Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

lunedì 30 gennaio 2017

Un lavoro non basta

Sabato pomeriggio, casa di amici, bambini che giocano che neppure li senti, i papà impegnati alla ps4 e loro sì, li senti, chiacchiere, un calore che nasce da dentro.
Amo i fine settimana così, mi rimettono al mondo.
Chiacchieriamo di come cambiano i bimbi, di come forse dovremmo cambiare anche noi di conseguenza, del tempo che vorremmo, di quello che non abbiamo mai.
Tre mamme che lavorano, sempre un po' affannate, sempre un filino in ritardo su quello che c'è da fare.
E' l'imperfezione bellezza, così va la genitorialità.
Ogni tanto controllo il cellulare, è sabato, ci sta che magari mi chiami mia mamma.
Invece mi arrivano 3 mail.
Di lavoro.
Non è un cliente che mi scrive, ma un collega.
Vuol dire che quel collega non sta avendo un pomeriggio morbido come il mio, ma da casa, dal suo cellulare, non ha di meglio da fare che scrivere a me, di una cosa di cui potremmo parlare lunedì mattina. Non rispondo, dissolvenza, il sabato riprende il suo corso.
Domenica è iniziata con emicrania, raffreddore potente, forse qualche lineetta di febbre. Una mamma con la febbre di domenica è qualcosa che non può esistere: ci sono i compiti da fare, le due lavatrici di rito, rimettere insieme la casa che durante la settimana si disordina da sola che non ho capito come fa. Mi sposto sulle ali degli starnuti, che mi sembra di andare a mille comunque.
Arrivano altre mail, di lavoro. Domenica.
Non rispondo, a lunedì manca così poco.
Però una domanda resta, è lì da sabato pomeriggio:
perché se la questione non è urgente, urgentissima, mi mandi mail di lavoro nel fine settimana?
Ma anche: il fatto di essere sempre connessi, vuol dire davvero che siamo sempre a disposizione?

In questi giorni di mezzo servizio, metà impiegata e metà tata, ho pensato molto al lavoro, più che altro al tempo che il lavoro occupa.
Ne occupa troppo e senza una vera necessità.
Quando riprenderò la presenza full time, dopodomani, non mi troverò montagne di arretrati ad aspettarmi. Ho fatto tutto quello che dovevo fare, o meglio, ho fatto tutte le cose importanti, con scadenza, che necessitavano di una risposta.
E poi ero connessa. Il telefono l'avevo sempre con me, anche in questi giorni in cui ho giurato all'inps che mi sarei astenuta dall'attività (un flag che metti nella richiesta di maternità on line).
E ho lavorato, il mio lavoro è fatto anche, tanto, di telefonate  oltre che da mail. Se rispondo a una telefonata di lavoro, di fatto sto lavorando. E poco dovrebbe importare se sto rispondendo dal campo di rugby dove Cig si allena, o mentre aspetto mia nipote che esce da scuola.
Fare più cose è possibile, in molti lavori.
Anche farle da casa.
Anche di sabato e domenica, se rientra in una flessibilità globale.
Conciliare sarebbe una sciocchezza se si pensasse alla flessibilità non come la possibilità di stanarti anche nel fine settimana, ma alla gestione del tempo, del tuo preziosissimo tempo.
Oh beh certo c'è lo smartworking. Nell'interpretazione comune però significa che quando lavori da casa, da casa non puoi muoverti. E allora dov'è il vantaggio, scusate? In ufficio ho una sedia più comoda, non c'è un frigorifero pieno di cose che mi piacciono, tanto vale che stia lì.

Ho poi considerato che, per come sono io, un lavoro non mi basta. Fare due cose diversissime tra loro nell'arco della giornata mi ha rimessa in sesto: mezzagiornata ufficio, mezzagiornata casa (con tutte le attività accessorie che una casa contiene e un ufficio no) è stata un'esperienza rivelatrice. Ho bisogno di fare tante cose, ma diverse. Nella diversificazione le mie energie si moltiplicano, così come le idee, la voglia di fare, la pazienza, il buon umore, la certezza che ho un valore sia come professionista, sia come Mary Poppins, sia come ME. L'autostima si calibra benissimo quando sei in equilibrio.
Ecco.
E adesso che faccio, mi cerco un secondo lavoro?



giovedì 19 gennaio 2017

I due teoremi della brava baby sitter

Riassunto delle puntate precedenti: la baby sitter, condivisa con mia sorella, in ferie fino a fine mese; io in sostituzione.

Prima settimana di babysitteraggio.

