Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

giovedì 22 settembre 2016

Miti, equinozi e #fertilityday

l'equinozio d'autunno coincide con la messa a riposo della Terra,
altro che giorno della Fertilità.
Avrei tantissima voglia di tornare sul Fertilityday che è proprio oggi.
Ho la tastiera che scalpita proprio, brontola e fuma come una pentola di fagioli.
Ma sarebbe troppo facile, sarebbe retorica.
Così vi racconto una storia, che ha a che fare con oggi, l'equinozio d'autunno.
La storia me l'ha fatta tornare in mente un'amica, anche lei un po' borbottona sul fertilityday, ma una borbottona colta, mica una che si scalda per immagini sbagliate, messaggi ambigui, metasignificati evidenti e agghiaccianti.
Mi ha fatto tornare in mente Persefone, che nell'equinozio d'autunno, oggi, tornava nel regno dei morti.
Andiamo con ordine.

Persefone (Persy per i più intimi) era figlia di Demetra e Zeus. Di Zeus già sapete, di Demetra è bene ricordare che era la dea della fertilità.
Persy era così carina da attirare le attenzioni dello zio, Ade, dio dell'oltretomba, che se la portò via ancora fanciulla e la sposò contro la sua volontà. Qui potremmo aprire lunghissime parentesi, ma chi sono io per giudicare gli dei, suvvia.
Demetra, cuore di mamma, non prese bene la cosa, anzi, cambiò proprio registro. Se prima era la dea che assicurava agli uomini anni interi di tempo soleggiato, acqua e fertilizzanti biodinamici in modo da far crescere messi abbondanti e non OGM, decise di manifestare il suo dolore con un inverno che sembrava non finire mai. Niente raccolti, niente frutta fresca che fa tanto bene alla salute, niente di niente, inverno freddo e terra sterile. Tiè a tutti, non venite a piangere da me che ho perso la mia Persy.
Zeus alzò gli occhi al cielo e non vide nessuno, chi volete ci fosse sopra di lui, e andò a negoziare con Demetra. Tanta stima Zeus, solo un dio è in grado di negoziare con una mamma furibonda.
"Demi - le disse pacato e senza neppure lanciare un fulmine - ascolta cara ..." ma prima che potesse finire Demetra gli lanciò contro un covone di fieno che lo mancò per poco.
"Demi tesoro, ascolta - riprese lui paziente - Ade è un gran mascalzone, anche da piccolo mi portava via tutti i miei fulmini preferiti e li andava a nascondere chissà dove nell'aldilà. Non lo doveva fare, sta cosa di Persy mi ha fatto andare giù di testa, che quasi abdico. Comunque. Perchè prendersela con quegli sfigati di uomini? Dai. Sù. Sono già messi male: hanno noi come divinità in vita e una volta morti vanno da Ade. Dai, anche una vita tutta in inverno no, è troppo"
"Tu non puoi dirmi niente - sibilò Demetra - non tu, con la famiglia che ti ritrovi. Io faccio come voglio"
Seguirono tafferugli, volarono parole grosse e per tutto il giorno l'Olimpo venne chiuso al traffico.
A sera però, forse entrambe esausti, trovarono un accordo.
Persefone sarebbe tornata a casa da mamma 6 mesi all'anno, per tutta la primavera e l'estate e sarebbe tornata da suo marito Ade in autuno inverno. Nei mesi di assenza di Persy, Demetra poteva rendere sterile la terra per farla poi rifiorire e fruttare a primavera.
E così andò.
Da allora l'equinozio d'autunno coincide con la messa a riposo della terra, che dorme, sterile e improduttiva, fino a primavera.
Il mito è stato poi intepretato da varie tradizioni, sono stati cambiati i nomi delle divinità per motivi di privacy, ma la sostanza resta la stessa: il passaggio di Persefone dalla mamma ad Ade simboleggia il passaggio dalla vita alla morte. In natura si traduce nel riposo della terra. Nella tradizione Wiccan, per citarne una che mi piace, è il tempo del riposo, della meditazione, del ringraziamento a Madre Terra per l'abbondanza concessa nelle stagioni precedenti.


