Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

martedì 25 ottobre 2016

Di smartworking e febbre.

smartworking e febbre
Da quest'anno l'azienda in cui lavoro ha aderito allo smartworking.
Ciò significa che 4 giorni al mese si può lavorare da casa, evitando così traffico, tante ore fuori casa, self service affollati e generalmente scadenti,
Ci si può concedere la tuta, le infradito, il non truccarsi e varie derive così, che riscaldano il cuore e ti ricordano che in fondo non sei molto diversa da quella che, ere geologiche fa, stava in camera sua, in tenuta simile, a studiare e cazzeggiare.Ovvio che una poi lavora motivatissima, se pensa di avere ancora 18 anni :)
Ecco sì, i giorni, rari, in cui riesco a lavorare da casa, mi rivedo studente e in fondo mi sento ancora una ragazzina.
Per questo io amo lavorare da casa.

Se sono a casa da sola.

Perchè oggi, invece, c'è Cig a farmi compagnia.
Con la febbre.

Ora, bambino + febbre è una combinazione imprevedibile, è una X variabilissima e umorale.
Se ieri dava come risultato bambino angelico e coccoloso, per esempio, oggi la X corrisponde a lagna dura senza paura.
Ho smesso di contare i "mamma" a 1500, ma solo perchè circa un centinaio sono stati pronunciati mentre ero al telefono o stavo scrivendo quella mail che non permette distrazioni.
Ho preparato nell'ordine, naturalmente a richiesta (io che neppure ho allattato a richiesta, per dire):
pasta in bianco con tanto parmigiano, ma mamma no, non mi sento di mangiare;
pane e nutella, in cui il pane è variato in 3 diverse declinazioni, non incontrando però i suoi gusti;
frittata, dai mamma che la preparo io. Ma poi no, veramente non ce la faccio più a mangiare;
Stappato 4 succhi diversi
Profferto tisane magiche, biscotti salutari, mele salvifiche, ma niente.
Pazienza mangerà

Io credo di aver messo sù 3kg oggi, odio buttare via il cibo.

Ho scoperto di avere le orecchie indipendenti: una ascolta il telefono e aiuta il cervello a dare risposte sensate, l'altra raccoglie rantoli di febricciatola e varie lamentazioni, contemporaneamente, con lo stesso livello di attenzione e proattività.
Ho il superpotere dell'ubiquità. Posso essere in call con il cliente e fare le coccole; essere al computer e al tempo stesso misurare la febbre e approntare rimedi, inventando favole, tenendo sott'occhio quel file xls che non è davvero il mio pane.
Leggere Geronimo Stilton (naturalmente recitando i vari personaggi) e memorizzare un powerpoint; avere i cartoni animati in sottofondo e intrattenere una di quelle conversazioni telefoniche in cui devo essere serissima e autorevole.
Il multitasking come mai l'avevo conosciuto.
A pranzo abbiamo anche telefonato a GF per rassicurarlo sullo stato di salute
"Papà, si sto meglio, ma quando torni tu che stare con mamma è noiosissimo?"
La soddisfazione proprio.

Ogni bimbo ha il diritto di ammalarsi, ma in modo autonomo
Ogni bimbo ha il diritto di essere stufo al secondo giorno di fila di pioggia e di febbre, ma non può per questo torturare nessuno dei due genitori
Ogni bimbo con la febbre ha diritto di avere il divano e la tv tutta per sè o, in alternativa e non in offerta cumulabile, la mamma a sua disposizione.
Ogni bambino, può dire "che noia" massimo due volte al giorno e questo in salute o in malattia, nella buona e nella cattiva sorte. Inoltre il che noia deve essere generico e non indirizzato verso la mamma.

Comunque è andata, dai.
Lavorare da casa è una grande possibilità, soprattutto nella gestione delle piccole emergenze, tipo la febbre.

Però credetemi, quando si è casa da soli è molto, molto, molto meglio.