Primo terorema della tata:
Dati 3 bambini da tenere, essi potranno combinarsi con altri bambini in modo da crescere di numero, cambiare ordine, decrescere, ma mai arriveranno a un numero pari a zero.

Secondo teorema
Se bambini=0 allora ho un problema, devo aver dimenticato qualcuno da qualche parte
Se bambini > 0, non è detto che siano i miei bambini, per cui occorre sempre verificare.

Il mestiere dell Tata si fonda sulla matematica, la fisionomia e l'orientamento. Tutti ambiti in cui scarseggio. Per affrontare le due settimane sto studiando puntualità, conversazione da parchetto, principi della termodinamica per non surgelare in attesa dell'uscita dei pargoli.
Ho anche riesumato una vecchia fiaschetta, nel caso continuassero queste temperature la riempirò di vodka per meglio affrontare le attese fuori da scuola.
 È tutto sotto controllo.
Che non è tanto aspettare che escano, quanto aspettare che si decidano a venire a casa.
Mia sorella ha due bimbe più grandi di Cig.
Le adoro.
Ma sono femmine e vivono in un universo molto più relazionale rispetto a Cig.
Cig con un gesto della mano saluta l'intera scuola, il parco, la via, il mondo e comunica, sempre facendo solo ciao ciao con la mano, che domani ci sarà.
Le bimbe no. Le Bimbe si salutano una per una, con abbracci struggenti che sanno di addii definitivi. Ogni bambina deve avere il suo abbraccio e rispondere alla domanda "domani ci sei?", mentre mostra all'amica che sta salutando un qualche reperto rinvenuto in fondo a zaini immensi e colorati. Ci vogliono circa 40 minuti solo per allontanarsi dal cancello della scuola. Capite che la fiaschetta di vodka è necessaria.
Comunque. Fosse solo questo. Durante gli abbracci scattano gli inviti e i relativi "zia possoa andare da" o il temutissimo "Zia, può venire da noi". Temutissimo perché implica la mia interazione rassicurante e partecipativa con la mamma dell'amica, che naturalmente non ho mai visto prima. Quindi vorrei essere io quella rassicurata, metti che poi perdo una bimba di mia sorella.

Insomma, è complicato.
Però sono contenta: in questi giorni ho sempre avuto almeno 3 bambini con me e sempre nella giusta proporzione: un maschio e due o tre femmine.
Cig c'era sempre, ne sono certa
Mia sorella non mi ha fatto sapere niente.
Sta andando benissimo, è una bella esperienza.


venerdì 13 gennaio 2017

Bimbi feste e altri gap

Una delle cose difficili per la primipara tardona (cioè la primipara over 40, scientificamente ribattezzata da me) è capire in quale momento storico alcune cose sono cambiate e colmare velocissimamente il gap.
Tipo. Da quando i compleanni, fin dall’asilo, si organizzano nei locali e non a casa? E da quando si è in obbligo di invitare tutta la classe?
Io ero rimasta che invitavi le due amiche del cuore, un paio al massimo di potenziali tali, mamma preparava la torta, si spegnevano le candeline di colori assortiti, si giocava insieme, possibilmente senza tirarsi i capelli e lanciarsi le bambole, e poi bacio bacio tutti a casa.
Ero privilegiata. Mia mamma non lavorava e quindi le feste si potevano fare. I miei amici con genitori occupatissimi la festa di compleanno se la sognavano proprio o la rimandavano ad agosto, che poi non c’era mai nessuno e tanti saluti
Adesso hai:
inviti scritti a mano o stampati, con tanto di rsvp finale; 
la mappa per raggiungere la location prescelta
dress code
obbligo di calza antiscivolo
festa a tema (scusate, ma il compleanno non è già un tema di suo?)
Ditemi, quando è successo tutto ciò?
Quanto sopra comporta da parte tua:
regali, praticamente almeno uno a settimana per tutte le settimane dell’anno
mappatura precisa delle ludoteche, mcdonalds, gonfiabili e via dicendo presenti nella tua provincia: la prossima festa potrebbe essere potenzialmente ovunque
dedicare parte del tuo tempo libero ad accettare o declinare inviti
RICAMBIARE, che è la cosa più terrorizzante. Cioè, davvero vuoi avere 25 bambini urlanti per tutto un pomeriggio, fosse anche un pomeriggio all’anno?
Io no. Lo dico con molta serenità e consapevolezza.
Cig neppure, ma perché lui non ama le feste di compleanno per via delle torte che in generale non gli piacciono proprio. L’anno scorso, invece della torta ha voluto 1mq di focaccia, per intenderci.
Poiché non ha neppure sei anni, credo che avrà tutto il tempo per costruirsi una vita sociale, anche se fin qui non gli ho  affittatoun’intera ludoteca o il circo con tutti i leoni.

