Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

martedì 21 aprile 2020

Ripartenza: cosa ne faccio dei bambini?

Si ragiona di Fase2, quella delle riaperture, del ritorno al lavoro, di prime, morigeratissime, libertà.
Così, dall'oggi al domani, cioè all'indomani della comunicazione istituzionale che si può pensare di riaprire il 4 maggio, le notizie del TG si sono fatte immediatamente meno drammatiche. 
Finalmente trotterelliamo tutti insieme verso maggio.
Un trotterellare ordinato e possibilmente monitorato da apposita app.
In tutto questo ordine, buon senso e manifesto, quanto opportuno, miglioramento generale, si sono dimenticati però dei bambini.
Le scuole non riapriranno
Non ci saranno i campi estivi
I nonni saranno gli ultimi a poter riacquistare una qualche libertà
Le baby sitter costano
Poi si sa, i bambini sono untori, per questo sono stati i primi a entrare in lockdown e chissà, signora mia, quando ne usciranno.

Privare i bambini della socialità, del gioco condiviso, dell'aria aperta, della scuola è imporre loro di smetterla di essere bambini. 

Forse la soluzione è questa, non considerarli più bambini, passarli direttamente allo status di pre-adulti. L'infanzia in fondo è un vizio fastidioso per tutti, un po' come la vecchiaia che chiameremo post maturità per non spaventare gli anziani, che se no capiscono di essere la categoria a rischio.
In attesa di direttive in questo senso ci dobbiamo arrangiare.
Ho valutato diverse ipotesi, ma 3 mi sono sembrate quelle più pratiche e sensate.

Mandiamo a lavorare i bambini. Una bella certificazione e via, finalmente potrebbero uscire e ritrovare gli amici. Considerata la stagione, potremmo sperimentarli come animatori di parchi-gioco abbandonati. Aria aperta, squadre intere di bambini dedicate, magari qualcuno che li viene a prendere al mattino e li riporta a casa la sera, la valenza formativa del lavoro: c'è tutto quello che serve. Quando la stagione cambierà, se le scuole resteranno chiuse, potremmo impiegarli come urlatori nei corridoi di scuole vuote, in esperti in ricreazione. Vualà!

Liberiamoli.  Ogni mattina  accompagniamo i bambini a scuola e lasciamoli lì, davanti ai cancelli chiusi. Faremo loro una sola raccomandazione categorica: non parlare con gli sconosciuti, guai a te!. La speranza è che intervengano le forze dell'ordine, se non altro per sgombrare il parco di fronte alla scuola da sciami improvvisi di piccoli untori. Grazie alla nostra raccomandazione, però, i bambini non parleranno. Potremo quindi ritirarli in caserma al ritorno dal lavoro. Co-mo-dis-si-mo!

Organizziamo la famiglia su turni. Insomma, frequentati ci siamo frequentati tantissimo in questi giorni di lockdown, ci siamo conosciuti meglio, abbiamo condiviso molto, soprattutto nelle case piccole e senza balconi o giardini, abbiamo mangiato e cucinato fino a cambiare tutti taglia.
Basta! è ora che ognuno faccia la propria parte in modo più costruttivo. I genitori che lavorano di giorno avranno figli che fanno i figli sul turno notturno, e viceversa. Certo si dormirà tutti un po' meno, ma piuttosto che niente per i bambini sarà meraviglioso giocare al parco di notte, uscire in bicicletta prima dell'alba, rotolarsi in un prato o nella sabbia a notte fonda. Di giorno dormiranno beati e noi potremo andare a lavorare. Tanto con le mascherine mica si accorge nessuno se continuiamo a sbadigliare.

Ho anche un'idea per un flashmob: ogni giorno dalle 6 alle 7 del mattino e dalle 20 alle 22, tutti i bambini faranno i capricci da finestre, balconi, giardini e pianerottoli urlando che vogliono uscire a giocare e chiamando per nome tutti gli amici del vicinato. I più piccoli piangeranno e basta, di quel pianto che sanno solo loro cosa vuol dire, ma che ho sempre trovato molto convincente.

 
 













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