Ora. Non è che al Ministero possano sapere tutto tutto, ma scegliere proprio il giorno in cui Demetra è di pessimo umore non mi sembra un grande auspicio per la fertilità.


martedì 20 settembre 2016

Tutto andrà bene

Che tutto sarebbe cambiato mi era perfettamente chiaro.
Più nebulosa era la questione del come sarebbe cambiato.
Adesso lo so.
Adesso so che è un momento davvero delicato.
Cig piange ogni mattina prima di entrare a scuola. Un pianto triste come un addio.
Cig ride la sera e parla a macchinetta, non la smette più e racconta che è stata una giornata più che buona, che hanno scritto sul quaderno, che è stato divertente.
Così io la mattina vado al lavoro con il cuore pesante e la sera vado a dormire tranquilla, sperando tanto tanto che l'indomani non pianga di nuovo.
Sono una frana nella gestione delle lacrime.
I capricci li riconosco e li liquido con l'indifferenza.
I pianti, quelli veri, mi galleggiano intorno all'ombelico per una giornata intera.
Così ho la pancia gonfia, l'emicrania, la testa per aria. Qualcuno la chiamerebbe pre-menopausa, io dico che è prima elementare, o comunque sono le due cose insieme.
Ci sono mattine che lo prenderei per mano e mi metterei a correre con lui, lontano, verso il mare, una giornata intera fare castelli di sabbia, affondare le mani, bagnare i piedi, abbandonare la cartella, lanciare pastelli. Non si può, lo so, non si deve, non si fa.
Ci sono mattine che vorrei che a scuola ci andasse da solo, altre in cui vorrei entrare con lui e sedermi vicino a guardare con i suoi occhi la giornata che tanta ansia gli da.
Perchè io non lo so cosa vede lui e mi resta il dubbio di non comprendere davvero quel pianto del mattino.
Oscillo tra il se la caverà e il cosa posso fare, dondolando così forte che mi vengono le vertigini.
Non è senso di colpa.
Lo dico sempre.
La colpa la senti quando potresti fare qualcosa di diverso ma non lo fai, non è il mio caso.
Non sono neppure preoccupata. Cig sta bene.
E' più una tenerezza infinita e il non saper trovare parole più belle e convincenti da dirgli di un "tutto andrà bene".
E' cambiato tutto.
Lui che mai ha pianto prima di lasciarmi, io che mai ho avuto il cuore pesante nel lasciarlo, ora siamo in una terra nuova, intensa, bella, difficile.

giovedì 15 settembre 2016

Prima elementare, 5 cose che ti sentirai dire dagli altri.

Non immaginavo, ma anche la scuola attira commenti parecchio bizzarri.
L'inizio della prima elementare, prima primaria che dir si voglia di Cig, ha raccolto reazioni varie.
La commozione nostra, la gioia di Cig, l'incoraggiamento di zii e nonni. Fin qui tutto bene, ma in agguato ci sono sempre gli altri, che spesso non gestiscono bene la questione degli auguri.
Le mamme lo sanno, è dalla gravidanza che si sorbiscono commenti e consigli non richiesti, che navigano tra le proprie convinzioni a onde anomale di "te lo dico io che ci sono già passata".
La scuola non fa eccezione, non è libera da commenti e consigli.
Ho raccolto i 5 più comuni.

 "E' finita la pacchia, adesso vedrai con i compiti"
Ok non sarà l'attività più piacevole del mondo, ma nutriamo speranza ragionevole di affrontarli e di lasciare anche tempo alla pacchia, che mai deve mancare.

"uuuuh povero bambino".
Solitamente l'esclamazione è coronata da sguardo compassionevole verso il pargolo, perchè naturalmente viene detta in sua presenza. In questo frangente Cig mi guarda interrogativo, visto che da mesi gli vado raccontando delle meraviglie che la scuola racchiude in sè.

"E adesso sì che dovrà andare a dormire presto, altrimenti non ce la farà" che va a braccetto con "Poverino, si stancherà così tanto a scuola da non riuscire a fare altro"
Cig a dormire presto ci va da quando è nato e quindi ce la farà, giusto?
Lo so, la scuola è molto impegnativa. Si stancherà. Così andrà a dormire presto e ce la farà.
Anche a continuare l'allenamento di rugby e giocare al parco.
E comunque mi sento di rassicurare tutti: la stanchezza non è una malattia, non a 5 anni almeno.

