Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

martedì 27 giugno 2017

Superpoteri che non ho: l'equilibrio

Immagine Google che mi ha fatto tanto ridere 
​Ammiro molto le donne che diventando mamme hanno trovato il loro equilibrio, un senso di completamento.
Io non ci sono riuscita. L'equilibrio, intendo, non l'ho trovato; il completamento va a giorni alterni, su questo punto sono molto più possibilista.
L'equilibrio invece, signora mia. 
D'altra parte se non c'era prima, non vedo come avrebbe potuto arrivare dopo.
Per equilibrio intendo quella capacità di prendere le decisioni opportune, avere quella bussola interiore ben tarata che punta sempre a ciò che è giusto, sapere che sei nel tuo posto nel mondo e te lo organizzi per bene.
La verità è che mi sento spesso fuoriluogo e fuori tempo, le decisioni le prendo, ma poi le ripenso, le aggiusto, le dimentico e la bussola l'ho lasciata in qualche borsa, insieme agli occhiali da sole che non trovo più.
Dev'essere per questo che mi sembra di correre sempre, che se non sai dove andare ti affretti più del dovuto per avere il tempo di aggiustare la rotta.
Il punto è che fino al test di gravidanza io non mi sono mai pensata come mamma, non mi ero per niente immaginata in questo ruolo, non avevo progetti e neppure uno straccio di linea guida.
Da figlia non mi sono trovata un granchè bene. Il non sarò come mia madre per me è stato facilissimo, quindi. Intendiamoci, non c'è niente di sbagliato in mia madre, ma a un certo punto ho concluso che non ero la figlia adatta a lei.
Capita. Chissà quante mamme si aspettavano un frugoletto morbido e biondo e si sono ritrovate con una bimba mora, che parlava con gli amici immaginari. 
Io non mi aspettavo niente, aspettavo semplicemente l'arrivo di Cig. In quei nove mesi non ho messo a punto nè piani, nè strategie, dondolandomi felice sulla mia altalena che quando sono scesa da lì mi girava la testa e non ha smesso più.
Forse in questo non equilibrio sta il senso forte di sorpresa, che se avessi sempre un punto di vista ben centrato non vedrei tutto il resto.
Cig mi ha sorpreso fin dall'inizio inizio, dalle lineette del test.
Cig mi sorprende oggi, ogni giorno.
Magari il non equilibrio mi permette di sporgermi un po' di più verso di lui, per raccogliere ogni abbraccio, parola e invenzione. Magari mi permette di rittuffarmi in me quando ne sento proprio il bisogno.
Ogni volta sono a rischio caduta rovinosa, lo so. 
Ma ogni volta penso che senza rischiare di perdere l'equilibrio perderei molto di più.

lunedì 26 giugno 2017

I muri di fuoco non vinceranno (prova tecnica)

Dura la vita della blogger a tempo perso, come me.
A casa non un attimo di raccogliemento, in ufficio firewall così alti e invalicabili che da tanta parte dell'ultimo blog il guardo escludono.
Ma sedendo e mirando le impostazioni di blogger, io nel pensier mi fingo di poter postare via mail e per poco il cuor non si spaura.
Così tra questa possibilità si annega il pensier mio
Che se ho trovato la soluzione, non dovrò chiudere baracca e bambini.
E il naufragar mi è dolce in questo mare di possibilità che avevo così ignorato, ignorante io.


