Vi racconto una storia. Ho pensato a lungo se farlo o meno, se ho voglia o meno di sembrare inopportuna, magari cinica, se ho voglia o meno di parole di conforto: ma alla fine non è di me che si tratta, non è questo il punto.
Non andrà tutto bene.
Neppure per il fatto che sono in casa da 3 settimane, neanche se mi lavo le mani e non sarebbe andato meglio neanche se avessi avuto l'amuchina, la mascherina, l'accidente qualunque di cui lamentiamo la mancanza. Forse, dico forse, sarebbe andata meglio se avessi potuto uscire di casa, spostarmi, fare qualcosa.
Ma non posso fare niente.
Per mio papà in ospedale, con covid 19 e che probabilmente non rivedrò mai più. Posso sperare, questo sì e lo faccio con una forza che non pensavo di avere. A 300 km di distanza, perchè non vivo più, da oltre 30 anni, a pochi passi dai miei genitori.
E questo virus questa distanza l'ha moltiplicata, scavata, resa definitiva.
Spero anche dalla sedia di questa cucina in cui mi trovo ora, afflosciata come lo straccio del pavimento nell'angolo.
Non posso fare niente per mia mamma, in quarantena, straziata dal dolore, dalla solitudine, dall'ansia.
Forse fra qualche giorno, quando finirà la quarantena, riuscirò a raggiungerla.
Papà forse non lo vedremo più invece e l'ultimo abbraccio gliel'ho dato a Natale.
Non andrà tutto bene, mi spiace.
Perchè di storie come la mia ce ne saranno diverse e le persone ne usciranno acciaccate, profondamente cambiate, trasformate in modi oggi inimmaginabili. Questi non sono lutti, questi sono dispersi in guerra: non saprai mai davvero com'è andata, non hai avuto la possibilità di salutare, confortare, accompagnare.
Chi muore adesso muore da solo. Chi piange adesso, piange da solo. Chi spera adesso, spera da solo.
Ci dicono e ci diranno di aver preso tutte le decisioni giuste, che si poteva fare solo così. Separarci tutti, il più possibile, senza riguardo. Non lo so, lo dico davvero. Ho solo il dubbio, questo dal primo giorno, che non ci abbiano detto proprio tutto. Come si fa in guerra. Come si fa quando fai strategia e valuti che le perdite saranno, tutto sommato, meno dei guadagni.
Non lo so chi sarò il primo giorno del dopo tutto questo, non oso azzardare le decisioni che prenderò, il passo che avrò, se respirerò ancora bene dopo tutto questo dolore. Magari riderò, ma dietro gli occhi che luce ci sarà?
E' vero, niente sarà come prima. Eppure lo vorrei fortissimamente, il come prima sarebbe perfetto, anche se mi lamentavo sempre.
Ma non lo sarà, anche se tutto, a sorpresa, finisse bene.
Mai più niente sarà come prima, che era solo un mese fa.
Non so se saremo tutti più buoni, onestamente ne dubito. Saremo più soli, questo sì, ci mancherà chi abbiamo perso, ci mancherà quella parte di noi che non ce l'ha fatta; ci peserà il non aver potuto, l'attesa estenuante di una notizia, saremo restii a tornare nei ranghi conosciuti, probabilmente non ci riusciremo proprio.
E allora cosa sarà di noi? Non andrà tutto bene, perchè non si esce da una situazione così senza conseguenze che ci seguiranno come ombre aggrappate al cuore, alla pancia per il resto della vita.
Avremo (ri)scoperto gli amici, questo sìì, anche quelli che magari non vedevamo da una vita, ma a cui è bastata una telefonata, un messaggio per rispondere alla richiesta d'aiuto. E subito hanno creato una rete forte di aiuto, assistenza, di parole scambiate, risate strappate. Sono giorni in cui non è necessario spiegare, basta chidere. Di questo sì, dobbiamo proprio ricordarci, ricambiare, moltiplicare, farne abitudine. Amicizia e amore, non dimentichiamoli più. Sono l'unica cosa che davvero conta e non è retorica, ma esperienza diretta, viva.
Riapriranno gli uffici, i locali, i supermercati, i negozi avranno i colori delle nuove stagioni. Ci riabbriacceremo, ma non tutti.
Alcuni abbracci resteranno vuoti e alcuni abbracci resteranno gli ultimi.
Ti leggo sempre, e non avrei mai voluto leggere quello che ti e vi sta accadendo. Ti lascio un pensiero dal cuore.
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