Com'è iniziata ...

Mi avevano detto che i figli bisogna averli da giovane.
Mi avevano detto che dopo i 35 è rischioso e anche faticoso.
Mi avevano detto che dopo i 40 è follia.
Quello che non dicevo io era che non avevo tutta questa intenzione di riprodurmi.
E niente, poi è andata che mi sono ritrovata a scrivere un blog per mamme, con un occhio di riguardo alle over 40.

mercoledì 30 settembre 2015

Scegliere lo sport dei 4 anni.

Cig giocherà nella squadra Porcospino :) 
Quest'anno c'è una novità.
Quest'anno Cig comincia a fare sport.
4 anni e mezzo sono un'età adeguata per ampliare gli orizzonti.
Ci abbiamo ragionato a lungo, considerando le sue inclinazioni e immaginando passioni.
Poi abbiamo concluso che è piccolo, le inclinazioni e le passioni arriveranno, ma ancora non sono così evidenti.
Scegliere cosa far fare a un bambino piccolo non è semplice, quindi più che allo sport in sè, ci siamo orientati verso cosa ci farebbe piacere imparasse.

A condividere.
A divertirsi.
A essere corretto verso gli altri, ma allo stesso tempo difendere il proprio spazio.
A non offendersi se qualcuno gli da una spinta.
A sentirsi parte di altro rispetto alla famiglia.
A vincere quel po' di timidezza legata all'età.
Ad apprezzare esperienze solo sue, in autonomia.
A rispettare, attraverso la partecipazione e non perchè si deve.

Partendo da queste considerazioni abbiamo quindi valutato le varie opzioni possibili, scegliendo quelle che più si avvicinavano alle intenzioni.
Alla fine è stato facile scegliere.
Noi quest'anno si gioca a Rugby.
Voi che cosa avete scelto?

lunedì 28 settembre 2015

Domenica al parco.

Che è iniziato l'autunno l'hanno già detto, da queste parti comincia a fare freschino e diventano più frequenti le giornate grigie, quelle che ci accompagneranno poi fino a marzo/aprile.
L'autunno porta con sè anche la domanda "Che si fa?" che sarà il tormentone di ogni fine settimana da qui fino al ritorno della bella stagione.
Non di quello appena passato, però.

Il rettilario piacerà moltissimo.
Siamo stati a Leolandia, parco divertimenti per i più piccoli, a Brembate (BG).
Andare in un posto così vuol dire vincere facile.
E' sicuro che loro si divertiranno moltissimo e noi ne usciremo stravolti.
Leolandia  ha  un target bimbi piccoli, la maggior parte delle attrazioni sono dedicate ai bimbi da 0 a 6 anni, anche l'estensione del parco è a misura dei più piccoli, facilmente percorribile e diviso per aree.
Un giro vale la pena, attenzione solo ad alcuni aspetti.
Il biglietto è abbastanza caro, considerando che il parco non è grandissimo. Conviene comprare il biglietto on line, verificando in quali giorni il prezzo è più conveniente.
In questo periodo viene data la possibilità di entrare 3 volte con lo stesso biglietto: il giorno prescelto, il sabato successivo e una data a scelta (nel week end) fino al 31 ottobre. Per avere questo bonus la procedura non è del tutto lineare, cioè bisogna ricordarsi prima di uscire di recarsi all'infopoint, da dove si viene mandati in un altro punto del parco in cui associano i biglietti alla foto del cliente. Insomma si viene schedati, in modo che il biglietto non sia cedibile ad altri.
Molte attrazioni hanno il punto di uscita nel negozio di gadget. Il che provoca parecchie tentazioni e relativi capricci: tenete duro o a fine giornata sarete pieni di pupazzi, tazze, magliette e varie cose non proprio a buon mercato.
I pupazzi più carini non sono in vendita, ma da vincere in appositi stand di tiro-a-segno. Poichè la vittoria non è certa, anzi è piuttosto certo che non si vincerà, preparatevi a spiegare, durante un pianto a dirotto, che i giochi sono così, a volte si perde.
Ieri un'ora netta di pianto di Cig per la non vincita del pupazzo di spiderman, una frustrazione (sua) enorme, lacrime vere, e lunghi ragionamenti su vittoria e sconfitta, su "mamma, ma perdere è bruttissimo se proprio volevo quel pupazzino. Io lo volevo e quel signore non può dirmi che non posso prenderlo". La tristezza in un parco divertimenti stona molto e può incrinare l'umore dell'intera giornata.
In generale, ogni extra costicchia. Costano i palloncini, costa mangiare, i gadget, i giochi a moneta e perfino il parcheggio. Meglio stabilire un proprio budget prima di entrare e tenere le spese sottocontrollo, è veramente un attimo che si spenda davvero troppo.
Le attrazione più divertenti sono quelle in cui si trova più coda, ovviamente, e sono anche quelle che durano meno. Mettete in conto che potreste fare anche mezz'ora di fila, per divertirvi 30 secondi.
Se avete bambini under 4 anni, meglio noleggiare il passeggino all'ingresso, tornerà utile per un bel pisolino pomeridiano.