"Mi raccomando, non assillarlo con la scuola".
Cosa voglia dire esattamente non lo so, quindi accolgo la raccomandazione con sguardo compreso. Magari mi sarà chiaro più in là. O magari no. Mah

"Eeee, così anche lui imparerà cosa vuol dire avere un lavoro"
Il salto logico di questa frase è per me troppo alto, rischio di cadere, inciampare, stramazzare.
La scuola non è un lavoro, con cui forse condivide solo l'orario e la quotidianità.
La scuola è un mondo nuovo da esplorare, un'avventura, una lunga domanda a cui seguono tante risposte.
Magari avessimo lavori altrettanto interessanti.

Queste le mie 5 cose sull'inizio della scuola più riccorenti.
Quali le vostre?

lunedì 12 settembre 2016

La primipara tardona e il Fertility Day.

La tentazione di dire la mia era stata fortissima a tempo debito, nei due giorni di bufera e polemica.
Ho preferito però lasciar andare, sedimentare, digerire.
Adesso però due cose due sul Fertility Day le voglio dire.
Le dico da primipara tardona, da mamma over 40, le dico da lavoratrice e da cittadina.

Che minchia vi è venuto in mente? Che è sta roba del fertility day?

Al di là della campagna pubblicitaria che liquiderei semplicemente con un penosa e di cattivo gusto, non ho colto il senso dell'iniziativa.
Così sono andata a leggermi il documento programmatico, per fare luce e squarciare le mie personalissime tenebre ( in cui comunque dormivo benissimo).

L'esordio è questo:


Per favorire la natalità, se da un lato è imprescindibile lo sviluppo di politiche intersettoriali e interistituzionali a sostegno della Genitorialità, dall'altro sono indispensabili politiche sanitarie ed educative per la tutela della fertilità che siano in grado di migliorare le conoscenze dei cittadini al fine di promuoverne la consapevolezza e favorire il cambiamento. Lo scopo del presente Piano è collocare la Fertilità al centro delle politiche sanitarie ed educative del nostro Paese. 

Che a ben leggere non vuol dire un granchè, ma fa niente, chi sono io per giudicare.
Solo mi sono resa conto che mai avevo immaginato che uno Stato avesse a cuore il mio figliare, visto che poi non ha cuore la mia progenie. Altrimenti ci sarebbero aiuti a iosa e io non avrei bisogno di pagare una persona che ci aiuti. La parte "sanitaria" della genitorialità è pochissima cosa, rispetto a tutto ciò che viene dopo. E su questo punto tutti noi genitori siamo molto consapevoli.
però se un FertilityDay si è reso necessario, se è stato necessario pagare una campagna pubblicitaria, se il Ministero della salute si è preso la briga di dirci quando, come, perchè fare figli un buon motivo ci sarà.
Il piano si prefigge diverse cose, sviluppare conoscenza, informare, migliorare l'assistenza sanitaria e
Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione.

Qui ho avuto paura, ma sono donna coraggiosa e sono andata avanti nella lettura.
E' fatto bene il documento, ha punte inarrivabili di comicità, come quando dice che la denatalità mette a rischio le politiche di welfare. 
Non sarà piuttosto che la mancanza di un welafare sensato impedisce di pensare seneramente a un figlio?
Ha senso il documento, è un lungo dipanarsi dei consigli della nonna, quelli che ti dava mentre tirava la pasta per i ravioli, tra una canzone di Gianni Morandi e il TGR delle 11.
Se parlare con la nonna, però, aveva in sè qualcosa di magico, come se impastando i ravioli si mettessero le mani nel senso della vita stessa, leggere il documento ha più della ricetta sbagliata, della madeleine proustiana andata a male, così ogni ricordo, convinzione, senso della famiglia, responsabilità nelle scelte hanno un saporaccio.
Insomma, il documento l'ho trovato indigesto almeno quanto la campagna pubblicitaria.
Perchè non ha, a mio avviso, un significato reale, calato nella realtà, aderente al periodo che stiamo vivendo. E' antistorico, insomma, non tiene in nessun conto alcuni apsetti
Bisogna lavorare in due, altrimenti non si arriva a fine mese
Bisogna poter contare su aiuti molto concreti, che non sono solo economici, ma strutturali
Bisogna, se dobbiamo pensare alla fertilità come a un bene comune, che anche i bambini nati da cotanta fertilitudine siano altrettanto considerati una ricchezza comune
Bisogna capire che non è che si fanno meno figli perchè le donne studiano e lavorano (giuro, nel documento c'è anche questa considerazione), ma perchè siamo genitori soli, spesso lontani dalle famiglie di origine, senza supporti familiari, che comunque non è giusto si sostituiscano al welfare.
Insomma. 
Per me è no.

