Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

mercoledì 29 giugno 2016

L'atelier di Romeo - Emmabooks

Anche questo l'ho scritto io.
In e-book, in tutti gli store digitali. Yeaaahhhhhh :)

Ci sono momenti, nella vita, in cui devi invertire la rotta. Momenti in cui ti accorgi che non puoi più vestire i panni di prima. Basta una brusca virata e il cambiamento è lì, radicale, ad attenderti. Può accadere a qualsiasi età e di solito è naturale: pum! Cadi e non fai nemmeno in tempo a rialzarti che hai già imboccato una nuova strada.Viola e Bruno sono una coppia felice, due professionisti di successo, sempre di corsa verso nuovi obiettivi, sicuri di poter programmare e controllare ogni evento della loro esistenza. Quando però diventa loro chiaro che non sempre è così, la loro vita cambia. Da un giorno all’altro si trasferiscono al mare, nel piccolo appartamento di un vecchio palazzo in fondo al vicolo Sogni. Viola accetta un lavoro da segreteria e ritrova il sorriso; Bruno, il più tormentato, è invece costretto a inventarsi una nuova attività, un progetto in cui buttarsi a capofitto: L’invisibile è essenziale agli occhi, una bottega/atelier in cui vendere solo oggetti che in passato sono stati molto amati. A fargli compagnia c’è Romeo, un gatto persiano che veglia sugli scaffali con sguardo attento e curioso e diventa il testimone di ciò che tutti ci affanniamo a cercare: la felicità.

L'importanza della scuola materna

Immagine da Google
E' l'ultimo giorno d'asilo, di scuola materna.
Da domani Cig sarà a casa e ci traghetteremo verso le elementari, o scuola primaria come si dice adesso.
Stamattina ho abbracciato la maestra non senza commozione, sono stati 3 anni bellissimi e le maestre spelendide, attente, critiche ogni volta che è stato necessario, amorevoli.
Credo che per Cig sia stata un'esperienza fortunata, lo è stata per noi genitori di sicuro.
Ogni bambino dovrebbe, a mio avviso, frequentare la scuola materna.
Si ammalerà, probabilmente, ma si costruirà anticorpi forti come Hulk.
Conoscerà i suoi migliori amici, quelli di cui parlerà ininterrottamente anche a casa
Farà lavoretti oggettivamente brutti, ma splendidi e commoventi ai nostri occhi
Imparerà pezzi sparsi di poesie, che così si trasformeranno in componimenti futuristici
Farà le recite e se non ne avete mai vista una beh, preparatevi
Imparerà a condividere e a farsi valere
Imparerà a raccontare cosa ha fatto (mah, in questo Cig non è bravissimo eh)
Farà a botte e farà pace
Si dispiacerà per un migliore amico che sceglie nuove amicizie
Batterà il cuore per la bimba con le treccine (mamma, ho il cuore che salta)
Crescerà non solo in altezza
Costruirà le basi del suo mondo e quelle solide della curiosità
Saprà che è fatto della stessa sostanza della fantasia e dell'ora di merenda
Mangerà le verdure, a casa no
Mangerà la pasta al sugo, a casa no
Svilupperà gusti precisi e la cuoca della scuola è sempre più brava della mamma
Si formerà l'idea del tempo e degli orari e della gioia di dormire di più quando a scuola non si va.
In realtà tenderà a non svegliarsi mai quando bisogna uscire di casa e a svegliarsi ben prima dell'alba il sabato e domenica, ma questa è un'altra storia.
Canterà canzoni incomprensibili e sconosciute e ti chiederà di cantarle insieme a lui o di cercarle su youtube, quella che fa così lalalalala perchè non la trovi?
Imparerà l'arte degli sdraiati, lanciandosi sul divano a fine giornata
Imparerà la stanchezza e il relax.

E' stato davvero un periodo stupefacente.
Adesso siamo pronti per nuove avventure.



venerdì 24 giugno 2016

La mucca con il cappello

Ieri sera ero una mucca di peluche che indossava un guanti di spiderman e aveva, come cappellino parasole, un polpo di gomma rosa che al buio brilla.
Cig brandiva un coso Dinosauro che ruggiva, si illuminava, spaventava.
Vedendo la mia mucca, un po' supereroe per via del guanto e parecchio stramba per il polpo in testa, mi ha offerto il suo amatissimo dinosauro in cambio della mucca di peluche.
"La tua mucca è bellissima, dalla a me"
"E il Dinorex?"
"Lo lasciamo da solo" e si è messo a ridere.