Quello che ci è piaciuto tanto, invece è:
L'acquario e il rettilario piaceranno tantissimo, garantito. Sono piccoli, ma interessanti. Il rettilario, per quanto mi riguarda, anche piuttosto impressionante.
- Lo spettacolo Avventura. Ballerini, acrobati e cantanti bravissimi, una mezz'oretta di spettacolo davvero coinvolgente. La musica ha un volume piuttosto alto, magari quindi non è adatto per i più piccoli.
- Lo spettacolo dei pappagalli nell'area Fattoria. Pappagalli addestrati e tanto divertenti, vi lasceranno a bocca aperta: sanno addirittura guidare la macchina!
- La casa di Peppapig. Ricostruita fedelmente lascia i bambini a bocca aperta, hanno l'impressione di muoversi all'interno del cartone animato e corrono da una parte all'altra a cercare il dinosauro di George, il computer di MammaPig o a curiosare in cucina.
- Due passi nella MiniItalia vanno fatti, ai bimbi piaceranno i modellini delle città e ascolteranno volentieri anche qualche nozione di geografia.

E a voi cosa è piaciuto di più?



Per informazioni andate sul sito: www.leolandia.it

martedì 22 settembre 2015

Tutto da rifare, a misura di vita.

Una delle prime notizie che mi aspettava al rientro dalle vacanze era la maternità della capessa di Yahoo che raggiante annunciava di aspettare due gemelli e ancor più raggiante e soddisfatta, aggiungeva anche che sarebbe tornata subitissimo al suo lavoro,che non è perchè una partorisce due bambini deve poi star lì a crogiolarsi.
Naturalmente ne è seguito un certo chiacchiericcio, spesso serio e fondato, sul perchè e per come e se veramente queste wonderwomen possano o meno essere un modello da seguire. Il tutto accompagnato da retrospettive su altre maternità più o meno eccellenti, di mamme altrettanto super che partoriscono e hanno di nuovo addominali scolpiti, un posto di lavoro, una carriera, qualche intervista e ciao ciao voi mamme qualunque che vi arrabattate in qualche modo.
E noi lì. A scorrere le notizie. A dirci che vabbè se avessimo 3 tate e vivessimo nel castello fatato certo, lo faremmo anche noi di partorire e tornare subito a mietere successi, ben sedute sul tetto di cristallo con i piedi a penzoloni, che dondolano nel vuoto in cui, apparentemente, il resto dell'universo femminile vive.
Però.
Poi ci ho pensato bene bene.
E no.
Non tornerei subitissimo a lavorare, anzi. Magari non tornerei proprio più, chi lo sa.
Soprattutto se avessi un lavoro parecchio impegnativo, di grandi responsabilità, molti soldi e poco tempo altro, quel tempo che esiste fuori dall'ufficio e che non dovrebbe spaventarci, anzi.
Beh, certo, dal basso del mio impiego qualunque è facile dirlo, potreste obbiettare.
Forse.
Però ieri in treno mi sono resa conto di una cosa.
Ascoltavo la conversazione di due ragazzi.
Uno in giacca e cravatta, l'altro zaino in spalla, tutt'e due giovani, intorno ai 30.
Giacca&cravatta fa il cacciatore di teste "E' proprio brutto da dire - si giustificava - ma io vado a caccia di persone. Le devo far uscire dall'azienda in cui lavorano e mandarle a lavorare in un'altra. Minkia zio, è durissima" (cit. testualmente)
"Minkia sì, che lavoro! Io viaggio e dove arrivo trovo un lavoro, invece. Imparo un sacco di cose"
"Però! Anche tu non scherzi a cose complicate eh - incalzava Giacca&Cravatta - tu pensa che io potrei un giorno dover convincere Marchionne a passare in Audi. Che storia"
