Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

lunedì 28 maggio 2012

ISTAT, la difficoltà è donna.

Stavo cercando il modo di allegare un documento ai post, ma mica lo trovo.
Era più semplice che inserire questo link lunghissimo, neppure troppo preciso.
Se avete tempo leggetevi la presentazione Istat, la prima dell'elenco, quella col titolo Diapositiva 1 (vale la pena di leggere).
E' di febbraio di quest'anno e racconta in numeri, stringate considerazioni e varie frecce, il ruolo della donna nel mondo del lavoro: cosa è stato il lavoro femminile e cosa sarà durante e dopo questa crisi.
Non è avvincente? No?
Vero. Anzi piuttosto noioso, con pieghe dure di evidente difficoltà, strisciante discriminazione.
Le slide che ci riguardano sono la 12-13-14, in cui si guarda da vicino cosa succede con la maternità.
Le dimissioni in bianco sono una cosa reale e non una leggenda metropolitana.
Sono le donne a lasciare il lavoro per accudire i figli, pochissimo gli uomini.
Le nonne hanno un carico di lavoro troppo gravoso.
Tutte le donne sono accomunate da un percorso (lavorativo) ad ostacoli, perchè sono sovraccariche: troppe cose, pochi aiuti.
E' così che i desideri delle donne non riescono a tradursi in realtà. Questa slide mi ha colpito moltissimo, il titolo dice talmente tutto che potevano lasciare il resto in bianco. Avremmo capito lo stesso, ognuna scrivendo una riga, aggiungendo un numero o solo puntini di sospensione.
Le donne guadagnano meno, hanno titoli di studio che non vengono valorizzati, competenze ignorate: problemi evidenti e non remoti, credo che ognuna di noi abbia una chiara idea dell'argomento.
Di dati, studi, interviste che affrontino questo problema è pieno il web. Ciò che non trovo, e forse dunque non so cercare, sono le soluzioni.
Mi basterebbero ipotesi di soluzione, esempi, cose da cui prendere spunto. Niente.
Tutto tace. Come se il problema fosse ineluttabile, come se dovesse andare proprio così e ci dispiace tanto, per la prossima vita procura di essere uomo o di non fare figli o magari lascia perdere aspirazioni di vario genere.
Nel mio piccolo ho un paio di convinzioni.
Il futuro lavorativo delle donne è in rete: è la mia certezza più forte. Delocalizzando il luogo di lavoro si rimette in equilibrio sia l'attività, la vita famigliare e la propria. E' necessario che si esplorino le opportunità, che vengano valorizzate (nel senso proprio economico del termine).
Sapete che il telelavoro, per esempio, non è ancora normato dai vari contratti nazionali? E' un'arretratezza inaccettabile, non trovate?
Se le reti informali di sostegno (che sono quelle famigliari, cioè i nonni) non ci sono o non sono utilizzabili per vari motivi, sarà necessario metterne in piedi di nuove: che saranno altro rispetto alla famiglia, ma accessibili, fruibili e anche facilmente. Ci vuole un patto forte tra donne e mondo lavorativo.
Altro che quote rosa. Più delle quote, sarebbe molto più utile , per esempio, una contribuzione agevolata (quindi uno stipendio netto un po' più alto) per i primi 3 anni di vita del bimbo, i più costosi. Un po' come per le aziende in start-up insomma.
Sapete che nessuna donna è ai vertici della magistratura? Che nella comunità dei dirigenti solo il 27% è donna?
A me viene un dubbio, quando leggo questi numeri:
è corretto utilizzare lo stesso sistema di riferimento che si usa per gli uomini? Loro non fanno figli, non stanno a casa mesi e mesi e ogni volta che il pargolo ha la febbre. Come fai a paragonare vite (lavorative e non) tanto differenti? Ci devo pensare un po' sù.
Mi date una mano?



1 commento:

  1. D'altra parte lo dice pure la costituzione che per garantire un'uguaglianza di fatto e non un'uguaglianza puramenteformale occorre trattare in maniera differente situazioni differenti e in parte sono sicuramente d' accordo con te. Però io credo invece che il problema sia anche un altro: più profondo e radicato forse persino un po "genetico". Forse vivendo al centro sud e in un'isola lo sento maggiormente , ma credo che generalmente riguardi tutto il bel paese. Siamo proprio sicure che le donne non arrivino ad occupare certe posizioni perchè qualcuno non ce le vuole mettere? Non è che magari siamo noi che non ci vogliamo stare li ad occupare alcune posizioni? O meglio che non ci riteniamo sufficientemente in gamba e forti per poterlo fare? Pensiamoci. La storia è vecchia. Le nostre madri, per non parlare delle nostre nonne, noi stesse che cosa pensiamo veramente di noi stesse? Abbiamo consapevolezza delle nostre forze a tal punto da combattere per raggiungere certe posizioni? Perchè le candidate alle elezioni sono sempre di numero molto inferiore rispetto agli uomini...perchè quando riusciamo ad occupare posizioni di potere raramente ci occupiamo di tutelare la figura della donna e finiamo con emulare i maschietti? A mio parere Perchè abbiamo fortemente in noi radicata la mentalità di non essere all'altezza, manchiamo di autostima ed è per questo che io invece sono a favore, anzi a favorissimo ( se così si può dire) delle le quote rosa, perchè le quote rosa ci obbligherebbero a fare quello che molte di noi vorrebbero fare ma non hanno il coraggio:Provare stima sconsiderata nei confronti di noi stesse. Una bella quota rosa! quella si che sarebbe una scossa per gli uomini, ma soprattutto per le donne.
    LISBET

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