In questi primi anni di mammitudine ho osservato a lungo i giocattoli e ancora di più gli spot a essi dedicati.
Abbiamo un problema, che va arginato.
I giochi sono sempre meno giochi, sono cose. A volte anche complicate e spesso cose che ti dicono loro come devi giocare. E' come se tutta la fantasia fosse stata canalizzata, messa in una qualche macchina infernale in grado di darle una forma definita, statica. Naturalmente mi riferisco ai giochi commerciali, quelli che attirano tutti "lo voglio" possibile, sono escluse quindi le costruzioni, per esempio, alcuni giochi didattici ecc.
Gli spot poi sono il male.
A parte l'essere martellanti, e vabbè sono spot devono martellare, ti mostrano il come si gioca. Si fa così. Gioca così. Sarà bellissimo.
E poi invece non lo è, perchè ci vuole uno sforzo di astrazione troppo grande per immaginare che la spada che si illumina può diventare la lanterna gigante del villaggio di legno, i cui abitanti sono i cucchiaini di cucina. Sarà sempre e solo quella spada. E quanto mai vorrai giocare con una cosa che sa fare solo la spada?
I giochi-cose hanno vita breve e ingombrano per un tempo lunghissimo.
Sono cose e creano affezione da possesso, più che passione per il gioco.
Io sono a favore del gioco libero e della noia.
Del mischiare i pezzi di lego, che così l'ambulanza può avere le ali o la casa le pale dell'elicottero.
Sono a favore dei nomi inventati, di cavalieri inesistenti di supereroi che hanno sonno.
Sono per i gavettoni a cui disegniamo gli occhi e una bocca sorridente e invece di lanciarli li adottiamo.
Sono per il gatto Gigi che diventa il gigante buono, la pianta sul balcone che si fa foresta, il cuscino che è un'arma potentissima e il tappeto che se ci pensi bene vola e ti porta dove vuole.
Non mi piace che la pista delle macchinine abbia una sola forma.
Che Hulk sia quello strambo perchè è verde. Con tutti quei muscoli può senz'altro aiutare Barbamamma a portare i sacchi della spesa.
Cose così, insomma. Come avere un polpo di gomma rosa in testa.
Cambierei anche gli spot, allora.
Meno rumori, colori, immagini veloci e più, probabilmente, storytelling a portata di bambino, ad apertura porte fantastiche, infinite, interpretabili.
Voglio più mucche con un polpo in testa e meno superfavolosi cosi brutti.

lunedì 20 giugno 2016

Saggezza cinquenne.



E' la stagione della stanchezza.
La mia, ma che non fa testo perchè sono in un'età in cui è bene famigliarizzare con stanchezza, sbalzi d'umore, di peso, ma mai d'altezza mannaggia; quella di GF e quella di Cig.
E' proprio il giovanotto di casa quello che fa più fatica: ad alzarsi al mattino; a mangiare in modo regolare; a prestare attenzione. E' come una farfallina che svolazza da una cosa all'altra senza davvero dare un senso a ciò che fa.
Ha voglia di vacanza, di andare via, cambiare aria.
"Mamma, partono tutti, noi no?" mi chiedeva ieri, dopo i saluti all'ennesimo amichetto in partenza.
"Devo lavorare ancora un po' Cig, poi andiamo anche noi, ok?"
"Evvvabeeene. Però perchè tu devi lavorare e tutte le altre mamme no?"
"E non lo so Cig. Non ho ancora capito come si fa a non lavorare"
"E quando lo capisci?"
"Magari quando sarò più grande"
"Uhm. Pensavo fossi già grande"
"Non si finisce mai di crescere"
"Che nnnnoia allora"
"Non è così male, non ti preoccupare"
Mi guarda con il suo sguardo intenso, quello che in realtà sta cercando di entrare direttamente nell'anima per capire se lo sto prendendo in giro oppure no.
Sgoccioli.
Di energia, di pazienza.
Sgocciola anche il fine settimana, che qui piove da sempre, da prima, che ti si inzuppa un po' tutto, soprattutto l'umore.
Poche idee su come passare il tempo.
Un'estate che non fa il suo dovere aiuta poco e stanca di più.
Ci siamo messi a guardare i cataloghi on line delle camerette.
Cig ne ha scelto 3 in base ai giochi.
"Cig, non guardare i giochi. Quelli non ci sono. Guarda il letto, il colore dell'armadio, queste cose"
"Ah ok" e continua a sfogliare l'ipad, con quel dito velocissimo ed esperto. Si ferma un attimo, su una cameretta verde fluo terrificante.
"voglio questa" dice deciso
"Cig, è molto colorata non ti da fastidio quel verde così forte?"
"Voglio questa perchè ha dentro due bambini. Così giochiamo" dice convinto. 
"Cig, non ce li mandano i bambini mi spiace"
"Vabbè, insomma, mi serve una camera più grande. Secondo me è meglio se cambiamo casa, dai"

