Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

venerdì 31 marzo 2017

Cose circadiane

Ho la mia ora segreta, defilata, silenziosa.
Mi alzo presto la mattina, un’ora prima del necessario.
Lo facevo anche quando vivevo da sola. Quell’ora del mattino, quella che viene prima di tutto, mi piace tantissimo.
Faccio colazione in silenzio e poi sto lì, al tavolo di cucina a godermi le prime luci, gli uccellini, le fusa del gatto. Penso poco, possibilmente niente, almeno per il primo quarto d’ora.
Poi penso alle cose che mi piacerebbe fare durante la giornata, quindi a quelle che invece devo proprio fare.
Giro per la casa silenziosa, riordino ciò che in silenzio si può riordinare. Ho lo stesso passo del mio gatto, mi piacerebbe avere anche la stessa coda.
Non c’è fretta, in quell’ora; né priorità o cose fondamentali. E’ solo tempo che basta a sé stesso, che non ha bisogno di essere riempito o di essere rincorso. 
Faccio le punte alle matite di Cig, il mattino ha tutti i colori in bocca, non solo l’oro.
E’ un’ora preziosa per me, ne ho bisogno, è nella mia natura essere un gatto, all’alba.
Cig si sta svegliando prima in questi giorni, poco minuti dopo di me. Eccheccaz!
Arriva silenzioso e mi fa buh, che a me viene un principio d’infarto e mi tramortisco subito, ancora prima di essere del tutto sveglia.
Dopo il buh, che lo diverte moltissimo, fa colazione, quindi  inizia a chiacchierare, mentre accende la tv, che poi viene sovrastata da un video sul tablet, che tutto viene mischiato e sommerso da 100 volte mamma, da un pupazzo che spara, da qualcosa che cade, che credo sia il mio ciclo circadiano che va in frantumi.
Addio silenzio, addio coda da gatto, addio ora segreta.
Che faccio, mi alzo due ore prima?

giovedì 23 marzo 2017

Come cambia un genitore di 6 anni: Buon compleanno Cig



Oggi è il compleanno di Cigolino, ormai Cig.
Non Cigola più, che era il suo modo di piangere nei primissimi mesi. 
Se mai strepita proprio o si lascia andare a pianti che di cigolante hanno ben poco, ma per lo più ride a crepapelle.
Sei anni, signore e signori. Una vita.
Solitamente in questi frangenti si ragiona su quanti e di quale incredibile portata siano stati i cambiamenti del pargolo.
Veramente, però, credo che i cambiamenti più straordinari e strabilianti si osservino nei genitori.
Come cambia un genitore di un bambino di sei anni?
Ha raggiunto il livello Master of Zen in pazienza, comprensione, decrittografia di racconti scolastici.
Conosce l’arte shaolin per sconfiggere i brutti sogni, ma anche i propri diavoli interiori, quelli che a volte  provocano esplosioni verbali, tipicamente durante i compiti o nella fretta di un ritardo qualunque e le scarpe ancora da infilare.
Apprezza la meditazione e sa che può esercitarla nel minuto esatto di microonde che serve per scaldargli il latte alla mattina. Non di più, ma neanche di meno.
Ha lasciato dietro di sé l’aria sfranta dei primi mesi, ha assunto quella dei primi anni che è un training per quella che verrà in adolescenza.
E’ più sereno. Sa che quel benedetto libretto di istruzioni che si aspettava quando è uscito dalla nursery non esiste e sa, siccome si è arrivati sani e salvi fin qui, che comunque ha imparato.
Ha una buona autostima, il genitore di un seienne. Ne ha passate tante,  è riuscito perfino a inventare una storia diversa ogni sera, per 365 volte l’anno,  per sei anni. Roba che potrebbe mettere su una piccola casa editrice autonoma e avere titoli per sempre.
Ha dimenticato cos’è una cena a due, una vacanza a due, una dormita a due,  un ragionamento a due e via così. Ha l’impressione di non essere mai stato due, deve essere una difesa naturale.
Ha moltiplicato pani e pesci, wurstel, spazi , soprattutto quelli interiori.
Ha condiviso. Tutto. Soprattutto il bagno.
Ha taciuto spesso. Altrettante volte ha parlato, ma era a sproposito.
Ha superato la fase dell’ommiodio sono imperfetto/a. Lo sa con certezza e trova la cosa rassicurante.
Ha dunque superato in gran parte il senso di inferiorità.
Il senso di colpa verso il pargolo si è trasferito nel senso di colpa verso il partner.
Ha reimparato l’alfabeto, i numeri fino a 10, ha conosciuto i regoli, inciampato malamente sulla sillabazione.
E’ tornato a credere che saper leggere e scrivere siano super poteri, che è l’unico modo di convincere un seienne a imparare a leggere e scrivere.
Anche voi avete notato questi e altri cambiamenti nei genitori di sei anni?

