Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

giovedì 27 ottobre 2011

Natura di mamma

Una mia amica mi ha segnalato questo articolo dell'Internazionale.
La filosofa Badinter sostiene che le donne occidentali sono sotto attacco: un'ondata reazionaria le vorrebbe "solo" mamme e mamme dure e pure: parto naturale, allattamento al seno ad oltranza, rimandare il più possibile il rientro al lavoro. Inorridita, pare critichi a lungo le donne che così si comportano.
Uhm.
Bah.
Non ho letto il libro. Però.
La Badinter a mio avviso dimentica una cosa importante: la scelta. Che non abbiamo più, nella maggior parte dei casi.
Chi decide di tornare presto al lavoro, spesso non lo fa per riaffermare la propria indipendenza, ma perchè ci sono spese e conti da pagare, che con il 30% dello stipendio (in Italia) fai fatica a saldare, anche se il tuo è il secondo stipendio della famiglia.
O al contrario, chi sta a casa spesso un lavoro a cui tornare non ce l'ha più. O considera che con i prezzi del nido, ammesso di trovarne uno, è più conveniente stare a casa. Sono tantissime le donne che non tornano al lavoro dopo la gravidanza, ma è per fare di necessità virtù.
La critica è costruttiva se le cose potessero andare in modo diverso, così la trovo un po' scollata dalla realtà.
Nessuna ideologia ci relega in casa, ma la mancanza di supporto reale per poter liberamente scegliere di seguire le nostre inclinazioni, sogni, necessità.
La necessità è ben più crudele dell'ideologia.

3 commenti:

  1. Hai ragione, però al di là della effettiva possibilità di scelta, è innegabile che ci sia una forte corrente di pensiero, portata avanti anche dalle riviste al femminile, che ci vuole tutte pappe-pannolini-passeggino, salvo poi mostrarci come icone da imitare donne che ce l'hanno fatta alla grande, sicuramente posponendo il bebè e le sue esigenze alla proprie. La contraddizione è evidente. Così si crea frustrazione in quelle che sono prevalentemente mamme e sensi di colpa in quelle che hanno scelto se stesse.
    SV

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  2. Proprio ieri ho sentito alla radio un'intervista a proposito dell'ultimo film della Comencini. L'attrice protagonista, la Pandolfi, diceva che chiunque sia madre ha sperimentato almeno un momento, durante i primi mesi di maternità, e qualche volta anche negli anni successivi, di completa deriva e disperazione. Questa affermazione mi trova totalmente concorde. E' solo l'immaginario, un immaginario che ignora ( e in tal senso: ignorante) e che preferisce non essere consapevole delle infinite sfumature che essere madre comporta, che può esprimersi nel senso dell'autrice del libro da te citato. A parte le innumerevoli problematiche economiche, non può esistere donna ( e se dice di esistere a mio parere mente) che possa vivere di pannolini e pappe. LISBET

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  3. A me infastidiscono tutte le caratterizzazioni. Nella vita aggiungiamo: essere mamma è una cosa in più, che non toglie, trasforma o oscura l'essere donna e quindi una persona, tutta intera con derive e porti sicuri. Come gli uomini, come chi non ha figli, come le modelline e le star che ci propinano in tutte le salse, manco fossero un'alternativa a qualcosa (la mammità, la minore perfezione fisica ecc.) che invece di alternativa non necessita affatto.

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Quattro chiacchiere fanno solo bene, accomodati :)