Conversazione libera sulla praticità: avere bambini già inclusi nella cameretta; traslocare è meglio che ri-arredare e sulla necessità di non lavorare per passare più tempo al mare. 

Magari se continuo a imparare da lui diventerò grande anch'io, un giorno.


venerdì 10 giugno 2016

Remigino - parte II

E' andata così, che il telefono alla seconda foto mi ha avvisato che non avevo più spazio.
Che l'ipad non riusciva a mettere a fuoco.
Ho spento tutto e ho guardato lui, ma anch'io non è che riuscissi a mettere bene a fuoco.
Genitori assiepati, che non lasciavano la posizione di un millimetro e io, bassina, ho fatto un'ora sulle punte che neppure la Fracci.
Hanno ballato tutte le classi, il tema era la festa al castello, dame e cavalieri bravissimi, tra petali di fiori e spade. E non lo so, io mi commuovo per tutti: per la bimba con le treccine, per quello a cui si è slacciata la scarpa e tutte quelle mani piccoline che fanno ciao ciao.
Poi la consegna dei diplomi e il saluto dei grandoni ai più piccoli che all'asilo torneranno anche l'anno prossimo.
Sulle punte io e il cuore fuori dal petto, direttamente in borsa o chissà dove.
Cig.
A settembre a scuola.
Uh mamma.

Remigino - parte I

Mancano due ore.
Poi correrò all'asilo, per godermi il primo diploma di Cig.
Diploma di scuola materna, mica bruscolini, tsè.
Stanotte mi sono svegliata almeno 3 volte a pensarci.
Com'è che in un attimo che è sembrato secoli, era geologiche fulminee, siamo già arrivati qui?
Cresce.
E mi dico che insieme a lui cresco anch'io, che in fondo la mamma ha questo privilegio, non invecchia, cresce anche lei, in nuove evoluzioni, diversi equilibri, compromessi avventurosi e divertenti.
Ho il cuore che batte forte e quel groppo in gola che mi viene solo in eventi di sconvolgente, felice, emozione.
Altrimenti sono una dura io, di certo non ho la lacrima facile e neppure sto lì a fare la tenerona per un nonnulla, una capace di dire no all skifidol a oltranza e senza rimorsi di coscienza, per intenderci.
Ma oggi, adesso, sono liquida, sono vapore, sono tachicardia.

Di come è andata vi racconterò dopo, al ritorno, non appena riprendo conoscenza insomma.
Confido nell'emozione solida, intensa e paterna di GF, so che non mi lascerà distesa nel prato della materna.




PS. remigino s. m. (f. -a) [dal nome di s. Remigio, la cui festa, il 1° ottobre, coincideva un tempo con l’apertura delle scuole], non com. – Alunno di prima elementare, che va a scuola per la prima volta.

lunedì 6 giugno 2016

A scuola prima dei 6 anni.

