Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

giovedì 12 gennaio 2012

Una brutta piega

Io lo sapevo che tutto avrebbe preso una brutta piega con il rientro al lavoro.
Ho cercato di opporre resistenza, di essere tra me e me irremovibile sul fatto che le priorità con un figlio cambiano, che adesso o mai più è tempo di mettere il lavoro nella giusta prospettiva, cioè come "quel coso" che ti serve per portare a casa lo stipendio e usarlo per creare quanto più possibile serenità.
Davvero, volevo fare così.
Succede però che nella vita pochissime cose mi facciano davvero arrabbiare, quasi niente per la verità. Tranne il lavoro. Per quello sono capace di farmi salire la pressione, scatenare gastriti e autoprodurre emicranie pazzesche. Per poi crollare addormentata sul divano alle 21. Come ieri, che in un dormiveglia comatoso pensavo che non avevo neppure lasciato mezza parola qui, ringraziato per i commenti e i consigli, salutato le amiche. Il che ha un solo significato: sto trascurando il tempo di relax quotidiano, non va mica bene.
Poi pensavo alle favole da leggere a Cigolino e immaginavo di inventarle io, magari prendendo tre parole a caso  e da lì partire. Mi piace un sacco inventare le favole. Però, sempre nel mio dormiveglia, mi rammaricavo di non saper disegnare e una favola senza neppure una figura, un personaggio da ricordare diventa un monologo.
Mio.
Va a finire che neppure dormo bene sul divano con tutti questi pensieri ;)

2 commenti:

  1. E'inutile! Anche io per quanto mi sforzi non riuscirò mai a considerare il lavoro come quel coso che mi consente di portare a casa lo stipendio. Attraverso il lavoro realizziamo la nostra personalità. Il problema è che per realizzare la nostra personalità dovremmo avere la fortuna di svolgere sempre la professione che fa per noi. E' questo il problema. Innanzittutto qual' è il lavoro che fa per noi? Quella cosa che, come dice Baricco, quando la fai sei felice e .."il resto del tempo è tempo che passi ad aspettare e a ricordare". MA! Già arrivare a comprendere quale è la nostra strada nella vita può necessitare di una vita intera. Inoltre non tutti hanno la fortuna e il coraggio di fare ciò che desiderano. Un pò le esigenze economiche, un pò i conformismi, e una scarsa consapevolezza delle proprie qualità ed attitudini, ci limitano. Il coraggio poi...quello non ne parliamo! Perchè ci vuole coraggio a buttare all'aria magari una carriera ormai avviata e sicura e rimettersi in gioco in un altro settore. E' un gran casino insomma!
    La crisi non aiuta. Forse dovremmo iniziare a sviluppare i nostri interessi e da lì vedere se con il tempo assumono una connotazione più pratica e redditizia. Ma il lavoro non può essere mera fonte di reddito. Questo è certo.
    LISBET

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  2. eeeeh cara la mia lisbet è un gran casino sì. Mi trovo nella condizione in cui mollerei il colpo (lavorativo) senza neppure un attimo di dispiacere. qualche anno fa lo avrei fatto ... Ma adesso come si fa? Non ha senso mettersi in difficoltà, soprattutto far pagare i propri colpi di testa ad altri. Certo è che ciò che faccio non mi da più neppure una lieve increspatura di soddisfazione. Mi pesa. A breve riprenderò anche le trasferte, il che vuol dire stare via un paio di giorni, in genere in albergo triste e cena solitaria. Io non ne ho più voglia, semplicemente non mi interessa più. E' necessario trovare soluzione diversa ... ma il coraggio ... come dicevamo ....

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Quattro chiacchiere fanno solo bene, accomodati :)