"Io sto tornando adesso dalla Norvegia - ribatte ZainoinSpalle - esperienza tosta"
E via così, a ruote di pavone, in un italiano da far cadere le calze e bollire il latte alle ginocchia. Ma non è del lessico. E' della capacità di valorizzare anche il niente, tipica degli uomini. Un po' gliela invidio questa capacità.
Mentre sentivo il frusciare delle loro piume, pensavo che dovremmo imparare a dare un gran valore alla capacità di diventare madre. Che abbiamo solo noi, un uomo non ci potrà mai sostituire, superare e neppure lontamente uguagliare in questa capacità. Banalità, ok, eppure la maternità è vista troppo spesso come un ostacolo dagli uomini, come un handicapp dalle donne, un qualcosa da disbrigare, perchè abbiamo ben altro da fare.
Invece dovrebbe essere il fulcro intorno a cui ruota tutto il resto della società. Senza di noi neppure ci sarebbe una società, in fondo.
Ci vorrebbero orari di lavoro a misura di worklifebalance, a cui si adeguano tutti, sì anche gli uomini. Non due velocità e le donne sempre a inseguire.
Ci vorrebbe un welfare che non si basa sulla presenza e buona volontà dei nonni, ma sulle reali necessità delle famiglie, qualunque ne sia la composizione.
Ci vorrebbero congedi parentali uguali, congiunti e non alternati, perchè una famiglia che nasce (qualunque tipo di famiglia sia) ha bisogno del suo tempo per organizzarsi. Sì, anche con 3 tate,
Ci vorrebbe ripensare profondamente alla vita di tutti.
Le necessità di una mamma assomigliano a quelle di un figlio che accudisce un genitore anziano, per esempio, a quelle di un giovane che lavora per mantenersi agli studi, a quelle di chiunque, uomo o donna, non necessariamente genitore, che ha bisogno di tempo fuori dal luogo di lavoro. Non viviamo più intorno all'aia e se io sono ad arare il campo c'è una nonna o una zia che si occupano dei bambini, degli anziani e di mandare avanti la casa.
Siamo sempre più spesso famiglie sparpagliate: siamo andati via dall'aia per studiare, per trovare lavoro e fortuna, non siamo tornati più. Siamo da soli. Dobbiamo fare da soli e riuscire a fare tutto, bene possibilmente.
La soluzione non è il part time con un part stipendio; non è rinunciare spontaneamente o spintaneamente alle proprie ambizioni; non è confrontarsi continuamente con un mondo del lavoro che ha dinamiche antiche, pensate e consolidate in tempi in cui la maggior parte delle donne  non lavorava e mai più, seriamente, riviste.
Lo so, non mi fa benissimo passare troppo tempo in treno ;)

giovedì 17 settembre 2015

La furbizia.

Se da 0 a 3 anni è evidente e affascinante la conquista di molte abilità, una crescita vera e propria e quel staccarsi fisicamente dalle braccia di mammà, è dai 4 in poi che sto osservando la nascita della furbizia.
Con stupore, peraltro.
C'è un momento nella vita del nostro pargoletto in cui qualcosa scatta e si provano nuove armi, tipo la captatio benevolentiae, promesse da marinaio e abbracci conquistatori.
Per cui Cig sa che se mi chiede di andare in edicola a comprargli una di quelle costosissime bustine, che contengono orripilanti cosi di nessun valore (per lo più lucertole di gomma, supereroi minuscoli, scheletrini di dinosauro ecc.), la mia risposta sarà un no, indefferente e categorico.
Allora la prende larga.
"Mamma, andiamo in edicola a comprare un regalo per te?"
"Per me?"
"Sì, tu non hai mai regali, non è giusto" faccina triste e via d'abbraccio.