Che ne pensate?

Il documento del FertilityDay lo trovate qui




mercoledì 7 settembre 2016

E' l'ultimo giorno di com'era fin qui.

Alzi la mano chi domani inizia la scuola, poco importa il grado.
Alzi la mano chi è emozionato.
Cioè chi riesce ad alzarla, che la mia trema, insieme al braccio, alla pancia e alle ginocchia.
Oh sì, sono emozionata.
Così, senza un vero perchè. In fondo ci va lui, mica io, no?
Ma pensare che tra qualche tempo condivideremo il super potere della lettura, per esempio, mi stordisce di gioia; che scoprirà un'inifinità di cose nuove mi mette in fibrillazione come se le dovessi scoprire io.
Poi ho speranze che coltivo con ostinazione, tipo miglioreranno i lavoretti e saranno a me comprensibili; miglioreranno i disegni che lo so che per lui è frustrante quando chiedo "Uh bello, ma cos'è?"; capirà la scansione del tempo e avremo conversazioni in cui ieri, oggi e domani saranno al loro posto e non ammassati tutti insieme nell'adesso.

Ho paure terribili, anche.
I gruppi whatsapp delle mamme
Le mamme perfette e quelle competitive
Le riunioni con le maestre in orari in cui sarò altrove e sarà una vita da tetris, da quel pezzo che non sai mai come incastrare, quello che sembra un Z obesa, per intenderci.
I compiti che non capirò e dovrò farmi aiutare dalle nipotine
I compiti che non capirò e Cig invece sì
Il momento in cui Cig, a suo insindacabile parere, saprà tutto e noi niente e non potrò più dargli le risposte corrette, ma fantasiose che gli do adesso.

Oh sì, ho tanto da temere.
E oggi è anche l'ultimo giorno di com'è stato fin qui, se non fosse abbastanza.
Ecco, voi come state?


Per il primo giorno di scuola,  vi lascio un bel racconto di Rossella Calabrò (mi ha dato il permesso). A me ha fatto tenerezza. E anche pensare alla bimba del piano di sopra e al fatto che anche noi siamo il bambino del piano di sopra ;)

Si intitola la signora Pipistrella e il primo giorno di scuola, lo trovate qui:http://scriviamo.libreriamo.it/scriviamo/la-signora-pipistrella-e-il-primo-giorno-di-scuola-di-rossella-calabro/

e anche qui di seguito ;)
Buon primo giorno a tutti!




La signora Pipistrella si chiamava, in realtà, Rossella. Ma siccome la mattina dormiva e la notte scriveva, i bambini del piano di sopra la chiamavano Pipistrella. E lei li chiamava Lucy, da lucertolina, e Oky, da occhioni. Lucy era una bellissima bambina coi capelli lunghi come le fate, che apparecchiava la tavola alle lucertole del suo terrazzo con i piattini e le pentoline delle bambole. Che amava i gatti così tanto che se dicevi gatto lei si metteva a piangere dalla commozione.

Oky aveva un potere speciale: si ricordava i numeri di tutto il mondo. Dov’è la pizzeria? In via del Basilico numero tremilaseicentoventitré. Ed era sempre il numero giusto, né uno di più né uno di meno. Solo che questi bambini, come tutti i bambini, appena svegli correvano incontro alla giornata per dirle ciao. E, come in tutti i palazzi con le pareti sottili, a chi abitava sotto sembrava che corressero indossando, al posto dei piedi, due lingotti di titanio. BUM BUM BUM! E SBADABUM quando magari inciampavano.

La signora Pipistrella, che aveva scritto storie fino alle tre di notte, si svegliava con un salto, era mattina presto ma per lei era piena notte. Allora si metteva un cuscino sopra le orecchie, poi due, poi tre, poi ci aggiungeva un gatto vero e uno di peluche, ma quei BUM BUM li sentiva lo stesso. Io tag-lio loro kuei pietini ti titanio, pensava la Pipistrella che, quando si arrabbiava, parlava o pensava in tetesko. Poi le veniva da ridere, e buonanotte. No, niente buonanotte perché non si riaddormentava più, e passava la giornata con lo sguardo da zombie, occhi rossi e nervi a fior di pelle. Allora magari provava a dormire un po’ nel pomeriggio, per recuperare le ore di sonno perdute, ma RRRRRRRRROTOLLLLL!

