Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

martedì 14 marzo 2017

Cambio vita, anzi no




Seduti sulla panchina nel parco chiacchieravo con un amico.
Parlavamo di lavoro e della fortuna di fare della propria passione un lavoro, fortuna che a noi non è toccata.
Siamo stati bravi comunque,  in ciò che facciamo, anche senza quella scintilla fondamentale della passione, possiamo dirci bravi.
Siamo tanti vero a trovarci in questa situazione?
Chiacchierando con un occhio sui nostri bimbi piroettanti sui tappeti elastici, attenti che non venissero catapultati nello spazio profondo dai rimbalzi, ci dicevamo che sono i figli, sono loro che ti ancorano alle responsabilità e che mettono un freno, se non proprio una fine, alla tua possibilità di cambiare vita, di buttare tutto all’aria e ricominciare secondo passione.
Lo dicevamo così, in modo neutro, non c’era un rimpianto e men che meno rimorso. I figli ti centrano e ti ancorano al mondo in cui ti trovi, quando arrivano. E vabbè.
Non pensi più a buttarti uno zaino in spalla e andare là dove proprio vuoi andare a capire se puoi restare; non ti dimetti da un giorno all’altro solo perché sei stanco di vedere le stesse facce ogni giorno; non ti permetti più l’anno sabbatico per pensare bene a ciò che vuoi fare o semplicemente prendere fiato da tutte le corse fin qui; non valuti quasi più l’ipotesi del casale, del capanno in spiaggia, dell’isoletta in mezzo al mare o del rifugio sulla cresta più alta. Non ci sarebbero scuole lì o amici con cui giocare, attività sportive, eventi sociali.
Stranamente non sono cose che ti dicono quando stai pensando di avere un figlio. O non te le dicono chiaramente o comunque tu hai, in quel periodo, l’udito selettivo. E, ovviamente, non sei in grado di comprendere a quale rivoluzione sta andando incontro la tua vita. Non che le considerazioni sull’isola deserta debbano minimamente influire sulla volontà di diventare genitori eh, che allora sì che l’ordine naturale delle cose non avrebbe più davvero senso.
Però non pensi (quasi)i più a cambiare radicalmente. Ti incanali nel devo, ti lasci alle spalle il vorrei. Non te ne accorgi neanche, non è un vero sacrificio è, credo, nell’ordine naturale delle cose. Credo, perché un po’, appena un po’, questa cosa mi spaventa. Cioè davvero non ci sarà più un tempo giusto per imparare a coltivare una vigna o semplicemente per correre il rischio, e che rischio signora mia in questi tempi, di cambiare mestiere, città, abitudini? 
MMmmh, non so se è proprio così. 
Mi chiedo allora come cambiare vita, ma senza mettere a repentaglio Cig.
Perché in tutto questo ancoraggio al devo, se il desiderio è più sul vorrei, non è molto educativo. 
Come gli parlerò dell’importanza dei sogni, dei progetti che generano, se poi io per prima ho lasciato tutto lì, nel cassetto ?  Come gli spiegherò il disordine creativo, quel ritrovarsi sempre saldi nel nostro caos, se ragionevolmente è bene tenere tutto molto in ordine?
Ho una specie di senso di colpa al contrario. Non è perché lavoro, non è per il sottrargli tempo o attenzioni, ma perché faccio meno di ciò che vorrei. Magari è proprio questa la differenza sostanziale tra una mamma giovane e una mamma con qualche anno in più, la prospettiva.
Non so. Ci sto ragionando.




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