Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

venerdì 30 marzo 2018

Sabato is the new lunedì

Questo sarà un week end di tre giorni, ripeto tre giorni, non è un'esercitazione.
Partite?
Il week end fuori porta mi terrorizza, il solo pensiero mi atterrisce.
Il week end fuori con figli, soprattutto con figlio unico in età scolare, assume una dimensione epica, il viaggio di Ulisse punteggiato di tempeste.
E' una rappresentazione in tre atti:

Atto primo - La partenza.

Si alza il sipario, interno cucina, genitori al tavolo
"dai, allora si va"
Voce fuori campo, bambino: "Doveeee?"
segue spiegazione del luogo e del perchè
"Ma andiamo sempre lì, no io non vengo, sto qua"
Segue spiegazione del fatto che un settenne non può stare a casa da solo un intero week end; momento rassegnazione a malincuore, proteste miste, tafferugli, accettazione.
Piano di viaggio: si parte quando siamo pronti e dobbiamo essere pronti entro le 10. Portiamo lo stretto indispensabile, sono due giorni no? che si traduce poi in uno zaino per GF e me e un set infinito di sacche e sacchetti per Cig, perchè i giochi, i compiti, il monopattino, la palla e infine almeno un cambio bisogna pur portarli, no?
Sono le 10.30 e non siamo pronti, per le 11 forse, ma poi che serve fare tutti questi programmi.

Atto secondo - il viaggio

Se è solo per un fine settimana non andiamo molto lontano. Lontano è comunque un concetto relativo. 
Cig è molto paziente in auto, viaggia tranquillo, dorme. Questo in linea di principio. Il viaggio può infatti coincidere con la sua giornata storta e allora lo scenario cambia aprendosi a soste ogni 50 km, a permanenze in autogrill più o meno secolari, a pipì intrattenibili, a fame improvvisa e altri disagi. Un viaggio di 250 km può durare un'intera giornata a dar retta a lui. A non dargli retta dura molto meno, ma con umore pessimo.
Questo atto secondo si ripete al ritorno. Poichè la distanza temporale tra andata e ritorno è brevissima, il week end fuori può essere tutt'altro che rilassante.

Atto terzo - la permanenza
 
Questo è l'atto con più pathos, in cui i destini dei viaggiatori si incrociano, si scontrano e spesso ne escono acciaccati.
L'esito è incerto: può scorrere sereno tra passeggiate, giochi e varie amenità; come possono essere giorni catastrofici, di "io mi annooooiooooo" ripetuto a cadenza regolare, 4 secondi circa, per l'intera giornata. Se il mood è sulla noia, può anche passare un unicorno portato in volo da fenicotteri rosa che niente stupirà il pargolo o lo distoglierà da suo mantra. Non funzionerebbe neppure se io mi travestissi da unicorno e GF da fenicottero, su certe prese di posizione, sulla caparbia chiusura al mondo esterno non esiste rimedio. Allora si va alla ricerca di bambini con cui giocare: appostamenti al parco giochi; dilapidazione budget week end ai tappeti elastici, giostra, cosi rumorosi in genere. Attenzione: la resa non sarà mai proporzionata alla spesa, rassegnatevi.
Ripetete il tutto per due giorni, consecutivi ovvio.
Senza possibilità di fuga, fra l'altro. 
Un week end con figlio unico non è mai troppo breve, tutt'altro, ma non è una cosa positiva come potrebbe sembrare.
E' breve per pianificare gite di vario contenuto, che so un acquario, un paese infestato di fantasmi, una gita in barca a cercare delfini; è lunghissimo da spendere a vanvera senza avere un disaster recovery plan preciso, dettagliato, condiviso prima della partenza. Siamo seri però: chi mai fa un piano così? Partire è un atto di ottimismo, buon umore e belle speranze, anche un po' a casaccio che non è una scienza esatta.

Sabato is the new lunedì, quando si è genitori. 
Questo sarà un week end di tre giorni

auguri auguri auguri, Buona Pasqua

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