Auguri Cig, Buon compleanno tesoro nostro.
Tuoi tramortiti Mamma e Papà.

martedì 14 marzo 2017

Cambio vita, anzi no




Seduti sulla panchina nel parco chiacchieravo con un amico.
Parlavamo di lavoro e della fortuna di fare della propria passione un lavoro, fortuna che a noi non è toccata.
Siamo stati bravi comunque,  in ciò che facciamo, anche senza quella scintilla fondamentale della passione, possiamo dirci bravi.
Siamo tanti vero a trovarci in questa situazione?
Chiacchierando con un occhio sui nostri bimbi piroettanti sui tappeti elastici, attenti che non venissero catapultati nello spazio profondo dai rimbalzi, ci dicevamo che sono i figli, sono loro che ti ancorano alle responsabilità e che mettono un freno, se non proprio una fine, alla tua possibilità di cambiare vita, di buttare tutto all’aria e ricominciare secondo passione.
Lo dicevamo così, in modo neutro, non c’era un rimpianto e men che meno rimorso. I figli ti centrano e ti ancorano al mondo in cui ti trovi, quando arrivano. E vabbè.
Non pensi più a buttarti uno zaino in spalla e andare là dove proprio vuoi andare a capire se puoi restare; non ti dimetti da un giorno all’altro solo perché sei stanco di vedere le stesse facce ogni giorno; non ti permetti più l’anno sabbatico per pensare bene a ciò che vuoi fare o semplicemente prendere fiato da tutte le corse fin qui; non valuti quasi più l’ipotesi del casale, del capanno in spiaggia, dell’isoletta in mezzo al mare o del rifugio sulla cresta più alta. Non ci sarebbero scuole lì o amici con cui giocare, attività sportive, eventi sociali.
Stranamente non sono cose che ti dicono quando stai pensando di avere un figlio. O non te le dicono chiaramente o comunque tu hai, in quel periodo, l’udito selettivo. E, ovviamente, non sei in grado di comprendere a quale rivoluzione sta andando incontro la tua vita. Non che le considerazioni sull’isola deserta debbano minimamente influire sulla volontà di diventare genitori eh, che allora sì che l’ordine naturale delle cose non avrebbe più davvero senso.
Però non pensi (quasi)i più a cambiare radicalmente. Ti incanali nel devo, ti lasci alle spalle il vorrei. Non te ne accorgi neanche, non è un vero sacrificio è, credo, nell’ordine naturale delle cose. Credo, perché un po’, appena un po’, questa cosa mi spaventa. Cioè davvero non ci sarà più un tempo giusto per imparare a coltivare una vigna o semplicemente per correre il rischio, e che rischio signora mia in questi tempi, di cambiare mestiere, città, abitudini? 
MMmmh, non so se è proprio così. 
Mi chiedo allora come cambiare vita, ma senza mettere a repentaglio Cig.
Perché in tutto questo ancoraggio al devo, se il desiderio è più sul vorrei, non è molto educativo. 
Come gli parlerò dell’importanza dei sogni, dei progetti che generano, se poi io per prima ho lasciato tutto lì, nel cassetto ?  Come gli spiegherò il disordine creativo, quel ritrovarsi sempre saldi nel nostro caos, se ragionevolmente è bene tenere tutto molto in ordine?
Ho una specie di senso di colpa al contrario. Non è perché lavoro, non è per il sottrargli tempo o attenzioni, ma perché faccio meno di ciò che vorrei. Magari è proprio questa la differenza sostanziale tra una mamma giovane e una mamma con qualche anno in più, la prospettiva.
Non so. Ci sto ragionando.




lunedì 13 marzo 2017

Genitori anziani e vicini di casa

Di solito non riporto e non commento i fatti di cronaca.
E’ una scelta precisa: avendo solo la versione dei fatti riportata dai media, non posso essere certa che le cose siano andate davvero così.
Oggi però una notizia mi ha colpito.
La vicenda dei due genitori anziani che anni fa si sono visti portare via la loro bimba, accusati di abbandono e varie inadempienze.
Pare che avessero lasciato la piccola pochi minuti da sola in auto, mentre loro scaricavano la spesa o caricavano i bagagli per il mare, non ricordo, ma era una situazione così, normale. 
Cioè dai, siate onesti, non vi è mai mai successo di lasciare il pargolo ben legato sul seggiolino mentre scaricate la spesa, andate al volo al bancomat, quelle cose lì insomma, davvero di pochi minuti?
Comunque, un vicino di casa li aveva denunciati per abbandono di minore e da allora sono in tribunale per riavere la loro bambina, tanto desiderata, tanto inseguita, fino all’inseminazione eterologa all’estero e a una genitorialità parecchio tardiva che aveva fatto storcere il naso a molti. Credo anche al vicino di casa.
Oggi la bimba è stata dichiarata adottabile, cioè non tornerà dai genitori naturali, che nel frattempo sono comunque stati assolti da tutte le accuse.
Perché? Voi l’avete capito?
Non mi sono piaciuti neanche i titoli che citano i Genitori Nonni. I genitori sono genitori, punto.
Ho anche un altro tema che mi tormenta.
Il vicino di casa.
Apriamo il dibattito.

