa che sono stata tentatissima di fare).
Chiacchierando si scoprono cose interessantissime, per cui, in generale, vale la pena restare.
Scopriamo, per esempio, che gioventù è una competenza e non un dato anagrafico. Cioè anagraficamente è giovane chi ancora non subisce la forza di gravità, non ha rughe o altri cedimenti.  Non è detto però che sia giovane davvero.  Nessun timore nel tirare acqua al nostro mulino, le mamme tardone sono spesso più giovani, perché di gioventù hanno un’esperienza più lunga e significativa.
Se abbiamo competenza in gioventù non importa il dato anagrafico, davvero. 
Siamo geek. Parliamo di blog, di social, di nuovi media o di qualunque altra cosa ci appassioni davvero, anche non strettamente tecnologica.  Il termine geek decreta sempre una prima, fondamentale, scrematura tra chi ha capito e chi no. Chi no vi guarderà con sospetto, un po’ come vostra mamma, capito?
Solo io ho bevuto birra ieri sera, le altre dicevano che faceva caldo, meglio l’acqua. Neanche mia nonna. Per dire.
Sorridiamo con dolcezza ai bambini che ci chiedono quanti anni abbiamo, ma non troppo dolcemente: deve essere a loro perfettamente chiaro che se ce lo chiederanno di nuovo non rispondiamo, né alla domanda, né delle nostre azioni
Abbiamo almeno un tatoo o/e un piercing, altrimenti di cosa stiamo parlando
Ci mimetizziamocondividiamo, ridiamo e non diamo lezioni di storia. Siamo perfettamente contemporanee, se non per quel fastidioso dettaglio che per chattare dobbiamo infilarci gli occhiali e un pochino gli occhi li strizziamo lo stesso.
Non sorridiamo mai e poi mai all’aggettivo “giovanile”, se mai sibiliamo un “tua sorella” appena udibile, ma che resta impresso come un messaggio subliminale.
Non ostentiamo. Niente. Né le rughe faticosamente guadagnate, né i corpi che se sono in forma ci costano un occhio in palestra, lacrime, sudore e creme, e se non lo sono ci costano comunque momenti di profondo disappunto; né (orrore!) loghi da fashion victim.
Ci vestiamo come ci si deve vestire, l’esperienza ci ha insegnato, per esempio, che la pizzata di classe è una prova fisicaAnche se è la prima a cui partecipiamo, lo sappiamo.
Guarderemo più divertite che intenerite la giovanissima mamma in tacco 15, minigonna e due bambini. A fine serata quella stanca sarà lei, mica noi, nonostante i 20 anni che ci separano.
Siamo pratiche e ciniche quanto basta. 
Siamo competenti in gioventù, perché siamo giovani da tanto tempo.





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