C’era una pallina di piombo di Marte (che pesa molto di più per via della gravità) che le rotolava sulla testa. Kazzen, pampini, con kosa giokate atesso? pensava la pipistrella. E intanto, RRRRRRROTOLLLLLL, la pallina di piombo marziano rotolava, rotolava rotolava e la teneva sveglia. Poi un giorno, come per magia, arrivò per Lucy e per Oky il primo giorno di scuola. Erano così emozionati, ma così emozionati, che al posto dei piedini avevano cuori di velluto e, al posto della pallina di piombo marziano, in casa loro faceva le capriole uno scoiattolo venuto apposta dal pianeta Venere, che è il pianeta dell’amore, per far vedere a tutti quanto era morbido e puffoloso e silenzioso.

Queste cose la signora Pipistrella non le sapeva, un po’ perché non poteva vedere quello che succedeva al piano di sopra, un po’, soprattutto, perché dormiva. Era mattina presto, e lei dormiva, beata come una fata, come una crostata, come un’orata, con le palpebre che pesavano una tonnellata. Dormì, dormì, e poi dormì ancora fino a tardi, fino a che si svegliò persino rintronata, da quella gran dormata. Che sarebbe dormita, ma i pipistrelli amano le rime. Buon primo giorno di scuola, bambini belli, disse la pipistrelli. E pensò, quasi con una nostalgia anticipata, ai lingotti di titanio che un giorno non troppo lontano sarebbero diventati sneaker e tacchi a spillo, e sarebbe finita la magia. Intanto però, lei e la mamma dei bambini uscirono a cena e si divertirono e risero e diventarono amiche. Perché anche le mamme, quando i figli vanno a scuola, tornano un po’ bambine. 

(Rossella Calabrò)

lunedì 5 settembre 2016

L'8 settembre cambia tutto, inizia la scuola.

SIAMO I 3 MOSCHETTIERI :)
(immagine da Google)
Ci siamo.
Giovedì entreremo nell'era della scuola.
Quella di epoche intere di compiti delle vacanze, di crisi del "non ci voglio andare più", dei migliori amici, del non capisco, del che belli che sono i numeri (o le lettere, a seconda delle inclinazioni).
Abbiamo etichettato ogni penna, matita, forbice, gomma, perfino ai pensieri abbiamo messo un'etichetta.
Abbiamo un grembiulino con Spiderman, che mica si può andare a scuola senza neppure un supereroe.
Abbiamo dubbi, preoccupazioni e tanta curiosità.
Cig oscilla tra l'entusiasmo e il "io torno alla materna, va".
Noi incrociamo le dita e un po' il cuore sobbalza di emozione.
Perchè secoli fa nasceva un fagottino cigolante e adesso c'è un ragazzino che prova gli spallacci della prima cartella.

Cig è anticipatario, probabilmente sarà il più piccolo della sua classe.
E già mi scontro con la competività altrui
"uh, per la nostra cucciola la prima sarà una formalità, sa già leggere e scrivere"
"Ah, bene. Cig invece sta ancora giocando e lo mandiamo a scuola proprio per imparare a leggere e scrivere" sorriso.
E' vero, noi fin qui abbiamo giocato. Non ho insistito su lettere e numeri, è stata un'estate libera. Abbiamo imparato altro, come andare sott'acqua, giocare a bocce e parole nuove come "formidabile" e "micidiale".
I timori sono leciti, così come le maniche rimboccate, pronti ad aiutarlo.
Nessuno è mai davvero pronto per iniziare la scuola, neppure i genitori.
Per questo piano piano ci stiamo allenando tutti.
La scuola è un affare di famiglia, un nuovo inizio per tutti ed è tutti insieme che ci stiamo arrivando.
Stiamo lavorando un po' di più sulle regole, sulla condivisione, sull'abitudine di raccontarci la giornata. Abbiamo, insieme, scelto e preparato tutto il materiale scolastico immaginando cose bellissime che sui quei quaderni verranno scritte o disegnate sull'album da disegno.
Stiamo cercando di infonderci serenità e spirito d'avventura.
Siamo i tre moschiettieri della prima elementare, uno per tutti, tutti per uno.

E voi, come vi preparate al primo giorno di scuola?