venerdì 21 ottobre 2016

Alla finestra, sperando di non cadere

Ci sono i periodi così, un po' interlocutori, in cui più che partecipare davvero stai alla finestra e cerchi di capire.
Mi sento affacciata alla finestra da quando Cig ha iniziato la scuola.
Le prime 3 settimane abbiamo dovuto affrontare l'ansia da ingresso, calmare pianti e incoraggiare almeno a varcare la soglia.
Superato questo primo, ma pesante, empasse, stiamo cercando ora di far scoccare la passione per il colorare. Colorare tutto, colorare bene, rispettare i margini e possibilmente riuscirci in un tempo inferiore all'era geologica.
La questione sembra semplice, ma per una mamma che non ha mai amato partcolarmente colorare, soprattutto per la questione dei margini, è difficile trasmettere non dico passione, ma almeno convinzione. Colorare mi piace adesso, ma da piccola, a scuola, era un tormento.
Rivendico in realtà il diritto dei disegni in bianco e nero, magari con qualche sbuffo di colore qua e là, tanto per vivacizzare.
Mettiamoci pure che in un suo momento così delicato e complesso ci metto del mio.
Sarà la pre-menopausa (la primapara tardona ha anche questo plus da non sottovalutare: affronta un suo proprio cambiamento profondo in piena infanzia del pargolo); sarà che sono sempre in viaggio, ma un minuto sono la fata turchina e un attimo dopo il lupo cattivo, in un'altalena emotiva che spiazza me, figuriamoci un 5emezzoenne alle prese con la prima elementare.
Insomma sto alla finestra, sbrracciandomi senza una ragione o guardando un orizzonte indefinito.
Opeterei per un silenzioso oblio, almeno per un po'.
Opzione non prevista, che io sappia, per le mamme.
E' un momento complesso come i cambi di stagione.
Un fuori sincrono totale tra energia a disposizione e quella richiesta.
Alla finestra, sì, sperando di non cadere.

Voi cosa fate per ricaricarvi e riprendere il passo giusto?

martedì 11 ottobre 2016

Il co-sleeping dipende dal carattere

Ciao, sono LaWising e non ho mai praticato il co-sleeping.
Oh ecco, il coming out era necessario.
Non abbiamo mai dormito tutti e tre nel lettone, nè mai ho avuto questo desiderio.
Fin dall'inizio mi è sembrato molto logico, e anche amorevole, che ognuno avesse il proprio spazio, un lembo di lenzuolo personale da stropicciare a piacere, sogni tutti per sè.
Cig ha condiviso da subito questa nostra inclinazione: fin da piccolissimo stare nel lettone tra mamma e papà era più un gioco, una cosa estemporanea da terminare non appena arrivava il sonno vero.
Crescendo è rimasto più volte deluso dal fatto che dovessimo condividere la stessa cabina in nave o la stessa stanza d'albergo. 
"Uh bello qui e voi dove dormite?" 
"con te" 
"Ma io voglio dormire da soloooo"

Questo per dirvi che il co-sleeping non è la cosa più naturale del mondo, va a carattere, di genitori e figli.
Noi abbiamo caratteri da sonni solitari, a quanto pare.
In questi giorni però è stato necessario dormire in tre, poichè la camera di Cig è stata imbiancata e con l'odore di vernice dormire non si può.
Co-sleeping tardivo, accolto con entusiasmo e finito in insonnia collettiva.
L'inizio è stato facile, ci siamo addormentati tutti per almeno mezz'ora.
Cig però è un esploratore notturno, cioè lui vuole avere piena conoscenza e possesso dello spazio circostante. Se incontra un ostacolo semplicemente lo spinge via. 
Ho smesso di contare dalla decima spinta in poi.
Ho poi scoperto che si gira moltissimo nel letto e lo fa come fosse un mulino a vento, con le braccia spalancate. Lui non si gira, lui frulla. E noi eravamo frappè dopo neppure un paio d'ore.
Ritrovata un po' di pace, non saprei dire come, sono piombata in un sonno profondo per risvegliarmi poco dopo con la sensazione netta di essere sul punto di morire. Soffocata, schiacciata. 
Ho visto la mia vita scorrermi davanti, mi sono perfino ricordata di quella volta che ho rubato un mandarino al fruttivendolo, ho chiesto scusa di tutti i mei peccati, prima di rendermi conto che potevo sfilarmi e riprendere a respirare normalmente. Amen.
Era solo il frugoletto che non trovando spazio a sufficienza si era steso sulla mia schiena, scambiandomi per un futon. 
25 kg di cuore di mamma sulla zona sacro lombare. 
Nell'intervallo tra una spinta, una frullata e momenti futon, sentivo GF chiedergli di spostarsi un pochino, di girarsi di là, di stare fermo un momento.
Cig brontolava qualcosa in sonnese stretto, frullava gambe e braccia, riprendeva una posizione per lui comoda, apriva un occhio, sbuffava e via da capo.
Abbiamo dormito sul bordo estremo del letto, messi lì come lame di coltello,  a tratti ho dovuto mettere giù un piede per non cadere a terra, mentre Cig a 4 di spade ci spingeva oltre, verso il baratro e il pavimento.
Bello davvero il co-sleeping. Voi esattamente come ve la cavate?
Comunque.
Il mattino dopo eravamo tutt'e tre esausti.
"Mica si dorme tanto bene con voi" ha detto tra un latte e cioccolato e un biscotto.
"Già, meglio ognuno nel proprio letto" ho risposto fiduciosa
"Sì. Io nel lettone. Voi dove dormite?"

Il co-sleeping è in realtà una pratica pericolosa e piena di tranelli. Non fidatevi di chi ne parla in modo entusiasta ;) 


lunedì 3 ottobre 2016

Di grandi imprese, camerette e giorni della settimana.

