Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

mercoledì 7 settembre 2016

E' l'ultimo giorno di com'era fin qui.

Alzi la mano chi domani inizia la scuola, poco importa il grado.
Alzi la mano chi è emozionato.
Cioè chi riesce ad alzarla, che la mia trema, insieme al braccio, alla pancia e alle ginocchia.
Oh sì, sono emozionata.
Così, senza un vero perchè. In fondo ci va lui, mica io, no?
Ma pensare che tra qualche tempo condivideremo il super potere della lettura, per esempio, mi stordisce di gioia; che scoprirà un'inifinità di cose nuove mi mette in fibrillazione come se le dovessi scoprire io.
Poi ho speranze che coltivo con ostinazione, tipo miglioreranno i lavoretti e saranno a me comprensibili; miglioreranno i disegni che lo so che per lui è frustrante quando chiedo "Uh bello, ma cos'è?"; capirà la scansione del tempo e avremo conversazioni in cui ieri, oggi e domani saranno al loro posto e non ammassati tutti insieme nell'adesso.

Ho paure terribili, anche.
I gruppi whatsapp delle mamme
Le mamme perfette e quelle competitive
Le riunioni con le maestre in orari in cui sarò altrove e sarà una vita da tetris, da quel pezzo che non sai mai come incastrare, quello che sembra un Z obesa, per intenderci.
I compiti che non capirò e dovrò farmi aiutare dalle nipotine
I compiti che non capirò e Cig invece sì
Il momento in cui Cig, a suo insindacabile parere, saprà tutto e noi niente e non potrò più dargli le risposte corrette, ma fantasiose che gli do adesso.

Oh sì, ho tanto da temere.
E oggi è anche l'ultimo giorno di com'è stato fin qui, se non fosse abbastanza.
Ecco, voi come state?


Per il primo giorno di scuola,  vi lascio un bel racconto di Rossella Calabrò (mi ha dato il permesso). A me ha fatto tenerezza. E anche pensare alla bimba del piano di sopra e al fatto che anche noi siamo il bambino del piano di sopra ;)

Si intitola la signora Pipistrella e il primo giorno di scuola, lo trovate qui:http://scriviamo.libreriamo.it/scriviamo/la-signora-pipistrella-e-il-primo-giorno-di-scuola-di-rossella-calabro/

e anche qui di seguito ;)
Buon primo giorno a tutti!




La signora Pipistrella si chiamava, in realtà, Rossella. Ma siccome la mattina dormiva e la notte scriveva, i bambini del piano di sopra la chiamavano Pipistrella. E lei li chiamava Lucy, da lucertolina, e Oky, da occhioni. Lucy era una bellissima bambina coi capelli lunghi come le fate, che apparecchiava la tavola alle lucertole del suo terrazzo con i piattini e le pentoline delle bambole. Che amava i gatti così tanto che se dicevi gatto lei si metteva a piangere dalla commozione.

Oky aveva un potere speciale: si ricordava i numeri di tutto il mondo. Dov’è la pizzeria? In via del Basilico numero tremilaseicentoventitré. Ed era sempre il numero giusto, né uno di più né uno di meno. Solo che questi bambini, come tutti i bambini, appena svegli correvano incontro alla giornata per dirle ciao. E, come in tutti i palazzi con le pareti sottili, a chi abitava sotto sembrava che corressero indossando, al posto dei piedi, due lingotti di titanio. BUM BUM BUM! E SBADABUM quando magari inciampavano.

La signora Pipistrella, che aveva scritto storie fino alle tre di notte, si svegliava con un salto, era mattina presto ma per lei era piena notte. Allora si metteva un cuscino sopra le orecchie, poi due, poi tre, poi ci aggiungeva un gatto vero e uno di peluche, ma quei BUM BUM li sentiva lo stesso. Io tag-lio loro kuei pietini ti titanio, pensava la Pipistrella che, quando si arrabbiava, parlava o pensava in tetesko. Poi le veniva da ridere, e buonanotte. No, niente buonanotte perché non si riaddormentava più, e passava la giornata con lo sguardo da zombie, occhi rossi e nervi a fior di pelle. Allora magari provava a dormire un po’ nel pomeriggio, per recuperare le ore di sonno perdute, ma RRRRRRRRROTOLLLLL!

C’era una pallina di piombo di Marte (che pesa molto di più per via della gravità) che le rotolava sulla testa. Kazzen, pampini, con kosa giokate atesso? pensava la pipistrella. E intanto, RRRRRRROTOLLLLLL, la pallina di piombo marziano rotolava, rotolava rotolava e la teneva sveglia. Poi un giorno, come per magia, arrivò per Lucy e per Oky il primo giorno di scuola. Erano così emozionati, ma così emozionati, che al posto dei piedini avevano cuori di velluto e, al posto della pallina di piombo marziano, in casa loro faceva le capriole uno scoiattolo venuto apposta dal pianeta Venere, che è il pianeta dell’amore, per far vedere a tutti quanto era morbido e puffoloso e silenzioso.

Queste cose la signora Pipistrella non le sapeva, un po’ perché non poteva vedere quello che succedeva al piano di sopra, un po’, soprattutto, perché dormiva. Era mattina presto, e lei dormiva, beata come una fata, come una crostata, come un’orata, con le palpebre che pesavano una tonnellata. Dormì, dormì, e poi dormì ancora fino a tardi, fino a che si svegliò persino rintronata, da quella gran dormata. Che sarebbe dormita, ma i pipistrelli amano le rime. Buon primo giorno di scuola, bambini belli, disse la pipistrelli. E pensò, quasi con una nostalgia anticipata, ai lingotti di titanio che un giorno non troppo lontano sarebbero diventati sneaker e tacchi a spillo, e sarebbe finita la magia. Intanto però, lei e la mamma dei bambini uscirono a cena e si divertirono e risero e diventarono amiche. Perché anche le mamme, quando i figli vanno a scuola, tornano un po’ bambine. 

(Rossella Calabrò)

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