Sono un tantino provata dai terrible two, quel momento (ma quanto dura??) della vita dei bambini in cui è tutto no, in cui ogni cosa è pretesto specifico per un capriccio apocalittico e tu resti lì, a guardare l'esplosione senza sapere bene cosa fare.
Oltre ai no, agli ahi ahi ahi, pianti e strepiti, in sottofondo, ma in modo chiaro, io sento l'improvviso infrangersi dei miei nervi. Tipo vetro rotto da una pallonata, per intenderci.
Chiaro che una mamma (o un papà) non può cedere, non può prendere la porta e andare e neppure intavolare discussioni sul tema "non si piange per niente" con chi, non ancora dueenne, viaggia in una dimensione diversa.
Allora applico i trucchi, lo faccio più per me che per lui, a dire il vero, per impedirmi con molta disciplina di andare in frantumi.
Cambio stanza e lo lascio al suo strillare. Lo chiamo, con voce pacata Cigolino vieni, guarda che cosa ho trovato qui, che bello! Oppure ci guardiamo allo specchio, mentre lui urla e io ho una faccia che non mi piace neanche un po'. Lo lascio fare, sperimentare anche cose tipo: le briciole possono essere infinite e portate in ogni angolo della casa; l'acqua è un elemento versabile sul pavimento e poi asciugabile passandoci i calzini e via così. Ma non resisterò molto, sappiatelo. Tanto più che questo continuo cambiare di stanza, raccogliere briciole, asciugare acqua, lottare strenuamente per il cambio pannolino, mi impedisce di fare le altre cose che dovrei (e anche quelle che vorrei), in un continuo vagare e chiamare, raccogliere e consolare, inseguire e nascondermi, ballare e coccolare.
La messa a letto, la sera, sta diventando un momento di liberazione e non un rito di affetto e ciao a domani. Lo stesso per la sveglia del mattino, perchè un attimo dopo Cigolino ravvisa condizioni necessarie e sufficienti per piangere un po'.
Mah.
Chissà.
Forse sono io. Me lo ripeto ogni giorno. E' a me che manca qualcosa, tipo la pazienza che ne so. Allora lui, Cigolino, sapendo che mi manca un pezzettino di qualcosa mi fa fare tantissimo esercizio, sia mai che riesca a svilupparlo quel pezzettino.
Forse sono io, che dovrei imparare a decomprimere le giornate pesanti da ufficio, prima di affrontare le sere casalinghe. Che poi, sinceramente, sono quelle che aspetto tutto il giorno, che non vedo l'ora di tornare a casa e giocare e ridere.
Certo è che questo passaggio di crescita mi mette molto alla prova. Sono più incline a credere che sia un passaggio di crescita per i genitori, non per i bambini.
Voi come ve la siete cavata?
Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre costretti a spiegar loro le cose. Antoine de Saint Exupéry
Com'è iniziata ...
Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.
mercoledì 13 febbraio 2013
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Quattro chiacchiere fanno solo bene, accomodati :)