Un altro cambiamento di cui mi sono persa l’inizio è il make up per bambine piccolissime; i tagli rasati con decori vari per i maschietti; l’edicola come luogo di culto; il gli devi far fare almeno 2 sport e 4 laboratori creativi a settimana o stai crescendo un disadattato.
Ho diversi gap da colmare, aiutatemi.
Che cosa è cambiato dalla vostra infanzia a quella dei vostri figli? 

mercoledì 11 gennaio 2017

Singhiozzo: il rimedio definitivo (dai 3 anni in su' )

Finalmente ho scoperto il rimedio definitivo per far passare il singhiozzo.
Basta stare in piedi e alzare le braccia dritte sopra la testa, contare fino a dieci e il singhiozzo se ne va. Questione di diaframma, che in quella posizione, a palo, si blocca e il singhiozzo non ha scampo.
Sono così fiera della scoperta che non vedevo l’ora di dirvelo.

Nel frattempo sono finite le feste, iniziata la scuola, ritrovati tutti i kg persi durante l’estate, che sono tornati portandosi anche un paio di amici. Non sono pronta al ciclone delle diete prova costume che a breve si abbatterà su ogni pagina, stampata o virtuale che sia.
Ho iniziato l’anno con umore instabile, troppe idee per la testa, molte delle quali confuse, altre assolutamente fuori contesto, tipo quella di diventare gestore di un rifugio sugli Appennini o il guardiano di un faro qualunque.

E’ sempre così, nel lasso di tempo che va dall’inizio dell’anno al mio compleanno (che è in gennaio, quindi un lasso breve) farnetico un po’, come volessi battere il tempo che passa o me stessa, che nel tempo passo quasi senza rendermene conto.
Intanto Cig ha inventato per me una nuova parola: brattiva, metà brava e metà cattiva “Non come papà, che è tutto bravissimo, lui”.
Ecco, inizio l’anno da brattivacon artigli sguainati e un angioletto appeso a una lunga collana; vestita di nero, ma con un rossetto luminoso, con un rimedio per il singhiozzo e una parola tutta per me.

lunedì 2 gennaio 2017

Sharing - esperienza di condivisione

Quando è nato Cig il problema si è posto subito: ci vuole una baby sitter, di più, una tata.
La scelta di una persona che ci sia quando mamma e papà sono al lavoro credo sia una delle più difficili nella vita di un genitore.
Non esiste colloquio approfondito, test, domanda trabocchetto, lettura del linguaggio non verbale che possa metterci al riparo dall'ansia.
Ansia che resterà sempre, latente, anche in rapporti che col tempo si faranno consolidati e di piena fiducia.
Esiste però un'altra soluzione, più rassicurante.
La condivisione.
Ovvero impiegare la stessa tata in due famiglie.
Io condivido con mia sorella; in mancanza di apposita sorella si può arrivare alla stessa soluzione con un'amica o una vicina di casa.
Le regole di condivisione devono essere chiare a tutti, condividenti e condivisa.
La tata avrà indicato nel suo contratto entrambe i luoghi di lavoro(consiglio spassionatamente di contrattualizzare la persona che lavora regolarmente in casa vostra) e insieme si troveranno le regole sulla gestione dei bambini.
I due condividenti, invece, si accorderanno su come suddividere la parte economica e contrattuale.
La chiarezza, nella condivisione, è la base della buona riuscita.
La soluzione permette di risparmiare un po', che di questi tempi male non fa, di avere bambini che stanno in compagnia di amici/cugini, di condividere eventuali ansie, di avere fiducia doppia.
Di essere doppiamente nel panico quando la tata annuncia che andrà in ferie per 5 settimane e, proprio per tutta la fiducia e condivisione di cui sopra, non è possibile dirle di no.
Che si fa?
Si condividono, ipotesi, soluzioni e decisioni, ancora una volta.

Così per 15 giorni farò io la "tata-mamma-zia".
Adesso che la maternità può essere spesa anche a ore e considerando che ho ancora praticamente intonso il tesoretto della maternità facoltativa, lavorerò la mattina e mi occuperò dei bambini il pomeriggio.
Sono contentissima.
Perchè sono certa che a fine periodo avrò così voglia di tornare in ufficio o in giro per l'Italia come mai prima, come nessun corso motivazionale potrebbe fare.

Voi che soluzioni sharing avete provato?