O anche

"Mamma, voglio proprio comprarti un regalone" mentre mima con le manine cose grandissime e fa regalone echeggia
"Veramente?"
"Sì. Ho avuto un'idea: io lo scelgo, tu ci metti i soldi e con il regalo ci giochiamo insieme"
"Uh, interessante. E cosa scegli?"
"Credo che sceglierò un camaleonte che si illumina al buio. Ti piace?" e mi guarda con due occhioni così, colmi di sincera speranza.

Le difficoltà in questo caso sono due, almeno:
- restare seri, per non sminuire la sua abilità nell'aggirare l'ostacolo.
- non cedere, che altrimenti ripiombiamo nel loop del regalo tutti i giorni da cui siamo usciti davvero a fatica e con pianti e strepiti pazzeschi.

Dai 4 anni si affina anche la negoziazione: mangio le zucchine se mi dai anche il gelato; mi dai due gelati perchè ho due mani; meno carne e al suo posto mi dai il ketchup; facciamo che se dormo con tutt'e due gli occhi chiusi mi racconti due storie; se ti prometto che metto sempre in ordine tu mi prometti che fai la brava.
Cose così. Che ridiamo come matti GF e io.
Ma solo quando siamo da soli e Cig dorme con 2 occhi chiusi, per non correre il rischio che si senta preso in giro.

martedì 15 settembre 2015

Il ritorno di Mary Poppins

Volerà ancora, dritta e impeccabile, la nuova Mary Poppins?
Pare certo che la Disney stia già lavorando al sequel di Mary Poppins.
No dico, proprio la supercalifragilistichespiralidosa Mary.
Quella che, come tutte noi, tirava fuori dalla borsa attaccapanni, cappelli e giochi, che ti prendeva per mano e ti portava a ballare sui tetti con gli spazzacamino, chim chiminin, e aveva il potere di liberare i cavalli della giostra per portarti a galoppare al parco.
Pare sempre che la nuova storia racconterà della famiglia Banks 20 anni dopo, in piena depressione 1929.
I bambini, Jane e Michael, saranno grandi  ed è da quando ho letto la notizia che mi chiedo che adulti saranno in questo sequel.
Cioè, se sei stato con Bert lo spazzacamino a ballare sui tetti, se hai scoperto in tenera età che basta un poco di zucchero e la pillola va giù, sei entrato nei quadri del pittore di strada e riordinato la camera con un schiocco di dita, mi aspetto, almeno, che voi, cari Jane e Micky, siate diventati giovani adulti illuminati e illuminanti.
E Mary, come sarà 20 anni dopo? Volerà ancora, dritta, sorridente e impeccabile, con il suo delizioso ombrellino?
Certo, il film che tutti abbiamo nel cuore ha 51 anni e si sentono tutti. Per lo meno per quel modello così austero di padre che credo non esista più, almeno a queste latitudini.
Mary invece resta la tata che tutti vorremmo, quella non solo capace di educare i bambini e governare la casa, ma soprattutto di educare i genitori, molto più pestiferi dei figli, a ben guardare.
Mary è quel sogno rassicurante che prima o poi abbiamo fatto, sia da bimbi che da genitori, il nostro desiderio profondo di poterci fidare e affidare davvero a qualcuno.
E' un archetipo la Mary, insomma.
Così va da sè che in molti si stanno chiedendo che senso ha farne un sequel.
Che cosa ancora si può aggiungere a una storia che resta un ricamo d'altri tempi nelle nostre fantasie.
Qualcuno insorge, qualcun altro ha dei dubbi, pochissima la curiosità e i yeeeaaaahhhh, aspettiamo nonna Mary a braccia aperte.
Che storia sarà, secondo voi?


lunedì 14 settembre 2015

Avete l'angolo del pensiero silenzioso?

