A Cig piacciono le fiabe della buonanotte.
Non credo sia particolarmente interessato alla trama in sé, quanto piuttosto a prender tempo, a non dormire subito, a tenermi lì, mano nella mano ancora un po’.
Gli piacciono i personaggi, questo sì. Di loro mi chiede tutto, dal colore dei capelli, all’età, passando per l’indirizzo di casa e se hanno molti amici oppure no.
Considerato che le storie le invento lì per lì, la fatica di ricordarmi la sera dopo quanti anni ha, per esempio, Lilla la balena non è cosa da poco. Per me dico, che ho quel tipo di memoria che trattiene in headline le info vitali, tipo dove abito e come mi chiamo, e il resto lo rende fluido, scorrevolissimo.
Comunque. Inventiamo storie. Un gioco bellissimo.
Fino a poco tempo fa le inventavo io e le cose andavano come andavano.
Adesso che Cig è più grande e si beve meno le minchiate che invento, le inventiamo insieme. Condividiamo stupidaggini, memoria e tante, tante parole.
A volte le nostre storie sono spin-off di libri veri, di storie inventate da gente che ne sa. Tipo inventare una favola tutta dedicata alla volpe del Piccolo Principe o cosa faceva la famiglia di Gulliver, mentre lui si divertiva con i lillipuziani.
Più spesso chiedo a Cig di dirmi 3 parole e su quelle costruiamo la nostra storia.
Lui si occupa del canovaccio, io sviluppo la narrazione e do un nome ai personaggi. Il suo è il lavoro creativo, il mio quello tecnico.
Lui quindi va a briglia sciolta, io mi son trovata a dover far nuotare Lilla la balena e Ugo lo squalo nella coca-cola.
“Quindi mamma Lilla e Ugo sono piccoli e entrano nella bottiglia?”
“Uhmmm, no. Tolgono il tappo alle navi che trasportano coca cola”
“ E poi?” e poi passiamo una mezzoretta così, tra il mare che diventa appiccicoso e pesci con la cannuccia.
Giocare con le parole è un esercizio importante. Non solo per crescere persone in grado di articolare frasi corrette e possibilmente sensate, ma anche per dare voce alla fantasia, magari comunicare in fiaba messaggi importanti (la favola del bimbo ordinato che diventa un supereroe invincibile, per intenderci) e ragionare insieme sui fatti della vita. Cercare insieme le parole allena a dire le cose.
Che sembra scontato, invece è una ricchezza in questi tempi da tastiera.
Parlarsi, poi, in qualunque forma, è una coccola. Le parole fanno ridere, danno carezze, sono magiche, curano. La varicella c’è passata in un soffio insieme a Bollicino e la Strega Varicella, davvero J
Ci raccontate l'ultima favola che avete inventato?
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Quattro chiacchiere fanno solo bene, accomodati :)