Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

lunedì 13 maggio 2013

Le mamme stanno tutte bene.


Come avete passato la giornata della festa della mamma?
Io con 2 mazzi di fiori: uno di rose rosse meravigliose da parte di GF e uno tutto fantasia e allegro da parte di Cigolino. GF mi ha raccontato che l'ha scelto proprio lui, Cigolino, e ha voluto quello e nessun altro.
Me li hanno consegnati con tanti baci e un abbraccio a tre che racchiudeva il mondo intero.
Che mi sono commossa che ve lo dico a fare?
Poi ho molto pensato, anche ieri, che eravamo a casa di amici, con tante mamme e quindi tanti bambini. Tutti in giardino, a goderci un sole raro e l'aria di mare che saliva dalla via alberata. Una sensazione bellissima. Credo che il mare sia il mio elemento, quello che con il mondo mi pacifica e mi fa sentire veramente a casa. Anche quando sono in case altrui.
Molto pensato, dicevo, alla questione mammità. Di cui si parla tanto.
Le mamme lasciano il lavoro.
Le mamme fanno fatica a trovare un altro lavoro.
Le mamme hanno bisogno di maggior sostegno.
Le mamme si reinventano.
Le mamme che hanno i super poteri e nonostante tutto sono imperfette.
Le mamme in affanno.
Le mamme che si sentono (giustamente, spesso) sole e troppo oberate.
Le mamme che chiedono e rivendicano.
Ci sta tutto ciò, pensavo.
Ci sta anche però che così non andiamo da nessuna parte. Che non è stato semplice da ammettere, ma al terzo prosecco si ragiona con maggiore lucidità.
Le mamme che diventano troppo autoreferenziali e con questa modalità si autoghettizzano, si mettono da parte, si clusterizzano da sole. Con il rischio, che c'è e già avviene, di non essere più viste e considerate come persone, ma "solo" come mamme. Una razza a parte. Il che, a ben vedere, è piuttosto assurdo.
La mammità non è una situazione eccezionale. Il grande lavoro da fare da parte delle donne, intese come persone, è proprio questo: far sapere che anche le mamme stanno tutte bene, non perdono la trebisonda, sono lavoratrici valide, hanno una vita da vivere. Il che è più o meno quello che si dice degli uomini.
Quindi è tutti insieme che bisogna lavorare, per trovare condizioni di lavoro e di vita che soddisfino tutti.
Una società soddisfatta, e non solo una parte di essa, produce sicuramente risultati migliori, in ogni ambito. Non c'è bisogno che solo le mamme lavorino meno, abbiano contratti agevolati e aiuti (asili, scuole, strutture ecc.) a cui fare riferimento. Deve essere così anche per gli uomini e per chi mamma non è. Perchè è vero che nell'età adulta è dal lavoro che traiamo sostentamento e soddisfazione, al punto che tendiamo a identificarci con il lavoro che facciamo, ma è altrettanto vero che tutti abbiamo un sacco di altre cose da fare.
I figli, che non sono una questione femminile.
Genitori anziani che sempre più spesso vanno aiutati.
Coniugi in difficoltà.
Problemi personali che ti costringono a cercare ritmi diversi.
Desiderio di trovare altre vie di realizzazione (riprendere a studiare, mettersi in proprio ecc.).
Sono desideri di tutti e tutti devono essere coinvolti nel cambiamento, senza dicotomie, senza un noi (mamme) e loro (resto del mondo).
Forse è utopia, forse ho ancora i postumi da prosecco e aria di mare.
Eppure sono convinta che la strada giusta per il work life balance, un wellfare sensato, sia assolutamente inclusiva. E' solo questione di creare le giuste occasioni. Per ogni persona.
Che ne pensate?


Fornite alle donne occasioni adeguate e le donne potranno fare tutto (Oscar Wilde)

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