Sa sa sa ... 123 ... prova tecnica di post via mail :D 

I compiti delle vacanze


I maestri sono stati buonissimi, comprensivi.
Cig non ha molti compiti e non è stato necessario comprare il famigerato libro per le vacanze.
Finiamo i libri usati a scuola durante l’anno; ci hanno raccomandato di fare esercizio nella scrittura e di leggere un libro, uno tutto intero, a scelta.
Non l’abbiamo ancora trovato il libro giusto per noi: o è scritto troppo piccolo, o ha poche figure, o è troppo lungo, o la storia non va bene, o è da femmine. Roba da mandare in crisi l’intera editoria per l’infanzia.
Credo gliene scriverò uno io, facciamo prima.
Abbiamo iniziato a fare qualche paginetta: la negoziazione che precede l’inizio dei compiti è estenuante.
Li faccio solo fino a qui
di questa pagina faccio solo questo
Meglio non farne troppi, che poi li finisco troppo in fretta
Scrivo solo maiuscolo
Io li faccio, ma tu leggi cosa c’è da fare
Non credo sopravviverò
Tra i compiti assegnati quello che mi piace di più, però, sta tutto in un quaderno azzurro. 
La prima pagina è un disegno da colorare, tutte le altre pagine sono bianche, intonse.
E’ il diario delle vacanze, pagine su cui scrivere ciò che farà, vedrà, penserà. Che per un bambino di prima elementare è davvero tanta roba.
E’ un esercizio importante, per organizzare il pensiero, dare una struttura a ciò che è passato durante il giorno, fissare un piccolo ricordo, terminare la mamma.
Sarà il quaderno su cui riprenderanno le lezioni a settembre, il punto di partenza per la seconda elementare.
 Per dire che non possiamo proprio lasciarlo bianco e intonso.
Cig sbuffa solo a guardarlo, quel quaderno.  Invece è prezioso e spero lo capirà.
E’ anche un luogo dove incollare foto, ritagli, biglietti, magari piccole conchiglie che i pensieri sono fatti anche di cose da tenere lì.
“Vabbè – protesta in questi giorni – ma se non siamo in vacanza cosa scrivo?”
Muah Cig, magari un pensiero, qualcosa che ti è piaciuto o magari non ti è piaciuto per niente”
“Tipo le verdure e posso scrivere che mi fanno schifo?”
“Tipo”
Sarà un gran diario, me lo sento.
Sarà anche la prima e ultima volta che potrò leggere un suo diario, mi sa. 



giovedì 15 giugno 2017

Giovane di lungocorso is the new tardona

Pizzata di classe: rito di passaggio dall’anno scolastico appena concluso alle vacanze, atto a verificare l’esistenza in vita di almeno un genitore. Pone basi certe di futuri pettegolezzi.  Anomalie di sistema: a volte nascono amicizie.

E’ con orgoglio e parecchio sollievo che vi comunico di essere sopravvissuta alla prima pizzata di classe.
Bene, ma non benissimo. Della lunga tavolata di mamme e qualche raro papà ero la più attempata, cosa che la primipara tardona deve sempre mettere in conto, ma che non riuscirà mai a digerire del tutto. Ero circondata da gente dell’80 in poi, gente che ha conosciuto i Duran Duran  perché li ascoltavano i genitori, tanto per intenderci. La tenerezza, proprio.
Comunque, non perdersi d’animo e iniziare a chiacchierare è l’unica tecnica di sopravvivenza che mi sento di consigliare. L’alternativa è abbandonare il pargolo ad altra mamma, giovane, e tornare a prenderlo più tardi (cosa che sono stata tentatissima di fare).
Chiacchierando si scoprono cose interessantissime, per cui, in generale, vale la pena restare.
Scopriamo, per esempio, che gioventù è una competenza e non un dato anagrafico. Cioè anagraficamente è giovane chi ancora non subisce la forza di gravità, non ha rughe o altri cedimenti.  Non è detto però che sia giovane davvero.  Nessun timore nel tirare acqua al nostro mulino, le mamme tardone sono spesso più giovani, perché di gioventù hanno un’esperienza più lunga e significativa.
Se abbiamo competenza in gioventù non importa il dato anagrafico, davvero. 
Siamo geek. Parliamo di blog, di social, di nuovi media o di qualunque altra cosa ci appassioni davvero, anche non strettamente tecnologica.  Il termine geek decreta sempre una prima, fondamentale, scrematura tra chi ha capito e chi no. Chi no vi guarderà con sospetto, un po’ come vostra mamma, capito?
Solo io ho bevuto birra ieri sera, le altre dicevano che faceva caldo, meglio l’acqua. Neanche mia nonna. Per dire.
Sorridiamo con dolcezza ai bambini che ci chiedono quanti anni abbiamo, ma non troppo dolcemente: deve essere a loro perfettamente chiaro che se ce lo chiederanno di nuovo non rispondiamo, né alla domanda, né delle nostre azioni
Abbiamo almeno un tatoo o/e un piercing, altrimenti di cosa stiamo parlando
Ci mimetizziamocondividiamo, ridiamo e non diamo lezioni di storia. Siamo perfettamente contemporanee, se non per quel fastidioso dettaglio che per chattare dobbiamo infilarci gli occhiali e un pochino gli occhi li strizziamo lo stesso.
Non sorridiamo mai e poi mai all’aggettivo “giovanile”, se mai sibiliamo un “tua sorella” appena udibile, ma che resta impresso come un messaggio subliminale.
Non ostentiamo. Niente. Né le rughe faticosamente guadagnate, né i corpi che se sono in forma ci costano un occhio in palestra, lacrime, sudore e creme, e se non lo sono ci costano comunque momenti di profondo disappunto; né (orrore!) loghi da fashion victim.
Ci vestiamo come ci si deve vestire, l’esperienza ci ha insegnato, per esempio, che la pizzata di classe è una prova fisicaAnche se è la prima a cui partecipiamo, lo sappiamo.
Guarderemo più divertite che intenerite la giovanissima mamma in tacco 15, minigonna e due bambini. A fine serata quella stanca sarà lei, mica noi, nonostante i 20 anni che ci separano.
Siamo pratiche e ciniche quanto basta. 
Siamo competenti in gioventù, perché siamo giovani da tanto tempo.