A volte ci si imbarca in imprese troppo grandi per le nostre limitate forze.
Per Cig è imparare i giorni della settimana a memoria, che questa cosa della memoria è un concetto oscuro almeno quanto le convenzioni che scandiscono il tempo.
Fin qui il tempo è stato misurato essenzialmente in "dopodormito" o al massimo nel "dopomangiato". Una settimana, con tanto di giorni chiamati in modo diverso, è un concetto troppo lontano dalla realtà sperimentata.
Tremo al pensiero che a breve sarà la volta dei mesi dell'anno.
Sto già sondando l'intero web alla ricerca di filastrocche, fiabe, insegnamenti subliminali.
Un sito carino è questo, nel caso siate anche voi in prima elementare e alle prese con le stesse cose. Se ne avete altre a disposizione vi prego di postarmele nei commenti, ne va della nostra sopravvivenza, grazie.

Altra impresa che adesso so che è da evitare com il male assoluto è : cambiare la camera bimbi.
Sapete quel momento in cui il pargolo non sta più nel lettino lungo e stretto, in cui l'armadio scoppia e una selva di scatole stanno in giro per la stanza? Ecco, quello.
A giugno o giù di lì ci siamo avventurati nella scelta della famigerata "cameretta".
Come scegliere:
1) Sconsiglio gli arredi a tema. La princepessa o supereroe del momento in capo a due anni sembreranno ridicoli. Meglio stare sul sobrio, diciamo così.
2) Preferite colori riposanti. Tutte le tonalità di bianco e colori poco accesi, in modo da favorire il riposo.
3) Funzionalità. Il letto alto, a soppalco, mi piace da matti perchè mi permette di usare il sotto come zona studio/gioco. Parliamoci chiaro però: rifare un letto così è faticoso, così come girare il materasso, cambiare le lenzuola, accudire il pargolo in caso di febbre o peggio vomito.
La cameretta a ponte salva spazio, ma di fatto l'armadio si dimezza o comunque resta in alto e poco acessibile. Meglio, a mio avviso, sfruttare gli angoli e la lunghezza delle pareti.
4)Materiali. Atossici, possibilmente e con vernici ad acqua.
5) Due letti, anche se è figlio unico. Prima o poi vorrà far venire qualcuno a dormire o magari servirà a voi in notti di sogni brutti, influenza o cose così.
6) Guardatela nel tempo. Chiedetevi se tra 5-10 anni vi piacerà ancora. Decidete l'acquisto solo se la risposta è sì.

Tra qualche giorno la consegneranno.
Cose da fare:
1) Smaltire gli arredi che verranno sostituiti. Spesso il ritiro dell'usato lo fa chi vi ha venduto la camera nuova, ma è un servizio a pagamento che inciderà sulla spesa complessiva (solitamente viene richiesto un tot a metro lineare). Vendere ciò che non vi serve più è una soluzione, come trovare il rigattiere di zona che ritira gratuitamente se cedete gli arredi senza chiedere un pagamento. Distribuire ad amici con bambini più piccoli.
2) Cogliete l'occasione per eliminare cose che non servono più. Svuotando l'armadio da smaltire salteranno fuori cose impensabili e dimenticate, è il momento giusto per fare ordine.
3) Visto che ci siete, dare una ridimensionata al numero di giocattoli presenti nella stanza è una buona idea. Potete donarli all'asilo, per esempio o organizzare una bancarella al parco, ma inutile tenere il carillon di quando era in culla, no?
4) Tinteggiare. Una volta smaltito lo smaltibile sarà il momento di tinteggiare. Scegliete colori riposanti, atossoci, lavabili. Per quanto autoritario possa sembrare scegliete voi. Un bambino intorno ai 6 anni preferisce le tinte accese, ma quell'arancio zucca stuferà tutti nel giro di pochi mesi.
5) Pazienza. Per qualche giorno, dallo smontaggio della vecchia camera all'arrivo della nuova, vivrete tra gli scatoloni. A me stressa da matti, ma non ci sono molte soluzioni. A meno che non abbiate una casa grande, con una stanza in più dove stipare il tutto, certo.
6) Non scappate di casa, prima o poi finirà.
Credo. Ve lo saprò dire.

E guardate il lato positivo.
Considerato che gli scatoloni in giro sono tanti, potete anche dare a ognuno il nome di un giorno della settimana: aiuterà voi a ricordare cosa avete messo nelle scatole e il pargolo a memorizzare i giorni.

Lunedì, la scatola delle scarpe
Martedì, tutte le magliette insieme alle sciarpe
Mercoledì, aprila solo se cerchi il cappotto
Giovedì, non girarla sopra sotto
Venerdì, pigiama e forse il giubotto
Sabato, libri e matite
Domenica, le tue cose preferite.