mercoledì 8 marzo 2017

Chiacchiere tra donne

Arrivo tardi per gli auguri per la festa della donna, lo so.
Ma sapete come va, no?
La mattina ti scapicolli fuori casa e da lì in poi non finisci più di scapicollarti da una parte all'altra.
Adesso qui tutto tace e un attimo prima di spalmare la crema notte e di leggere qualche paginetta, due chiacchiere ci stanno.
Auguri ragazze,  non so bene cosa significhi per me questa ricorrenza, so solo che di lottare non si finisce mai, qualunque sia la battaglia.
Abbiamo strade lunghe noi donne, irte, curve, a tratti strette. Per andare dove vogliamo andare dobbiamo essere un po' sherpa, un po' muli, parecchio farfalle che spiccano il volo.
Ve lo chiedete mai dove volete andare, avete chiara la meta?
Io sì.
Lo so.
Nonostante ciò non riesco a pianificare il viaggio. Mi distraggo. Anzi mi distraggono. Tutte le cose che vanno storte, il momento che non è mai adesso, il tempo che non è mai del tutto mio, le idee che si mescolano ai pensieri, i pensieri alle cose da fare, e così via, mi distraggono.
Capita anche a voi di distrarvi? E dove vi porta la vostra distrazione?
Ho cose da scrivere  che restano lì, ho cose scritte che attendono un finale, la lavatrice caricata da ieri mattina e ancora non fatta partire, un bottone da attaccare, le matite di Cig da temperare. Ho cose da capire, come il fatto che ogni tanto mi dimentico di mettere il grembiule a Cig, o perché diventa difficile a un certo punto cambiare o restare se stesse, o anche come si prepara una torta ben lievitata.
Ho cose da imparare e una voglia matta di imparare tutto da capo.
Ho persone che voglio conoscere, qualcuna invece che vorrei dimenticare.
Uno smalto nuovo da provare, rosso acceso che ancora non lo so perché l'ho comprato, io che sono rouge noir.
Dove vi porta la vostra distrazione?
A volte tra i sogni, a inciampare. So guardare il mare il tv e sentirne il profumo; so guardare il cielo e sentire la neve in montagna. So essere qui, altrove e a zonzo.
Lotto per il diritto di girovagare, probabilmente, per essere come sono.
Lucidamente contraddittoria, come se solo nel fare e disfare, a volte nello stesso tempo, ci fossi io.
Voi per cosa lottate? Dove state andando?
A cena con le amiche, in capo al mondo, sotto le coperte, tra le braccia di qualcuno.
Vale tutto, un viaggio è un viaggio e la meta è quella che scegliamo.

Buon 8 marzo ragazze :)



mercoledì 1 marzo 2017

A carnevale ogni figlio vale

Amo poco il carnevale, non ho mai amato travestirmi, diffido dai coriandoli che sanno infilarsi anche nelle calze e ho avuto vero orrore per la schiuma da barba silurata a tradimento.
Probabilmente ho poca fantasia o ritengo che potrei vestirmi da Frozen in un qualunque periodo dell’anno, se davvero lo volessi.
Per questo i vestiti di Carnevale di Cig sono sempre a portata di mano, perché può succedere anche a maggio di voler essere Capitan America e non è che si può a star lì a questionare sul periodo. Quando vuoi essere qualcun altro puoi esserlo, quando vuoi palesare al mondo un tuo lato segreto puoi farlo, se il gioco prevede che tu sia altro devi poter giocare con tutti i crismi.
Per cui noi viviamo da sempre con Spiderman. Ci sono stati attimi di altri super eroi, ma alla fine Spiderman è lo spirito che ci guida.
Cig mi spiega spesso che quello è il suo supereroe perché è davvero in gamba, se la cava in ogni situazione, è gentile, è uno scienziato, ha una vita avventurosa e delle felpe bellissime.
Mi piace molto che dell’eroe abbia compreso i lati positivi e non se ne sia uscito con un mi piace perché fa quello che gli pare e uccide tutti i cattivi. 
Mi piace che scelga di travestirsi da ciò a cui, in qualche modo, vuole somigliare.
Mi sono sempre chiesta se mai qualche bimbo abbia voluto essere pomodoro, ape o dalmata. Magari sì o magari siamo noi che li vogliamo carini e coccolosi, almeno a carnevale, almeno per quella giornata in giro sotto mentite spoglie, un attimo almeno, prima che tornino le solite furie. O li vestiamo con la nostra di immaginazione, perché insomma  anche a noi piace divertirci, a carnevale.
La scelta del costume di carnevale in realtà rivela molte piccole cose dei nostri bambini: l’attitudine, il mondo fantastico, i sogni, l’immagine di sé. Meglio non interferire nella scelta del costume, ve lo dice una che ha amato follemente vestirsi da carta da gioco, l’asso di picche, perché era elegante, nero, misterioso. Non mi sentivo una carta, io ero me come avrei voluto essere molti anni dopo. 
Alla fine è andata che mi vesto di nero, l’elegante e misterioso devo essermeli persi per strada.
A carnevale ogni figlio vale, sono i giorni freestyle, gli opendaydella loro immaginazione
Adesso sì, carnevale mi piace un bel po’.