martedì 13 giugno 2017

Cinque cose irrinunciabili per l'estate (6/8 anni version - summer 2017)



Dai, ormai ci siamo.

Scuole chiuse, caldo, vacanze che prima o poi arrivano, pensieri già al mare o in montagna.

E’ stato un anno impegnativo, immagino per tutti.

Ho dovuto tralasciare diverse cose, il lavoro ha richiesto più energia e Cig più tempo (i compiti!), tanto che ieri sera, cioè un lunedì qualunque di giugno mi sono messa a pensare a buoni propositi che neanche a capodanno, per dire quant’è necessario riprendere il filo, il respiro regolare.

Tra un buon proposito e l’altro ho anche fatto il punto sulle 5 cose irrinunciabili per i 6enni di quest’estate.
1) La maschera Subea di Decathlon e Il suo sistema easybreath . L’avessi avuta io da bambina, mia madre sarebbe ancora adesso sulla riva a sbracciarsi per farmi uscire dall’acqua o, conoscendola, mi avrebbe abbandonata anni fa e oggi racconterebbe che un tempo aveva una figlia che adesso è una sirena. Mai più senza, utilissima per vincere la paura di “andare sotto”.
2) Spinner. Fidget. Quei cosi che girano, insomma. Perfettamente inutili, esattamente come i nostri yo-yo. Il vantaggio qui è che non ci sono cordini con cui impiccarsi, che le rotazioni avvengono all’interno dello spazio vitale dell’utilizzatore, non ci sono lanci assassini. Ne avevo uno in legno massello che amavo far roteare nello spazio, cosa che è costata la vita a un vaso, un bernoccolo a mia sorella, una raffica di giorni di punizione a me. Lo spinner te lo spinni tra e te. La parte sociale è scambiarli con gli amici, cronometrare i tempi di rotazione, disporli per colore, contarli … Cose assolutamente inutili, appunto.
3) La musica. Ogni anno prepariamo la nostra compilation estiva. Fino a due anni fa sceglievamo GF e io, nell’illusione di contribuire all’educazione musicale di Cig. Ora non è più possibile. Pensatemi tra Rovazzi e Gabbani, mentre con i finestrini giù cantiamo a squarciagola. Addio.
4) Gavettoni, fornitura villaggio vacanza; pistole ad acqua, fornitura sbarco in Normandia. L’acqua e l’estate sono inscindibili nell’immaginario bambinesco: se è estate puoi inzupparti, se ti inzuppi è sicuro che è estate. Se avete l’apposito parchetto, almeno un amico/a a disposizione armate i vostri bambini e allontanatevi. Tornate a fine pomeriggio con merenda e accappatoi
5) Nuove cose da imparare, ma in modalità gamification. Vi ricordate quando abbiamo aspettato l’estate per lo spannolamento, togliere il ciuccio, usare il cucchiaio non solo come fionda? In fondo aspettare l’estate per aggiungere nuove abilità è buona cosa. Visto che adesso sono grandi possiamo cambiare leggermente metodo, puntando a coinvolgere i bambini a provare più divertimento nelle attività quotidiane attraverso il gioco. Un punto per ogni pezzo di corpo lavato come si deve; un altro per ogni indumento infilato nel modo giusto; 1000 punti se si finisci i compiti delle vacanze … Naturalmente se ci sono i punti ci devono essere anche i livelli, le ricompense, distintivi (gagliardetto delle mutande non al contrario, per esempio) e i doni.

Magari uno spinner :D