Ci sono post che vorrei non scrivere.
Ci sono giornate che vorrei non esistessero.
Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Se c’è bisogno di una giornata così, vuol dire che c’è bisogno di attirare l’attenzione, di dire forte, insieme, in più Paesi, che ehi basta, basta.
Se c’è bisogno di una giornata così, vuol dire che durante tutto il resto dell’anno non se ne parla abbastanza o comunque non si fa abbastanza per abolire il 25 novembre dall’elenco delle giornate internazionali di qualcosa.
E’ quindi una giornata triste, impegnativa, dura da digerire.
In questa giornata si ricordano le vittime del femminicidio. Che è un termine che word mi segnala come non corretto e me lo sottolinea a zig zag, rosso. Che è il modo discreto di word di dirmi machecazzohaiscritto, rileggi (anche machecazzohaiscritto lo sottolinea in rosso, ma qui ha ragione).
Femminicidio è una parola che non dovrebbe esistere, ha ragione word.
Non avremmo dovuto essere costretti ad inventarla, preferendo di gran lunga i vari “petalosi” o “lavoro agile”, da poco approvato dall’accademia della Crusca, per dire le prime due che mi vengono in mente.
Quella riga rossa sta, indelebile, sotto ogni nome di donna che non c’è più.
A dire machecazzohaifatto.
Una riga rossa a ziga zag sotto ogni nome. Che è il modo di word di dire che quella morte lì è sbagliata.
Non la voglio più la giornata del 25 novembre.
Come senza segni deve essere ogni donna.