La prima settimana post rientro è stata, per me, traumatica.
Mentre Cig ha ripreso beatamente il suo ritmo e i suoi orari, GF se la cava egregiamente, io sono persa, arranco e fatico parecchio. Quindi sono di pessimo umore, alla faccia dei buoni propositi zen.
Non  mi manca la vacanza in sè, non sono i ritmi serrati e neppure il clima autunnale a mettermi a dura prova; non è il lavoro o il solito tran tran.
E allora? Sono stata giorni a interrogarmi, a razionalizzare e a cercare di capire.
Ho concluso che mi manca lo spazio, anzi, uno spazio, proprio fisico, per me.
Io ho bisogno di momenti di silenzio e solitudine. Mica intere giornate o ritiri in monasteri, ma un angolo della casa in cui essere solo io, con i miei pensieri da disbrigare, magari qualcuno anche da scrivere, quell'attimo di reset, un luogo che mi riporti in me e mi aiuti a ragionare.
Ora.
Ci vorrebbe la stanza in più, credo, quella che potrei condividere con lo stendi biancheria e l'asse da stiro. Ma non c'è e la soluzione di comprare una casa nuova mi sembra davvero poco pratica.
Però se sto in cucina, dopo un attimo sto già facendo merenda, e questo non va bene, soprattutto se la merenda viene ripetuta più volte.
Se sto in camera da letto, c'è appunto il letto dove stare e un attimo dopo o sto dormendo o sto uscendo dalla stanza perchè non voglio dormire. Il letto, per me, non è un luogo insomma, ho provato più volte a lavorare seduta e accomadata tra i cuscini, ma niente.
Certo c'è il bagno.
Però boh, non sono da meditazione in vasca e soprattutto il bagno ha quel non so che piace a tutti e anche se in casa ce sono due, dopo un attimo qualcuno bussa, chiama, si piazza davanti alla porta a chiedere qualcosa. Perfino il gatto fa così, anzi, soprattutto il gatto.
Il soggiorno non va bene, è la stanza centrale della casa, la stanza di passaggio, là dove tutto avviene, là da dove, di solito, vorrei isolarmi.
Lo so, sembra una scemenza, ma io di questo angolo del pensiero silenzioso ho proprio bisogno.
Ho anche pensato di espropriare la cameretta di Cig, ma è troppo da Lady Tremaine (la matrigna di Cenerentola). Uff.
Escludo box, cantina, pianerottolo, scale condominiali, che non trovo particolarmente ospitali.
Quindi ho bisogno del vostro aiuto:

Dove vi rifugiate voi e dove vi siete ritagliate il vostro angolo? Ma soprattutto, com'è e cosa c'è in questo angolo?

giovedì 10 settembre 2015

Buoni propositi Zen di (ri)inizio anno.

Non me ne sono dimenticata.
Dei buoni propositi di settembre, quelli che di solito sono più pratici di quelli che si fanno a dicembre.
Sarò Zen.
Farò spazio.
Seguirò nuove strade: che le debba ancora individuare è irrilevante e mi rovina l'armonia di tutta questa propositività.

Metterò perfettamente in ordine tutta la casa (tanto è piccola): sto finendo "Il magico potere del riordino" di M.Kondo e niente, mi ha convinta. Proprio. Mi vedo già in una casa luminosa, sgombra da giochi anche in bagno, con armadi con le ante che si chiudono agevolmente ... Non escludo un trasloco, se proprio non dovessi riuscire a riordinare.

Metterò perfettamente in ordine anche me (dai credeteci, almeno per il tempo di questo post), dedicando più tempo alle passioni e riflettendo in modo costruttivo, meno ad minkiam, sul da farsi.

Poi. Sarò meno nervosa con Cig, che ha il potere di mandarmi fuori di senno, ma io, che ho qualche anno in più, dovrei avere il potere di restare al mio posto.
Ecco, Resterò ben ancorata al senno, alle staffe, al buon senso e, come mi dice sempre una mia cara amica, seguirò la corrente, che a nuotare in direzione contraria ci si stanca un sacco e non si arriva mai.

Non darò sempre una risposta, un seguito, una spiegazione e un ragionamento davanti a un capriccio. Certe cose meglio lasciarle lì, urlanti e lacrimevoli, perchè si esauriscono prima così, perdono energia e si disintegrano.

Osserverò di più e interverrò meno, cioè avrò più pazienza. Tipo ogni volta che Cig tenta di togliersi/mettersi la maglietta da solo tirandola per il collo o slabrando irrimediabilmente le maniche; o quando mette le scarpe sempre al contrario o le calze al rovescio. E sempre quando siamo di fretta. Più che un "dai che ti aiuto" per sbrigare in tempi brevi la procedura, cercherò un "riprovaci, ci riesci". Questo è il proposito difficilissimo per me, lo scoglio su cui si infrange tutta la Zenitudine a cui ambisco.