Appartengo alla categoria di mamme che sanno bene di non avere generato un genio, un futuro presidente degli Stati Uniti (beh vabbè solo per questioni geografiche) e che da subito ha incrociato le dita ripetendosi tutti i giorni "speriamo vada tutto bene". Dove Tutto e Bene sono un indistinto di onestà, impegno, divertimento, merende ben fatte, alfabeti da imparare, libri da leggere, ginocchia sbucciate, interrogazioni di storia, problemi di matematica e la fatina dei denti.
Con tutta la consapevolezza di cui sopra e ragionando a lungo con GF, tra me e me, con GF e Cig, Cig andrà a scuola a settembre, a 5 anni e mezzo.
Presto, lo so.
Le maestre mi hanno già crocefisso per questo, ma fa niente.
Mi dispiace invece tanto che abbiano crocefisso un po' anche Cig.
E' qualche giorno che Cig mi dice "Io voglio solo giocare" e lo dice come fosse una cosa brutta, da non fare.
Uhm.
"Beh Cig è giusto. Giocare piace a tutti i bambini, no?" ma lui resta pensieroso.
Stamattina l'ho accompagnato all'asilo e la maestra mi ha detto con aria severa e contrita, mentre Cig mi stringeva la mano forte,  che no, Cig non è da scuola primaria, lui vuole solo giocare.
Ecco,
Adesso mi è tutto chiaro.
E naturalmente non cambio decisione.
Farà fatica, è probabile.
Ci vorrà qualche mese di adattamento e le S chissà per quanto resteranno al contrario, capovolte insieme al 2.
Magari, però, riprenderà a giocare contento.
Non sarà facile, ma lui è curioso, vuole sapere dei numeri, vuole leggere le storie. Ma non è solo questo, che la curiosità magari non è sufficiente.
E' come se Cig adesso fosse una piantina che ha bisogno di un vaso più grande, per crescere davvero. Che a lasciarla nel vasetto stretto del vivaio magari continuerà a stare bene lo stesso, ma non ha spazio per nuove radici, nuovi rami e fiori.
Ho quella sensazione lì, che sia il momento per trapiantare e dare nuovo spazio.




venerdì 3 giugno 2016

Anche i genitori crescono


Crescono prima di quanto ci accorgiamo.

Ci mettiamo molto più tempo noi a ricalibrare il nostro modo di trattarli che loro a sviluppare nuove conoscenze, comportamenti.

La verità è che genitori e figli non sono mai in sintonia, da subito.

Noi genitori tendiamo a ragionare per aspettative, loro, i pargoli, a crescere a prescindere da ciò che ci aspettiamo noi. Più che un conflitto generazionale, il conflitto è tutto nostro, tra la nostra voglia di vederli (sempre) piccoli e la nostra resistenza al loro naturale cambiamento.

Probabilmente Cig sarà Cig per sempre, anche quando avrà messo su famiglia; avrò per sempre la tentazione di aiutarlo a sfilarsi la maglietta per il timore che resti impiccato o gli darò la mano per attraversare, senza accorgermi che in realtà è lui che la stando a me per aiutarmi. E passerò sempre, ogni sera, a rimboccargli le coperte e lasciarli un bacio sugli occhi “così resta nei sogni” come gli dico sempre, dopo che lui me ne ha schioccato uno nelle orecchie ridendo un “così resta nei pensieri”.

E’ tutto molto coccoloso tutto ciò, giusto? Però dai, vogliamo imparare a darci un contegno e a non ancorarli alla nostra voglia di averli per sempre cucciolotti?

Ecco i 5 segnali che sono cresciuti e che è ora di adeguarci alla nuova realtà.

1) Entra in ascensore e arriva senza fatica al pulsante del nostro piano. Lo schiaccia senza aspettare che siamo noi a dirglielo e in quell’istante sai che manca un attimo al momento in cui l’ascensore lo prenderà da solo, per uscire da solo, in momento in cui tu non ci sarai. Lo so, più che un pensiero completo è un sussulto, ma questo è, cominciamo a famigliarizzare con il concetto.

2) Il giorno prima non sapeva scrivere il 2, il giorno dopo ha compreso le addizioni e sottrazioni, conta al contrario, ragiona per astrazione. Non sai assolutamente come sia potuto succedere, da dove abbia attinto questo nuovo sapere. Ti rendi conto che sa pensare per i fatti suoi e trarre delle conclusioni.

3) Si fa il bagno da solo, miscela l’acqua, si insapona e sguazza, dicendoti che puoi andare anche di là, ti chiama lui quando ha finito. Naturalmente tu passerai infinite volte davanti alla porta per assicurarti che non sia affogato o che non sia stato sbranato da quel dragone di gomma che fa il bagno con lui, ma di fatto lui sta benissimo senza di te. Te lo ricordi sì che il bagno con le paperette era solo ieri?

4) Comincia ad avere gusti precisi: nel cibo, nello sport, nel scegliere gli amici, il colore preferito, la maglietta che gli piace … Non è più possibile passare per buona una cosa che per lui non lo è: dettaglia la scelta, non è più un “perché no” qualunque.

5) Ti lascia in bagno da sola e, se proprio deve entrare, prima bussa.

I 5 segnali tendono a palesarsi tutti insieme, o in arco di tempo tutto sommato ristretto, e forse è questo che ci lascia tramortiti e ancora convinti che niente sia cambiato e no, non butteremo via così presto le parette del bagnetto, che cavolo.


E voi, crescete?