Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

venerdì 3 agosto 2012

Il piccolo principe dei tuareg

Abbiamo attraversato l'Italia, da capo a piedi. Anzi piede, siamo sotto il tacco dello stivalone. L'Italia è lunga, assolata, silenziosa, trafficata a tratti, ha strade discontinue, che comunque a un certo punto finiscono. Si restringono, diventano vie, di buchi e caldo. E poi si arriva.
Cigolino è stato bravissimo, non lo dico per dire. Stava serafico a guardare fuori dal finestrino, un pisolino ogni tanto, si rianimava nelle soste (tante), curioso di gente, giochi, odori da autogrill. Ma bravo, un piccolo viaggiatore esperto.
Io ero partita con tutte le buone intenzioni da mamma attenta: magliette di ricambio, pappe, acqua e tea freddo, cucchiaini, tovaglini, salviette, pannolini. Convinta della mia organizzazione prefetta. Solo che. Insomma non è che si possa ricordarsi proprio tutto, no? I giochiiiiii, mi sono dimenticata i giochiiiiiii! Quando stai percorrendo un migliaio di km, l'intrattenimento del pargolo non è un fattore secondario. Perché si annoia. Non potrebbe essere diversamente. Ecco allora la crisi. Quel ueeeeeueeeeeee trapanante che se non inventi qualcosa può minare anche il più saldo degli equilibri.
In questi casi si hanno solo due scelte: innervosirsi moltissimo (ma non è utile a nessuno, diciamolo) o inventare. Trovare qualcosa da fare. Girata di traverso, per guardare Cigolino e giocare. Mentre GF si occupava della guida e della selezione musicale, io cercavo di mettere insieme qualcosa di interessante, di fare il giullare (un corso da clown a mio avviso sarebbe più utile del corso pre-parto). La cosa che ha avuto maggior successo, anzi quasi la brevetto visti i risultati, è stata riempire l'astuccio degli occhiali con piccole cose: una penna, un rotolino di nastro adesivo, un fazzoletto, una caramella, cose così, e darlo a Cigolino. Piccolo cofanetto delle meraviglie. L'ha tenuto parecchio impegnato, tra capire come aprire, curiosare dentro, svuotare, riempire, chiudere e via di nuovo. Insomma, c'è sempre una speranza, una via d'uscita :)
Arrivati qui, però, Cigolino si è trasformato: iperattivo, fatica a prendere sonno, ignora la pappa, è piuttosto nervoso. Il mare. Quello che io sogno tutto l'anno, per lui è un eccitante portentoso, troppo.
Ci vorranno almeno un 4 giorni prima di prendere un ritmo normale, di assorbire il cambiamento radicale, di aria e di luoghi.
Genitori avvisati.
Intanto facciamo amicizia con la spiaggia: ha deciso che l'acqua gli piace tantissimo. Una decisione presa con molta ponderazione, aggrappato a me per un tempo lunghissimo: poi ha sciolto le riserve e ha cominciato a ridere contentissimo di tutta quell'acqua, che schizza, rimbalza, fa le bolle molto più che nella vasca da bagno. Sulla sabbia invece ha ancora parecchi dubbi, non da confidenza, non è una cosa con cui giocare, ma piuttosto un fastidio, ruvido, da togliersi da mani e piedi. Uno spasso. Il bambino più pulito della spiaggia. Cigolino se ne sta sotto la sua tenda, tipo principe dei tuareg, guarda il mare, le persone, i venditori ambulanti, i bambini. Lui guarda, attento, con sguardo fiero da chi già sa. Che con la sabbia è meglio non mischiarsi.

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