Ogni volta che Cig si siederà per terra, in posizione del loto e mi dirà "Silenzio un attimo, sto pensando" invece di abbracciarlo perchè mi fa tanto ridere e tenerezza e stupore, mi metterò nella sua stessa posizione e penseremo insieme. Che se imparassimo una qualunque forma di meditazione già dall'infanzia, tanti problemacci dell'umanità si risolverebbero nel giro di una generazione.

Quindi credo di dover aggiungere anche un: andrò meno di fretta. Che a correre sempre si finisce col perdere qualcosa.

Che dite, ce la farò?
E quali sono i vostri propositi?




lunedì 7 settembre 2015

Pensieri Canditi compie 5 anni!

Oggi, proprio oggi, ma di 5 anni fa postavo qui per la prima volta.
Cinque anni sono tanti per un blog come questo, piccolo piccolo, tanto personale.
C'è parecchia vita qui dentro e non solo la mia.
Piccole cose che mi fanno felice.

Ecco.
Era solo per dirvi grazie


E poi si torna.

Oh eccoci.
Quanto mi sieti mancati, ma quest'anno l'internet ha deciso di non raggiungermi in Sardegna e mi ha lasciato così, solitaria e off line per tutto il tempo.
Com'è andata, come sono state le vostre vacanze?
Le nostre bene e questa volta mi sono presa proprio il tempo di osservare e cercare di capire cosa succede a un bimbo di 4 anni, catapultato dalla città alla spiaggia.
Ecco cosa ho visto.

E' cresciuto. In altezza, prima di tutto. In consapevolezza e autostima.
Ha imparato ad amare l'acqua. Lo scorso anno non voleva mai entrare in acqua, quest'anno non voleva più uscire. Ore e ore, lunghe e godutissime, sempre in ammollo. Un pesciolino.
Ha imparato a giocare da solo e con gli altri. Da solo scavava buche che neanche una talpa, con gli altri piste, castelli, montagne.
Abbiamo raccolto verdura. Adesso sappiamo tutto dei pomodori, delle melanzane, zucchine, angurie, meloni, pere e perfino come si fa il miele. Una giornata in campagna serve più di mille spiegazioni e libri.
Abbiamo fatto le ore piccole, acceso falò sulla spiaggia, guardato la luna piena e le stelle, abbiamo registrato il rumore delle onde, del mare calmissimo e di quello arrabbiato.
Abbiamo inventato storie fatte solo di rumori: GF faceva il vento, io il mare, Cig il chiacchiericcio sulla spiaggia. Senza parole, solo rumori, interrotti dalle nostre risate scroscianti.
Esprime sensazioni e pensieri con maggiore sicurezza e profondità, è diventato più empatico, attento, un filino meno egocentrico (un filino eh).
Ha capito che noia e stanchezza non sono fatti gravi e che basta poco per divertirsi o risposarsi.
Abbiamo salvato una tartaruga che attreversava la statale trafficata, l'abbiamo rimessa in campagna, fotografata e salutata. Eravamo tutt'e 3 così contenti che poi abbiamo festeggiato.
Abbiamo fatto il bagno in mare aperto e dato da mangiare ai pesci.
Guidato auto immaginarie fatte di sabbia e puntate verso il mare.
Tante coccole e grandi abbracci.
Cig, alla fine aveva una gran voglia di tornare. Aveva nostalgia della sua camera, giochi, parco, amici, e basta questo mare io a casa vivo più tranquillo.
Si stancano i bimbi al mare.
5 settimane insieme.
Si stancano anche le mamme, a cui spuntano code da sirena a furia di stare in acqua.

Anch'io mi sono osservata.
L'acqua di mare non drena un bel niente, non credeteci.
Nessuno in spiaggia ha mai sentito parlare della prova costume che è, evidentemente, una leggenda metropolitana.
I figli piccoli sono fonte inesauribile di stupore, tenerezza e attacchi di nervi.
Non è proprio voglia di tornare al lavoro quella che senti gli ultimi giorni, è più una sana necessità di fuga.
Ti trovi a pensare che sono piccoli una volta sola, che bisogna goderseli adesso questi bimbi.
Ti trovi a ringraziare di cuore la natura che, saggiamente, li fa essere piccoli una volta sola.